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31/03/2024

Quattro italiani su dieci rinunciano a curarsi. Siamo alla sanità “per censo”

L’Italia rischia ormai una sanità sulla base del “censo”, dove chi ha i mezzi economici potrà garantirsi le cure mentre chi non dispone di un reddito adeguato non potrà curarsi. Il ventunesimo Rapporto ‘Ospedali e salute’ redatto dall’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) e dal Censis lancia un segnale allarmante che da tempo non è certo una novità.

Attualmente, già il 42% dei cittadini meno abbienti è costretto a rinunciare alle cure poiché, non riuscendo ad ottenerle nell’ambito del sistema pubblico, non ha i mezzi per rivolgersi alla sanità a pagamento. Anche le fasce economicamente più deboli sono spinte verso il privato non avendo accesso al Servizio Sanitario Nazionale a causa delle lunghe liste di attesa.

Il primo dato che emerge da un sondaggio Censis condotto su 2mila cittadini, è che il 47,7% degli utenti ha una percezione positiva del Servizio sanitario della propria regione: l’8,7% e il 39% ritiene che la sanità locale sia di un livello qualitativo ottimo o buono.

Il 28,1% esprime invece un giudizio di sufficienza e il 22,4% ritiene che il servizio sanitario nella propria regione sia ‘insufficiente’. Ma scomponendo il dato su basi geografica le valutazioni cambiano sensibilmente.

L’insufficienza del proprio Sistema sanitario regionale è rilevata solo dal 9,4% dei residenti nel Nord-Est contro addirittura il 35,2% degli utenti che vivono nelle aree del Mezzogiorno. Uno dei problemi maggiori restano le lunghe liste di attesa.

Di conseguenza negli ultimi 12 mesi, secondo il Rapporto Censis, il 16,3% delle persone che hanno avuto bisogno di rivolgersi ai servizi sanitari si è recato in un’altra regione, nell’ambito delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario.

La motivazione più ricorrente della mobilità sono appunto le lunghe liste di attesa nella Regione di appartenenza, afferma il 31% dei migranti sanitari. Ma c’è anche una quota del 34,9% che rinuncia e si rivolge alla sanità a pagamento (intesa come privato puro e intramoenia).

Nel 2023, il dato più grave riguarda però quel 42% di pazienti con redditi più bassi, fino a 15mila euro, che è stato costretto a procrastinare o a rinunciare alle cure sanitarie perchè è nell’impossibilità sia di accedere al Sistema Sanitario Nazionale sia di sostenere i costi della sanità a pagamento.

Il 36,9% degli italiani ha invece rinunciato ad altre spese per sostenere quelle sanitarie. Questo è avvenuto per il 50,4% tra i redditi bassi e per il 22,6% tra quelli alti. In audizione ieri alla Camera, il ministro della Salute Schillaci ha sottolineato che “I dati Istat del 2017 indicano che in Italia chi ha un titolo di studio superiore, e quindi guadagna di più, vive di più di chi ha un titolo di studio inferiore. Questo è inaccettabile“, ha detto, assicurando che “entro l’anno, dopo 17 anni, riusciremo a superare il tetto di spesa sulle assunzioni“.

Il rischio di una sanità ‘per censo’, ormai si va palesando piuttosto pesantemente nel nostro paese. Il segretario generale del Censis Giorgio De Rita ha sollecitato a trovare risposta più rapidamente: “È necessaria una accelerazione perché le tensioni sociali si stanno accumulando e questo non è un lusso che ci possiamo permettere“.

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