La Russia scende in campo con più decisione nella crisi mediorientale e la guerra a Gaza e si offre di mediare tra Hamas e Fatah, il partito del presidente dell’Anp Abu Mazen, nemici dal 2007. Da oggi fino al 2 marzo si svolgerà a Mosca un incontro con 12 formazioni palestinesi finalizzato, almeno secondo alcune parti, a dare vita a un governo di unità nazionale, in sostituzione di quello guidato da Mohammed Shttayeh che ha dato le dimissioni a inizio settimana.
Tuttavia questo esecutivo, che la popolazione palestinese invoca da anni, difficilmente vedrà la luce. Il ministro degli esteri dell’Anp, Riad al Malki, ha avvertito che «non bisogna aspettarsi miracoli». L’Anp a Mosca ci va, a quanto pare, per preparare il terreno a un governo tecnico di cui Hamas non dovrà fare parte. A precisarlo è stato proprio Al Malki. «Ora non è il momento per un governo di coalizione nazionale... Non è il momento giusto per un governo di cui Hamas faccia parte, perché in questo caso verrà boicottato da diversi paesi, come è successo prima e non vogliamo trovarci in una situazione del genere. Vogliamo essere accettati e impegnarci nella comunità internazionale».
Parole che non hanno fatto piacere al capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che ieri in occasione di una conferenza ha escluso che «ciò che non è stato ottenuto con la forza (a Gaza con l’offensiva militare israeliana, ndr) possa essere realizzato con manovre politiche». Haniyeh ha chiesto finanziamenti e armi al mondo arabo, affermando la volontà del movimento islamico di continuare a combattere le truppe israeliane se non sarà raggiunto il cessate il fuoco.
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