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19/03/2024

“La guerra ormai è dentro l’Europa”. Preparatevi!

“È importante che tutti in Europa accettino l’evidenza che la guerra è ormai dentro l’Europa, non alla sua periferia”. Ad affermarlo è il ministro degli Esteri ucraino Kuleba in una intervista al Giornale. Con toni quasi apocalittici Kuleba ribadisce che “In Europa l’Era della pace è finita. L’Europa deve prepararsi a combattere. E i Paesi europei non lo sono”.

Dopo di che passa ai consigli per l’acquisto lamentando che non ci sono abbastanza munizioni nei magazzini e che l’industria bellica non ne produce abbastanza. Non ci sarebbero poi abbastanza veicoli corazzati, che da tempo non vengono prodotti a sufficienza. Non ci sarebbero “molte di quelle cose necessarie per avere successo in un conflitto”. “Dovete svegliarvi – aggiunge Kuleba – e capire che il modo migliore per scongiurare l’arrivo della guerra nelle vostre case è aiutare gli ucraini”.

Ma il ministro ucraino chiede di più. Non solo armamenti ma soldati europei e della Nato sul campo. Sposando la proposta di Macron di procedere all’invio di soldati in Ucraina, Kuleba suggerisce “Di smetterla di fare missioni di addestramento fuori dai confini, ma di farle qui”. A fare da controcanto a Kuleba arriva anche il primo ministro ucraino. “La guerra sta passando il punto di non ritorno in termini di conseguenze per il continente, dove nessun Paese rimarrà indenne se il conflitto non avrà un esito giusto”, ha detto il premier ucraino Denys Shmyhal.

In Francia il fremito bellicista scorre nei corridoi del ministero della Difesa. Al ministero delle Forze armate, nell’entourage di Sébastien Lecornu, difendono la posizione del presidente Macron : “Lo stato delle forze in Ucraina è molto preoccupante. Le osservazioni del presidente richiedono una scossa e dimostrano che siamo a un punto di svolta” scrive il sito di informazione Marianne.net.

“Ventidue dei nostri Stati membri fanno parte dell’Alleanza transatlantica, questo significa che la strategia per rafforzare l’industria europea della difesa è in stretto coordinamento con la Nato”, aveva detto a febbraio la presidente della Commissione europea Von Der Leyen “Abbiamo una forza militare congiunta che possiamo schierare per difendere i nostri valori e le nostre democrazie”.

La Commissione europea ha presentato martedì 5 marzo la strategia comune per l’industria della Difesa (Edis), uno punti cardine del programma di Ursula von der Leyen sull’aumento delle spese militari in Europa. La nuova strategia europea “sosterrà gli Stati membri non solo a spendere di più, ma a spendere meglio, insieme e in modo europeo”, ha affermato la Von der Leyen.

In Italia, per ora, il governo ha preso le distanze dalle ambizioni guerrafondaie di Macron sull’invio di truppe sul campo. “Non se ne è mai parlato in ambito Nato e non capiamo perché oggi si debba evocare uno scenario del genere, che avrebbe conseguenze pericolosissime, anche una terza guerra mondiale”, ha affermato il ministro degli Esteri Tajani.

Il ministro della Difesa Crosetto non ha nascosto le sue preoccupazioni per le esternazioni del presidente francese, e non solo. “Dovrebbe evitare dichiarazioni a effetto – come quella di mandare la Nato in Ucraina cercando di fare più bella figura. O evitare di dividersi in incontri a due o tre quando in Europa siamo in 27”.

“Se l’intelligence tedesca ha recapitato sulla scrivania del Cancelliere Scholz un corposo dossier sulle conseguenze di un’uscita repentina degli Usa dalla Nato, vuol dire che dobbiamo abituarci a ponderare l’impensabile ma, soprattutto, ad agire rapidamente ed efficacemente” avverte però la newsletter dell’Istituto Affari Internazionali.

Sarebbe dunque un errore confondere questa cautela del governo italiano con una linea diversa da quella dei guerrafondai europei come Macron, Von der Leyen, Tusk.

L’Italia, da Stato storicamente asservito a Washington – se non in rarissime occasioni – sta solo aspettando l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti per vedere quale sarà l’orientamento che prevarrà alla Casa Bianca sull’Ucraina. Se anche Washington dovesse scegliere la strada dello scontro diretto con la Russia, il governo italiano si arruolerebbe subito tra i “volenterosi guerrafondai” d’Europa.

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