di Claudia Cernigoi
Egea Haffner, la “bambina con la valigia” della nota foto propagandistica (fatta scattare dallo zio prima della partenza per l’Italia), sarebbe stata nel “gruppo di quasi 30 mila persone prelevate dalle loro case di Pola dalle milizie del maresciallo Tito“.
Ecco. Se questa è l’informazione che passa sul web, hai voglia a non sentirti dare della “negazionista” quando spieghi cosa è successo veramente a Pola dal 1945 in poi.
Di fronte a cotante lapidarie affermazioni, false come una moneta da tre euro, non sappiamo neppure da che parte iniziare.
Diciamo soltanto che a Pola, nel 1946, l’amministrazione era britannica e non ancora jugoslava.
Non sapere nulla di storia, ma pontificare. Questo il prodotto della propaganda collegata all’istituzione del Giorno del ricordo: ciò che prima era patrimonio delle frange più retrive ed eversive dell’irredentismo con nostalgie fasciste, è oggi diventato verità storica rivelata, avallata dalle istituzioni ed anche da molti storici “antifascisti”.
L’articolo (link nei commenti) parla dell’arresto del padre di Egea, Kurt Haffner. Che “non è mai stato fascista“, ha dichiarato la figlia, e chissà, forse non aveva idee fasciste, semplicemente era inquadrato nel Corpo degli interpreti dell’Esercito della RSI e come tale lavorava per l’amministrazione nazista a Fiume nel periodo della “zona di operazione litorale adriatico“.
Forse ideologicamente non era fascista, certo da un punto di vista tecnico era un collaborazionista. Comprensibile il dolore della figlia per la perdita del padre in così tenera età, ma anche alcuni dei condannati a morte dal tribunale di Norimberga avevano dei figli.
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