12/10/2022
Previsioni “nere” del Fmi per il 2023. Recessione per Germania, Italia e non solo
Dopo l’Ocse anche il Fondo Monetario Internazionale certifica la previsione di un 2023 di recessione per Italia e Germania. Secondo il Fmi le due maggiori potenze manifatturiere europee chiuderanno l’anno con una contrazione del Pil, rispettivamente, dello 0,2 e dello 0,3%.
Per l’Italia, infatti il Fmi prevede un calo del Pil dello 0,2% nel 2023, con una revisione al ribasso di mezzo punto percentuale rispetto allo 0,7% stimato a luglio. Il 2022, invece, era andato meglio grazie alla ripresa trainata dal turismo e dalla produzione industriale.
Peggio dell’Italia va invece la Germania, per la quale la contrazione del Pil nel 2023 sarà dello 0,3%, contro una crescita dello 0,8% stimata a luglio. Nell’Eurozona, la crescita del Pil è prevista al 3,1% per la fine 2022 (+0,5% rispetto a luglio) ma di un fragile 0,5% nel 2023, con una profonda revisione al ribasso rispetto all’1,2% stimato solo sei mesi fa.
Secondo il Fmi è l’effetto della guerra in Ucraina, con conseguenze particolarmente pesanti per le economie più esposte al gas russo, ma anche a causa della stretta monetaria varata dalla Bce per contenere l’inflazione.
Non è certo una consolazione ma il Fmi prevede una crescita molto frenata anche per gli Stati Uniti.
La crescita negli Usa dovrebbe diminuire dal 5,7% nel 2021 all’1,6% nel 2022 e fermarsi all’1% nel 2023. Il dato del 2022 è stato rivisto al ribasso di 0,7 punti percentuali rispetto alle stime di luglio, riflettendo l’inaspettata contrazione registrata nel secondo trimestre, con il reddito reale disponibile che continua a scendere e i consumi che diminuiscono.
Anche nel Regno Unito “dell’apprendista strega” Liz Truss, il Fmi registra un significativo rallentamento: la crescita, prevista al 3,6% nel 2022, si trasformerà in quasi stagnazione nel 2023 (0,3%).
In controtendenza vanno invece Cina e India. Nel 2022, la crescita cinese si è fermata al 3,2%, come quella dell’Eurozona ma la più bassa in quattro decenni (esclusa la crisi pandemica del 2020), per effetto dei focolai di Covid-19 e alle difficoltà del mercato immobiliare. Nel 2023, per la Cina si prevede un rimbalzo del 4,4% (più basso del solo 0,2% di quanto previsto precedentemente dal Fmi).
L’India si conferma la grande economia a più rapida crescita, anche se con una forte correzione al ribasso rispetto alle stime di luglio: nel 2022, il Pil salirà del 6,8% (-0,6%), seguito dal 6,1% atteso per il 2023.
In pratica Cina e India nel 2023 avranno tassi di crescita di tre o quattro volte superiori di quelli dell’Eurozona e degli Stati Uniti.
Secondo le nuove previsioni del Fondo monetario internazionale, pubblicate ieri, 11 ottobre, viene sancito il concretizzarsi dei rischi da tempo indicati dagli analisti: se per il 2022 la crescita globale resta confermata al 3,2%, quella stimata per il 2023 subisce l’ennesimo taglio, che la abbassa al 2,7%, rispetto al 2,9% previsto a luglio.
Si tratta della dinamica più debole dal 2001, fatta eccezione per le recessioni innescate dalla crisi finanziaria del 2007/2008 e dalla pandemia di Covid-19 nel 2020.
Come anticipato nei giorni scorsi dalla direttrice generale dell’Fmi, Kristalina Georgieva, tra la fine del 2022 e il 2023, Paesi che rappresentano circa un terzo dell’economia globale registreranno un calo del Pil per due trimestri consecutivi (recessione tecnica). E anche quando ci sarà crescita, sembrerà di essere in una fase di contrazione.
«Il peggio deve ancora arrivare», sottolinea il capo-economista del Fmi, Pierre-Olivier Gourinchas. Anche perché il quadro resta dominato da rischi al ribasso, a causa della «potente» destabilizzazione alimentata dalla guerra condotta dalla Russia.
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