Il quotidiano economico tedesco Handesblatt rileva come, nonostante le sanzioni, le importazioni di gas russo in Europa siano aumentate. Le Monde registra, invece, come le sanzioni in un mondo non più dominato dalle potenze occidentali abbiano perso la loro efficacia. E l’Unione Europea, convertitasi “nell’imperialismo della virtù” si trascina nella bassa crescita economica.
Handesblatt scrive in un articolo di due giorni fa che “L’esercito ucraino non solo soffre per la lentezza delle consegne di armi ma anche perchè le sanzioni contro la Russia sono tiepide. L’esempio migliore sono le importazioni ancora elevate di gas russo da parte dell’UE, che non sono state affatto sanzionate. Il Cremlino genera così profitti che può mettere a frutto per il suo bottino di guerra”.
Secondo la Commissione europea, l’anno scorso l’UE ha ricevuto quasi il 15% delle sue importazioni di gas dalla Russia. Si tratta di un livello significativamente inferiore rispetto a prima della guerra in Ucraina, quando la Russia forniva circa la metà del fabbisogno di gas dell’Europa.
Ma, secondo i dati dell’Istituto per l’Economia e l’Analisi finanziaria dell’energia (IEEFA) mentre il calo è dovuto principalmente al sabotaggio di gasdotti chiave come il Nordstream 1, l’anno scorso la Russia è stata ancora il terzo esportatore di gas naturale liquefatto spedito via nave.
Inoltre l’Austria, l’Ungheria e la Slovacchia continuano a utilizzare il gas russo da gasdotto su larga scala.
A differenza del petrolio russo, i membri dell’UE non hanno infatti vietato l’importazione di gas dalla Russia a causa dell’elevata dipendenza di alcuni paesi nelle loro forniture energetiche. In Austria per esempio siamo al 98%.
“La mancanza di un divieto sulle importazioni di gas ha fatto sì che alcuni paesi dell’UE stiano ora importando più gas naturale liquefatto dalla Russia rispetto a prima dell’inizio della guerra” scrive Handesblatt.
Secondo i dati dell’IEEFA, l’anno scorso la Spagna ha raddoppiato le sue importazioni rispetto al 2021, mentre il Belgio le ha addirittura triplicate. Anche la Francia è uno dei maggiori importatori. L‘80% delle importazioni di gas naturale liquefatto della Russia è andato solo a questi tre paesi l’anno scorso.
In termini di volume, la Spagna è al primo posto: l’anno scorso il Paese ha acquistato 6,7 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto dalla Russia. A differenza della Germania, la Spagna non è mai stata dipendente dal gas russo. Prima della guerra in Ucraina, questo rappresentava appena il 9% delle importazioni totali di gas, oggi la quota è il doppio.
Teresa Ribera, la ministra spagnola per la Transizione ecologica, ha scritto agli importatori spagnoli chiedendo loro di smettere di acquistare gas dalla Russia. Le aziende, invece, fanno riferimento a contratti di fornitura a lungo termine che dovrebbero rispettare. Senza un divieto europeo di importazione, dovrebbero pagare sanzioni contrattuali.
Il gruppo francese Total Energies che ha una partecipazione del 20% nel progetto Yamal LNG in Siberia e collabora con il produttore russo di GNL Novatek, la pensa allo stesso modo.
Come azienda, Total Energies è contrattualmente legata alla produzione di GNL della joint venture Yamal in Russia. Il CEO di Total Energies Patrick Pouyanné ha dichiarato ad Handelsblatt alcuni mesi fa che: “Legalmente, non abbiamo modo di uscire senza pagare decine di miliardi di euro di sanzioni ai russi. I russi continuerebbero a ricevere denaro senza fornire gas. Sarebbe assurdo!”
Gli Stati dell’UE fino a oggi non hanno proceduto nelle sanzioni in questo settore, anche per evitare che i prezzi dell’energia per i cittadini europei aumentassero ulteriormente.
“L’Europa non ha più bisogno di gas dalla Russia”, ha affermato Ana Maria Jaller-Makarewicz, analista energetica presso l’IEEFA.
Da un lato, l’anno scorso la domanda in Europa è diminuita di circa il 20%, in parte a causa della maggiore efficienza, della rapida conversione alle pompe di calore e dell’aumento dell’uso di energie rinnovabili. D’altra parte, i membri dell’UE hanno diversificato le loro fonti di approvvigionamento e ora acquistano più gas naturale liquefatto da altri paesi, in particolare dagli Stati Uniti. Con un dettaglio: il gas statunitense costa molto di più di quello russo.
Nonostante le sanzioni occidentali, l’economia russa sta mostrando una notevole resilienza. Nel suo ultimo Economic Outlook pubblicato il 30 gennaio, il Fondo monetario internazionale ha alzato le sue previsioni di crescita per la Russia al 2,6% nel 2024, più del doppio di quelle fissate nell’ottobre 2023 (1,1%). Una revisione al rialzo che solleva interrogativi sull’efficacia delle sanzioni.
“Mosca ha aumentato la sua spesa di 30 miliardi di dollari (27,74 miliardi di euro) nel 2023, senza allargare pericolosamente il suo deficit di bilancio grazie ai proventi petroliferi, nonostante sia sotto sanzioni occidentali. Ma gli effetti di queste ultime sono limitati in un’economia globale che non è più dominata dalle sole potenze occidentali” ammette venerdì il quotidiano francese Le Monde.
E neanche dal fronte della guerra in Ucraina arrivano le notizie che vorrebbero da Bruxelles: anche il piano militare si sta rivelando un flop sia per Kiev che per la Nato.
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