La fame a Gaza ora ha una voce e un’immagine, bambini e adulti che corrono con ciò che resta delle loro energie esauste dietro i camion, bambini che spostano i loro asini, quando nemmeno gli asinelli possono correre, e gli sguardi dei bambini che paralizzano lo spettatore, con un dolore che penetra gli schermi, facendo tremare tutti tranne il governo di occupazione israeliano e la maggioranza degli israeliani che sostengono la morte per fame dei Gazawi.
Il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, ribadisce la sua ferma posizione contraria all’ingresso di qualsiasi aiuto umanitario da parte di Israele nella Striscia di Gaza e, sebbene Ben Gvir sembri il più importante sostenitore di questo approccio, non è l’unico. Ben Gvir ha ripetutamente respinto l’intervento della polizia di occupazione che disperdeva i manifestanti contro l’ingresso degli aiuti a Gaza.
Il ministro della Sicurezza interna ha ribadito questa posizione anche mercoledì 21 febbraio, in un’intervista alla Radio Ebraica Nord, sottolineando che non dovrebbero esserci trattative con Hamas e che non dovrebbero essere apportati aiuti. Ha detto al presentatore del programma: “Se me lo chiedete, risponderò che non dovremmo negoziare con loro, ma piuttosto dovremmo ucciderli, fermare il carburante e non dovrebbero esserci corridoi per gli aiuti umanitari”.
Un sondaggio d’opinione condotto dall’Israel Democracy Institute, i cui risultati sono stati pubblicati martedì 20 febbraio, ha evidenziato che il 68% degli israeliani non è favorevole all’ingresso di aiuti umanitari a Gaza, anche attraverso organizzazioni internazionali che non hanno alcun legame con al movimento Hamas o all’Agenzia delle Nazioni Unite, (UNRWA). Ciò indica una condanna a morte per tutti a Gaza, da parte della potenza occupante sostenuto da una larga maggioranza della propria popolazione che si rifiuta di portare cibo agli affamati.
A Gaza è in atto una mattanza di essere umani, un genocidio perpetrato dall’occupazione israeliana e dei suoi alleati, per liquidare il popolo palestinese e la sua giusta causa di Resistere per Esistere come popolo libero.
Il terzo veto statunitense al Consiglio di Sicurezza dell’Onu significa che gli Usa sono al comando dell’aggressione israeliana; un rovesciamento degli obbiettivi dei principi dell’ONU; la complicità nella guerra di genocidio e pulizia etnica nei confronti del popolo palestinese. La comunità internazionale è tenuta a respingere la distorsione della propria volontà e a contrastare l’egemonia americana praticata con l’uso del Veto e non solo.
La modifica della Carta delle Nazioni Unite è una necessità per la sicurezza e la pace internazionali.
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