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28/02/2024

“Non voglio essere complice di un genocidio”. Morto il militare Usa che si è dato fuoco

È morto in ospedale Aaron Bushnell, il militare in servizio attivo dell’aeronautica degli Stati Uniti che domenica 25 febbraio si è dato fuoco davanti all’ambasciata d’Israele a Washington per protestare contro il genocidio a Gaza.

In un video ottenuto dall’emittente televisiva statunitense CNN, il militare afferma di chiamarsi Aaron Bushnell, e di non voler più “essere complice di un genocidio”.

Prima di darsi fuoco, l’uomo ha affermato che la sofferenza che sta per avvertire “è minima rispetto a quella dei palestinesi”. Nel video si vede il militare in divisa poggiare la videocamera al suolo, cospargersi di un liquido infiammabile e darsi fuoco. Prima di collassare, l’uomo ha gridato più volte “Palestina libera”. Gli agenti di polizia sono intervenuti poco dopo con degli estintori per estinguere le fiamme ma non è servito.

Domenica la portavoce della Forza aerea Usa, Rose Riley, aveva confermato alla CNN che “un aviere in servizio attivo è stato coinvolto nell’incidente di oggi”.

È la stessa CNN a ricordare che un episodio simile si è verificato nel mese di dicembre, quando un uomo si è dato fuoco all’esterno del consolato israeliano ad Atlanta in quello che la polizia locale ha definito “un atto estremo di protesta politica”.

La protesta estrema dell’aviere Bushnell in servizio attivo nell’aeronautica militare Usa arriva “mentre aumentano i membri dell’amministrazione Biden che hanno espresso la loro frustrazione per come gli Stati Uniti hanno gestito la loro risposta all’operazione militare di Israele a Gaza” scrive il giornale statunitense Politico.

“Non posso rimanere in silenzio mentre questa amministrazione chiude un occhio sulle atrocità“, ha scritto un alto funzionario dell’amministrazione in una lettera di dimissioni a gennaio.

Difficile affermare se la drammatica foto di Aaron Bushnell che si dà fuoco davanti all’ambasciata israeliana a Washington diventerà iconica come quella del bonzo vietnamita che fece altrettanto per protestare contro la guerra in Vietnam.

Gli apparati ideologici israeliani faranno di tutto – negli Usa e fuori – per impedirlo, ma rimane il fatto che questo gesto estremo è avvenuto nella capitale degli Stati Uniti e davanti l’ambasciata di Israele.

La Casa Bianca ha continuato a sostenere militarmente e politicamente Israele durante la guerra, limitandosi a chiedere al Primo Ministro Benjamin Netanyahu di fare qualcosa di più per proteggere i civili palestinesi.

Il recente ed ennesimo veto posto dagli Stati Uniti in sede di Consiglio di Sicurezza dell’Onu contro la risoluzione che chiedeva il cessate il fuoco a Gaza aveva scatenato un’ondata di indignazione verso l’amministrazione Biden, probabilmente molto più estesa e profonda di quanto la politica ufficiale della Casa Bianca è riuscita a immaginare.

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