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29/02/2024

I servizi segreti italiani “preoccupati” dalle mobilitazioni contro la guerra e per la Palestina

È stata presentata al Parlamento la Relazione annuale dei servizi di sicurezza sulle minacce al Paese. Come al solito la relazione è molto ricca di informazioni – e preoccupazioni – sugli scenari internazionali caratterizzati ormai da ben due guerre in corso (Ucraina e Medio Oriente) ma anche dall’esposizione politica e militare all’estero dell’Italia.

Vale pena di concentrarsi sul capitolo dedicato alle “minacce interne” sul fronte politico. Come al solito tanto spazio agli anarchici e ai gruppi della sinistra e poca roba – e assai generica – sui fascisti. Inutile soprendersi, è così da sempre.

Più avanti ci occupiamo invece di quella che i servizi segreti ritengono la “minaccia ibrida” rappresentata da quelle che vengono ritenute le ingerenze della Russia e della Cina sul nostro Paese.

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La principale preoccupazione e attenzione dei servizi di intelligence sul “fronte interno” è dedicata – come ogni anno da ormai tanti anni – agli anarchici e in particolari a quelli che vengono definiti “anarco-insurrezionalisti”. Particolarmente attenzionate sono state le mobilitazioni che chiedevano la fine del 41bis in occasione del lungo sciopero della fame del prigioniero politico anarchico Alfredo Cospito.
“L’Intelligence, in stretta sinergia informativa con le Forze di polizia, ha continuato a porre particolare attenzione all’attivismo anarco-insurrezionalista che, anche nel 2023, ha rappresentato, nello scenario eversivo interno, il più concreto e insidioso vettore di minaccia. Secondo quanto emerso, la metodologia operativa si è dispiegata su un piano sia “pubblico” che “clandestino”, con un ampio ventaglio d’interventi, da cortei e presidi, in alcuni casi pure al fianco di altre realtà antagoniste per innalzarne il livello di radicalità, agli atti di vandalismo e danneggiamenti, fino ad azioni, potenzialmente più pericolose, poste in essere con manufatti incendiari ed esplosivi”.
Prese di mira le mobilitazioni contro il 41 bis e in solidarietà con lo sciopero della fame di Alfredo Cospito:
“La mobilitazione a sostegno del leader detenuto al regime carcerario del 41bis della Federazione Anarchica Informale/ Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI), Alfredo Cospito, ha continuato a costituire il principale volano della lotta libertaria, che ha scandito le tappe del procedimento giudiziario e dello sciopero della fame di Cospito, interrotto ad aprile”.
Venendo invece ai gruppi e organizzazioni comuniste, la relazione annuale dei servizi di sicurezza insiste molto nella segnalazione delle mobilitazioni internazionaliste per la Palestina e contro la guerra in Ucraina.
“La classica visione “internazionalista delle lotte” ha contraddistinto in maniera significativa l’attivismo dei ristretti ambienti dell’oltranzismo marxista-leninista che, trainati dagli eventi bellici in Ucraina e, soprattutto, dal riaccendersi della crisi in Medio Oriente, si sono prodigati, pure in collaborazione con omologhi circuiti stranieri, in iniziative propagandistiche e mobilitative dal respiro anti-militarista, anti-imperialista e di decisa opposizione alla NATO. È in questo ambito che lo storico sostegno alla “resistenza palestinese” ha lasciato spazio anche a interpretazioni di maggiore radicalità e intransigenza che si sono spinte a giustificare l’attacco armato di Hamas contro il “colonialismo sionista”.
Lavoratori che lottano e giovani che si informano preoccupano molto gli apparati di sicurezza italiani:
“Si è confermata la strumentale attenzione nei confronti del mondo del lavoro, con riferimento tanto a controversie salariali e occupazionali d’importanti realtà produttive nazionali, quanto ai variegati settori del precariato lavorativo, spesso a prevalente composizione immigrata, ritenuti, dalla propaganda d’area, i nuovi terreni dello “scontro di classe”.
In un altro passaggio la relazione annuale dei servizi di sicurezza sottolinea che:

“Non sono mancate, inoltre, attività di proselitismo tra i circuiti più giovanili della militanza antagonista con l’intento di plasmare, in una prospettiva di lungo periodo, nuove “coscienze rivoluzionarie”, concretizzatesi, tuttavia, unicamente in opere di studio e di approfondimento della dottrina di riferimento e di vicende legate ai passati “anni di piombo”.

Le convergenze unitarie contro la guerra e nella solidarietà con il popolo palestinese preoccupano i servizi di sicurezza. Probabilmente non solo quelli italiani ma anche quelli israeliani, ucraini e dei paesi Nato:
“I diversi scenari di crisi internazionali hanno influenzato anche l’eterogeneo movimento antagonista che, partendo dal tema della guerra, ha riproposto strategie di convergenza di temi e istanze, in un rinnovato tentativo di ampliamento e di compattezza del fronte del dissenso. Gli attivisti hanno dunque cercato di serrare i ranghi facendo perno, sia a livello propagandistico che di “piazza”, soprattutto sull’antimilitarismo che, oltre a ribadire la sua consolidata valenza aggregativa e trasversale, ha trovato nuovo slancio con gli eventi mediorientali. Oltre a cortei e presidi, si è infatti assistito a iniziative di propaganda e controinformazione in chiave “antisionista”, nel più ampio quadro della campagna denominata “Boicotta, Disinvesti, Sanziona” (BDS), volta a orientare l’opinione pubblica verso forme di pressione contro Israele. Il dibattito strumentale sulle diversificate ricadute dei “conflitti imperialisti” e dell’“economia di guerra” su vari dossier sociali, come il carovita, l’immigrazione, l’emergenza abitativa e occupazionale, ha poi costituito il filo conduttore dell’agenda contestativa antagonista”.
Dalla Val di Susa alla Sicilia anche le lotte ambientaliste vissute con preoccupazione:
“Altre tematiche di ampia risonanza e di particolare sensibilità per l’area, come l’antifascismo e l’ambientalismo militante, hanno offerto l’opportunità di rinsaldare contatti e sinergie internazionali. Proprio la visione oltranzista della questione ecologica ha seguitato a qualificarsi come il versante più avanzato della protesta, con iniziative particolarmente veementi o di alto impatto mediatico. Nel senso, la campagna No TAV ha continuato a rappresentare il riferimento più insidioso, con i suoi ciclici picchi mobilitativi, contraddistinti nuovamente da scontri con le Forze dell’ordine, assalti ai cantieri, lanci di sassi e bombe carta.

