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26/02/2024

La CIA dietro l’intelligence ucraina, sin dal golpe di Maidan 2014

Se servisse un’altra evidenza che nell’est Europa stiamo assistendo a una guerra per «interposta Ucraina» tra la Russia e il blocco occidentale, l’ha fornita ieri il New York Times. Una guerra guerreggiata apertamente dal febbraio 2022, ma iniziata e portata avanti anche con altri strumenti – nel caso presentato lo spionaggio – da almeno dieci anni.

Un lungo articolo apparso sul giornale ha unito i fili raccolti nel corso di più di 200 interviste a funzionari ucraini, europei e statunitensi, per restituire il quadro di una collaborazione che oggi è imprescindibile per le operazioni delle forze armate di Kiev.

Ma che nell’ultimo decennio ha rappresentato anche una rete nevralgica per l’intelligence di Washington.

Il legame è cominciato il giorno stesso in cui il governo golpista nominato dopo le proteste di piazza Maidan emise un mandato di cattura per l’allora presidente Viktor Janukovyč, poi fuggito in Russia.

Il nuovo capo dei servizi segreti (SBU), Valentyn Nalyvaichenko, contattò la CIA e gli omologhi del Regno Unito, l’MI6, ed è lui stesso a rivelare che “è così che è cominciato tutto”.

Nel quotidiano statunitense si dice che all’epoca l’amministrazione Obama non voleva provocare i russi. Ma le linee da non valicare rimasero sempre fumose, e del resto sono i giornalisti stessi a dire che in breve tempo membri della CIA cominciarono a tornare a casa con “zaini pieni di documenti”.

La preoccupazione era semmai quella di verificare la tenuta dei nuovi vertici e di testare l’utilità degli agenti ucraini. E, appurato ciò, la collaborazione si è fatta sempre più stretta sia durante il secondo mandato del democratico Obama, sia durante quello del repubblicano Trump.

Nel 2016, la CIA ha cominciato a fornire ai servizi ucraini sia attrezzature sia corsi di formazione, svoltisi in due città europee col nome di Operazione Goldfish. Gli ufficiali usciti da questo programma sono stati poi schierati in 12 basi lungo il confine russo, riempite di strumentazioni statunitensi.

Quello stesso anno, il generale Kondratiuk, a capo dell’intelligence militare, organizzò la spedizione di un commando per piazzare delle bombe in un aeroporto della Crimea. Egli affidò la missione all’Unità 2245, formazione speciale della sua agenzia addestrata dalla SAC, la divisione della CIA che si occupa di operazioni paramilitari.

Uomo di punta di questo gruppo era l’attuale generale Budanov, che oggi ricopre quello che era il ruolo di Kondratiuk. In un’intervista alla Reuters dello scorso luglio, Budanov ha affermato: “Se state chiedendo [di una versione ucraina] del Mossad [...], già esiste”.

Il riferimento era probabilmente a quella che è conosciuta come “Quinta Direzione” della SBU, una sezione dei servizi segreti creata con l’aiuto della CIA e riempita di ufficiali nati dopo la fine dell’URSS. Tra il 2015 e il 2016, essa è stata responsabile dell’assassinio di varie figure di spicco delle milizie del Donbass.

Dalla Casa Bianca fecero sapere che non erano contenti, ma tolta qualche lamentela, la collaborazione continuò senza intoppi. Con l’amministrazione Trump, il numero dei programmi di formazione e delle basi in comune andò persino ad aumentare.

Nell’articolo leggiamo che l’esito è stato la “trasformazione dell’Ucraina nel centro di raccolta di informazioni che ha intercettato più comunicazioni russe di quante ne potesse inizialmente trattare la stazione CIA a Kiev”. E presto la catena di relazioni si espanse.

L’agenzia statunitense organizzò all’Aja una riunione tra i corrispettivi di vari alleati, per concordare un sistema più integrato di condivisione di informazioni sulle attività di Mosca. “Una coalizione segreta contro la Russia”, dice il New York Times, organizzata dalla filiera euroatlantica e di cui l’Ucraina era un nodo strategico.

Queste parole mettono un’ulteriore ipoteca su tutte quelle narrazioni che ci sono state propinate per mesi dopo il 24 febbraio 2022, che presentavano l’intervento russo in Ucraina come un’operazione di conquista dovuta esclusivamente alle mire di Putin.

Questo intervento si inserisce invece nel quadro di relazioni internazionali precipitate velocemente, a causa dell’espansionismo NATO e del rifiuto di concordare qualsiasi politica di sicurezza con la Russia.

Infine, l’articolo conferma che, anche dopo il 24 febbraio, agenti della CIA presenti fisicamente in Ucraina hanno aiutato il suo esercito nelle operazioni militari, in pratica divenendo parte attiva del conflitto. Non in maniera molto differente da come lo è l’Italia, con droni che partono dalla base di Sigonella a scopo di spionaggio elettronico.

Siamo già in guerra, come ripetiamo da tempo, e diventa sempre più urgente rompere con i vincoli dell’imperialismo euroatlantico, che nel tentativo di mantenere la sua egemonia in crisi sta correndo in una spirale di riarmo e bellicismo che porteranno solo povertà e morte.

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