Secondo il quotidiano economico Handelsblatt “i segnali della primavera del 2024 non indicano solo un cambiamento, ma anche una minaccia. Sempre più aziende stanno adottando programmi di riduzione dei costi che includono ampi tagli di posti di lavoro”.
Il giornale fa poi un elenco di tagli del personale che le maggiori industrie tedesche hanno in programma.
La Bosch vuole tagliare più di 3.000 posti di lavoro in Germania. La ZF parla addirittura di 12.000 licenziamenti. La Continental, il terzo nell’alleanza dei principali fornitori automobilistici tedeschi, ha annunciato mercoledì che oltre ai 5.400 tagli amministrativi, saranno tagliati altri 1.750 posti di lavoro nel settore della ricerca e sviluppo.
Anche il produttore di elettrodomestici Miele prevede di tagliare 2.000 posti di lavoro e di trasferire la produzione nell’Europa dell’Est. Non va meglio presso l’azienda di software Sap dove verranno tagliati 8.000 posti di lavoro. Non ultimo, anche nel gigante della chimica-farmaceutica Bayer si parla di migliaia di posti di lavoro a rischio.
La crisi si intensifica e la Germania scivola sempre di più nella recessione. Sono queste le previsioni rese pubbliche giovedì dalla Camera dell’Industria e del Commercio tedesca (DIHK), riferendosi a un sondaggio condotto su 27.000 aziende “in tutte le regioni e in tutti i settori”.
L’associazione dei capitalisti tedeschi prevede ora uno sviluppo economico negativo anche per il 2024. Il prodotto interno lordo dovrebbe ridursi dello 0,5% nell’anno in corso. Più di un terzo delle aziende (35%) prevede un ulteriore peggioramento, solo il 14% si aspetta un miglioramento.
Per tre aziende su cinque in quel paese il quadro di politica economica è ora un “rischio d’impresa”, ha spiegato l’amministratore delegato di DIHK Martin Wansleben. Più della metà delle aziende intervistate ha lamentato l’elevato costo del lavoro, vale a dire salari e contributi sociali, i prezzi dell’energia e delle materie prime, la carenza di manodopera qualificata e l’indebolimento della domanda interna.
“La crisi è qui”, ha detto Wansleben. “La soluzione, come previsto, è uno sfruttamento più nitido”, denuncia il giornale della sinistra tedesca Junge Welt, che denuncia come, secondo gli industriali, la cosa giusta da fare sarebbe fermare la legge sulla catena di approvvigionamento dell’UE che prevede paletti “etici” per le aziende extraeuropee subfornitrici delle industrie tedesche.
“La controparte tedesca sta già ‘mettendo troppe catene’ alle aziende e deve anche cedere. Naturalmente, il lavoro minorile è un male. Naturalmente, il mondo è un posto migliore se tutti aderiscono alle nostre idee“, ha detto Wansleben, “ma dobbiamo decidere cosa è importante”.
È superfluo sottolineare come l’importante per i capitalisti, tedeschi e non solo, siano gli alti profitti. I costi sociali e umani di questo obiettivo non contano, non hanno mai contato. Se non nelle chiacchiere...
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