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04/01/2024

Raid statunitense a Bagdad. Non è solo Israele a soffiare sull’escalation

Dopo i raid israeliani arrivano anche quelli statunitensi. In tre giorni, prima in Libano, poi Iran e adesso l’Iraq – a cui dovremmo aggiungere i raid su Damasco una settimana fa – hanno visto Israele e Stati Uniti protagonisti di azioni deliberate che ispirate alla “deterrenza” spingono in realtà verso una escalation e una estensione del conflitto a tutto il Medio Oriente.

Un attacco missilistico statunitense ha preso di mira oggi un quartier generale delle Forze di mobilitazione popolare (Pmu, coalizione di milizie irachene filo-iraniane) a Baghdad, causando la morte di due alti ufficiali e ferendo diverse persone. Le vittime accertate finora erano Abu Taqwa al Saidi, vicecomandante delle operazioni delle Pmu a Baghdad e comandante dell’ex 12esima Brigata della milizia sciita irachena Harakat Hezbollah al Nujaba; e Ali Nayef. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, il raid aereo è avvenuto ad appena 300 metri dalla sede del ministero dell’Interno dell’Iraq. Il missile, che ha ucciso quattro persone in tutto, ha completamente distrutto una vettura e conteneva almeno 50 chilogrammi di esplosivo. Le Forze armate dell’Iraq ritengono responsabile dell’attacco la Coalizione internazionale contro lo Stato Islamico a guida statunitense.

Se è vero che l’attacco statunitense a Baghdad avviene dopo i numerosi (più di 80) attacchi della Resistenza islamica irachena contro le basi statunitensi in Siria e in Iraq dallo scorso 7 ottobre, è anche vero che gli USA avrebbero potuto scegliere un obiettivo meno clamoroso di un attacco nel pieno della capitale dell’Iraq. E’ un indubbio atto di arroganza letale che rivela come il terrorismo di stato sia ormai nelle regole di ingaggio delle forze armate israeliane e statunitensi.

Il primo ministro e comandante in capo delle Forze armate dell’Iraq, Muhammad Shiaa al Sudani, ha convocato d’urgenza il Consiglio di sicurezza nazionale dopo il bombardamento. Nel frattempo, sono stati bloccati gli accessi alla strada dell’ambasciata degli Stati Uniti nella Zona verde di Baghdad, l’area della capitale irachena che ospita i più importanti edifici governativi e buona parte delle sedi diplomatiche straniere. Un membro della Commissione parlamentare per la Sicurezza e la difesa, Waad Al Qaddu, ha chiesto di tenere una riunione straordinaria del Consiglio dei rappresentanti iracheno – il parlamento – per emanare una legge che obblighi il governo a rimuovere le forze statunitensi dall’Iraq.

La presidenza della Repubblica dell’Iraq ha “condannato fermamente” il bombardamento, affermando che “questa aggressione costituisce una rottura e una violazione della sovranità e della sicurezza dell’Iraq” oltre ad essere “una chiara violazione delle relazioni tra l’Iraq e la Coalizione internazionale contro lo Stato islamico, guidata dagli Stati Uniti”, ritenendo la forze straniere responsabili dell’attacco.

In Medio Oriente gli avventuristi e i guerrafondai a Tel Aviv e Washington hanno decisamente preso il sopravvento e non temono ma auspicano l’escalation.

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