Nel medesimo filone ambientalista si sono inseriti pure i rilevati segnali d’interesse antagonista verso i propositi di realizzare rigassificatori e nuove infrastrutture, come il ponte sullo stretto di Messina, che ha già fatto registrare fermenti nei circuiti dell’antagonismo locale”.
Le minacce “ibride” rappresentate da Russia e Cina

Un altro capitolo interessante e destinato a produrre effetti preoccupanti – anche in base ai diktat del presidente ucraino Zelenski – è quello dedicate alla “minaccia ibrida” individuata soprattutto nelle attività in Italia di Russia e Cina.
“Anche nel 2023 la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese si sono confermate tra i principali attori della minaccia ibrida, in grado di condurre campagne in danno dei Paesi occidentali sfruttando alcune delle caratteristiche sistemiche che connotano le nostre società, quali l’apertura dei mercati e le garanzie di libertà e indipendenza dei media”
è scritto nella relazione.

Entrando nel merito la relazione dei servizi segreti italiani sulla “minaccia ibrida della Russia” sottolinea, a loro avviso ovviamente, che:
“Nel 2023 gli apparati di informazione legati al Cremlino hanno continuato a operare all’interno del dominio dell’informazione per minare la coesione europea e la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni sia nazionali che dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica. Dopo il blocco imposto dall’UE alle attività verso gli Stati membri dei media russi, come RT e Sputnik, e l’adozione di politiche più stringenti a contrasto della disinformazione e della propaganda di Mosca, quest’ultima ha potuto contare sull’appoggio di network mediatici di Paesi terzi per promuovere le proprie narrative ampliando, allo stesso tempo, la propria capacità di coordinamento a livello internazionale.

Le narrazioni diffuse dalle campagne disinformative russe hanno riguardato, anche nel 2023, la colpevolizzazione della NATO e dei Paesi occidentali per la guerra in Ucraina, alla quale si aggiunge, come elemento di novità, quella per la guerra tra Israele e Hamas. Su tale versante, a partire dal 7 ottobre 2023, la posizione ufficiale russa è stata caratterizzata da una forte ambiguità rispetto alla sua formale iniziale equidistanza tra le parti, cercando di attribuire la colpa dell’escalation all’Occidente, con un progressivo posizionamento a favore della posizione di Hamas.

Mosca ha subito sfruttato la situazione per evidenziare le divisioni politiche statunitensi sui finanziamenti all’Ucraina e interpretare a proprio favore le differenti posture dei partner occidentali dell’Ucraina, sostenendo che questi avrebbero abbandonato il supporto – sia politico che in termini di aiuti economici e militari – a Kiev per indirizzarlo verso Israele”.
Relativamente alla Cina, la relazione annuale dei servizi scrive che:
“Per quanto riguarda la Repubblica Popolare Cinese, grazie anche a un ventaglio di leggi nazionali che lo permettono (come ad esempio la recente legge sul controspionaggio), i principali vettori della minaccia ibrida impiegati fanno affidamento anche su alcuni elementi della diaspora cinese nell’Unione Europea. Questi ultimi vengono infatti utilizzati per: raccogliere informazioni di pregio; mettere in atto azioni di pressione economica; penetrare e interferire all’interno del mondo accademico e della ricerca; condurre operazioni cibernetiche ostili con maggiore efficacia; manipolare l’informazione per finalità di propaganda e per orientare, in modo favorevole alla Cina, l’opinione pubblica europea”.
Ancora sulla Cina, i servizi segreti italiani individuano come minaccia ibrida anche la postura diplomatica assunta da Pechino sui vari teatri di crisi e di guerra.
“Sul versante cyber, nel corso del 2023 la Cina si è confermata come uno degli attori principali della minaccia, caratterizzato da elevata sofisticazione e da un alto livello di maturità operativa. Per quanto riguarda il dominio dell’informazione, Pechino è in grado di condurre operazioni informative tese a influenzare la percezione dell’opinione pubblica all’estero in modo favorevole agli interessi della Repubblica Popolare Cinese, accreditandosi come partner affidabile e di rilievo e ricorrendo anche a noti influencer per promuovere un’immagine positiva del Paese”.
L’approccio “pacifico” della Cina preoccupa invece che avvicinare:
Durante il 2023, la postura cinese sul conflitto russo-ucraino si è attestata su un appoggio tiepido e moderato a Mosca, condividendo alcune narrative diffuse sui social, quali la responsabilità di Washington tra le motivazioni della lunga durata del conflitto e la presenza di laboratori biologici sperimentali statunitensi in Ucraina. Per quanto riguarda il conflitto tra Israele e Hamas, la Cina, analogamente a quanto fatto per il conflitto russo-ucraino, ha adottato il suo consueto approccio “pacifico” anche per porsi in strategica contrapposizione con quello “militare” degli Stati Uniti... promuovendo Pechino come un possibile mediatore tra le parti e, al contempo, attribuendo a Washington la responsabilità del conflitto in Israele”.
Fonte

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