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28/02/2024

Le liste di proscrizione di Zelenskij si allargano a tutta Europa

Che ai bordi di una guerra si finisca per venirne risucchiati, è così ovvio che non serve neanche spiegarlo ancora. Ma è molto peggio quando una classe politica fatta di servi che si credono furbi si mette a brigare per ricavarne qualche sbrigativo vantaggio personale. Se poi il sistema dell’informazione si trasforma in megafono della propaganda bellica, la frittata è pronta.

Ci sono tutti questi ingredienti, e molti altri, nella triangolazione Zelenskij-Meloni-Corriere della Sera che sembra avere come scopo dichiarato quello di “silenziare i filo-putiniani in Italia”. Viene voglia di non fare la solita premessa – “Putin, scelto da Eltsin, è stato uno dei distruttori di quel poco o tanto di socialismo che c’era nell’Urss prima del crollo, dunque...” – ma purtroppo resta sempre necessaria.

Partiamo da un caso quasi unico di “giornalismo da trincea”, quello di Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera, che ha colto l’occasione di fare una domanda a Zelenskyj per lamentarsi del fatto che in Italia ci sono “troppe persone pro-Putin” e un gruppo di media italiani pagato dalla Russia.

Al Corriere considerano rilevanti solo i media simili a sé, dunque probabilmente stava parlando de IlFattoQuotidiano, che non solo ospita gente come Alessandro Orsini, ma quasi ogni giorno sbertuccia i “guerrieri di redazione” che cercano di spingere il paese al fronte (tanto poi ci andrà qualcun altro).

Ma quel che è accaduto subito dopo riguarda ovviamente tutta l’opposizione sociale e politica alla guerra e all’invio di armi a Kiev.

Zelenskij, infatti, è stato ben felice di sfruttare l’assist per suggerire la “soluzione finale” di questo problema che tanto assilla lui, la Nato, Cremonesi e il Corriere.

«La premier Giorgia Meloni senza dubbio sostiene l’Ucraina, l’ho appena incontrata in veste di presidente del G7 e abbiamo anche firmato l’accordo di cooperazione bilaterale. Le siamo immensamente grati. Sappiamo però che in Italia ci sono tanti filo-putiniani e in Europa anche. Stiamo preparando una loro lista, non solo riguardo all’Italia, da presentare alla Commissione europea.

Riuscirete a zittirli? Riuscirete a fare capire alle vostre opinioni pubbliche che la Russia non è solo una minaccia per l’Ucraina, ma per tutti voi? Le società europee sono pronte a questa sfida? Vedo che non lo siete ancora, voi italiani i tedeschi e gli altri»
.

La “sfida” è insomma quella di “zittire” qualsiasi opposizione alla guerra – come per Netanyahu sono “filo-Hamas” tutte le posizioni critiche della sua follia criminale – in barba alla pretesa “difesa dei valori democratici” che accomunerebbe la sua Ucraina e tutto l’Occidente neoliberista.

Va ricordato, en passant, che a Kiev sono stati posti fuorilegge ben dodici partiti, molto diversi tra loro (dagli islamici ai comunisti).

In concreto Zelensky suggerisce la chiusura dei “media ribelli”, il congelamento dei conti bancari di redattori e giornalisti schedati come “PPE” – persona politicamente esposta – e nei casi più gravi il processo per alto tradimento.

Non male per un “sincero democratico”, no? Praticamente andremmo tutti a far compagnia a Julian Assange...

Il problema vero è che nel corso dell’incontro tra questo triste attore comico prestato alla tragedia e Giorgia Meloni è stato siglato un “accordo” di cui non si conosce il contenuto.

Come per ogni “segreto”, sia pur temporaneo, è legittimo sospettare di tutto. Specie in tempi di guerra e specie quando da entrambi i contraenti il rispetto per la “democrazia” è più un paravento verbale che non un sistema di valori.

Il titolo del Corriere peraltro non lascia spazio ai dubbi: “Da voi molti fan di Putin, stiamo preparando una lista”.

Poi Meloni cosa farà? La passa a Piantedosi perché cominci ad operare nel senso indicato da un – purtroppo – capo di stato straniero? È questa la “difesa della nazione” che i presunti “sovranisti de noantri” sanno mettere in campo?

Oppure chiuderà un occhio sui movimenti dei killer dello Sbu (il servizio segreto ucraino, autore di attentati ed omicidi mirati, fin qui soprattutto nel Donbass e in Russia) che prenderanno di mira giornalisti italiani ed europei sgraditi, nonché semplici cittadini “critici” di questo paese?

Vi sembrano domande eccessivamente enfatiche? Giusto un po’. Quel che serve a far capire dove sta portando un andazzo bellicista che con “la democrazia” c’entra una cippa...

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