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26/03/2024

Il naufragio della “barca delle spie” italiane e israeliane era una operazione ufficiale

Una targa commemorativa è stata dedicata nel corso di una cerimonia ufficiale ai due agenti dei servizi segreti italiani, Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi, deceduti nel tragico naufragio avvenuto un anno fa nelle acque del Lago Maggiore.

Questo gesto conferma ufficialmente che i due agenti italiani deceduti erano coinvolti in una missione operativa delicata e non erano presenti sul posto per partecipare “a una festa di compleanno tra colleghi italiani e del Mossad”.

Sull’imbarcazione il 28 maggio dello scorso anno infatti erano riuniti 21 agenti dei servizi segreti italiani e del Mossad israeliano. Ufficialmente per una “festa di compleanno”. Adesso sappiamo che invece era per una operazione congiunta dei servizi dei due paesi.

La barca affondò a una profondità di 16 metri, causando la morte di quattro persone, tra cui i due agenti dell’Aise, l’agente del Mossad Shimoni Erez, 54 anni e di Anya Bozhkova, 50 anni, moglie di Claudio Carminati, armatore e comandante della barca, sopravvissuto.

La conferma ufficiale del coinvolgimento dei due agenti in missione è giunta durante una cerimonia tenutasi il 22 marzo dedicata ai Caduti dei servizi di informazione per la sicurezza, come riportato sul sito governativo dedicato al sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica.

“Sono un funzionario della Presidenza del Consiglio” e “Faccio parte di una delegazione governativa israeliana”. Questo si erano limitati a dichiarare un anno fa ai magistrati gli agenti dei servizi segreti italiani e del Mossad testimoni del naufragio e che erano a bordo della ‘Gooduria’, la barca affondata nel Lago Maggiore.

La cerimonia ufficiale e l’ammissione che quella al Lago Maggiore finita tragicamente era dunque una operazione congiunta tra servizi segreti italiani e israeliani dice molte cose, ma non tutte, sulla collaborazione consolidata tra gli apparati del nostro paese e Israele oggi indagata alla Corte Internazionale di Giustizia per genocidio contro i palestinesi.

Una collaborazione che secondo molti osservatori è spesso sconfinata nella subalternità.

È interessante rammentare che a marzo dello scorso anno, due mesi prima del naufragio della barca delle spie italiane e israeliane, Netanyahu era stato in visita in Italia.

Un veterano del giornalismo italiano come Alberto Negri ci tiene a sottolineare che “L’8 marzo del 2023, praticamente un anno fa, il primo ministro israeliano Netanyahu è venuto a Roma e ha firmato una serie di accordi. Uno, il più importante, è passato praticamente inosservato: si tratta dell’appalto della cybersecurity dei nostri servizi ad Israele. Questo accordo non è piaciuto, al punto che il capo della cybersecurity Roberto Baldoni si è dimesso prima di doverlo firmare...”.

Esattamente un anno fa, a marzo 2023, Roberto Baldoni, si era dimesso dall’incarico di direttore dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale. Era stato messo lì dal governo Draghi nell’agosto del 2021.

“L’intensa cooperazione tra Italia e Israele nel campo della cybersicurezza, a livello sia istituzionale che privato, è un esempio virtuoso. Ma restano ancora molte opportunità da sfruttare nella sinergia tra i due governi e tra i due mercati“, ha dichiarato a ottobre Alon Bar, Ambasciatore d’Israele in Italia, inaugurando il Padiglione Nazionale Israeliano presso CyberTech Europe 2023, il più grande evento europeo dedicato alla cybersicurezza, organizzato in collaborazione con la Leonardo e giunta alla sua quinta edizione (MilanoFinanza).

Alla questione della cybersicurezza italiana affidata agli israeliani, Alberto Negri aggiunge poi un altro tassello: “L’Italia, attraverso l’Eni, è andata a firmare un contratto che deruba i palestinesi del proprio gas a Gaza in violazione delle convenzioni internazionali in materia”.

L’Eni, precisa Negri, avrebbe dovuto quanto meno sospendere l’appalto firmato in precedenza dopo l’inizio dell’operazione. “Questi due episodi di pubblico dominio non hanno innescato che labili proteste interne, ma ci danno la misura di quanto sia grande la subordinazione verso lo Stato di Israele.”

Sono tanti, troppi, gli episodi di questa subalternità della politica e degli apparati italiani a quella israeliana e forse sarebbe il momento di tirare fuori tutto, anche cosa fanno gli agenti del Mossad a spasso nelle città italiane, e magari di mettere fine a tutto questo.

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