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27/03/2024

UE, la notte dei morti viventi

Ho rivisto di recente su YouTube il film cult di George A. Romero, “La notte dei morti viventi”. Quei personaggi orribili, i morti richiamati in vita da strane radiazioni, che si muovono come automi e sentono unicamente il richiamo del sangue e della carne umana, per procurarsi i quali si gettano in massa su qualunque persona viva si imbatta in loro, trasformandola a sua volta in uno zombie assetato di sangue, mi hanno ricordato, non so perché, gli attuali governanti europei che si apprestano alle elezioni e nel frattempo hanno deciso di preparare i cittadini all’inevitabile guerra contro la Russia, mentre continuano col loro sostanziale appoggio al regime genocida di Benjamin Netanyahu.

Quelle cui assistiamo impotenti sono in effetti scene grottesche che si svolgono a Bruxelles e nelle principali capitali europee, Roma compresa. Una sorta di film o commedia horror che pare diretta verso alcuni inevitabili finali, la soppressione del popolo palestinese e la guerra nucleare totale, due scenari fra di loro fortemente connessi e complementari.

Si tratta di persone totalmente prive del requisito della prudenza, recentemente messo in luce da Papa Francesco, e del quale dovrebbero essere provvisti tutti gli esseri umani, ma soprattutto quelli fra di essi che rivestono ruoli di responsabilità. Stiamo parlando di una classe dirigente mediamente semianalfabeta quanto arrogante, che costituisce la giusta immagine di un Occidente ormai giunto alla frutta, che pur di non prendere atto del proprio definitivo tramonto è disposto a distruggere completamente l’umanità e il pianeta.

Prima ancora che statunitense questa classe “dirigente” è europea. È dall’Europa del resto che hanno preso le mosse, poco più di cinquecento anni fa, il colonialismo, l’imperialismo, il saccheggio delle risorse del pianeta e la prassi del genocidio contro le popolazioni definite arretrate e primitive, dall’America Latina, all’Africa e all’Asia.

Ma il bastone del comando dell’Occidente che naufraga è ancora saldamente in mano agli Stati Uniti, che conducono il ballo e ancora meglio lo faranno quando Trump subentrerà al bollito Biden e rilancerà con ben maggiore lucidità ed energia la strategia destinata a salvaguardare la sopravvivenza della dominazione imperiale sul pianeta, destinata peraltro comunque a fallire.

L’immagine che danno di sé Macron e compagni è quella di una combriccola di dementi totalmente incapaci di intendere e di volere, di lugubri pagliacci autoreferenziali intenti a giocare irresponsabilmente col futuro di ciascuno di noi. In modo insopportabilmente tracotante continuano a ritenersi la culla della democrazia e dei diritti umani, mentre sempre meno hanno a che spartire con l’una e con gli altri.

Quanto alla prima, continuano a preparare una guerra che solo essi vogliono, non tenendo per nulla in considerazione la volontà della grande maggioranza dei cittadini europei. Quanto ai secondi, assistono imperturbabili, salvo qualche lamentazione di rito falsa quanto una banconota da sei euro, allo sterminio atroce del popolo Palestinese ed anzi vi contribuiscono, continuando a inviare armi a massacratori e genocidi e assecondandone le richieste in sede di Nazioni Unite, a cominciare dalla sospensione degli aiuti all’UNRWA.

In questo esercizio di insopportabile ipocrisia il governo di Giorgia Meloni non è secondo a nessuno e si nota sempre più evidente uno slittamento nella demenza conclamata, come dimostrato dalla grottesca reazione della premier ai rimbrotti di Conte. Tirandosi la giacca sulla testa la Meloni ha rivelato quanto costi, perfino a lei, mettere la faccia su una strategia politico-militare al tempo stesso genocida e suicida, quale quella oggi richiesta ai leader europei dal loro padrone di Washington.

Ma non c’è solo la destra a sostegno della guerra. Il PD, come dimostrano i suoi voti in sede europea e nazionale, è anch’esso ben fermo nel chiedere il passaggio all’economia di guerra.

Quest’ultima del resto presenta vari vantaggi per le oligarchie europee, quelle politiche e ancora più quelle economiche. In primo luogo allontana qualsiasi altra problematica che pure si era timidamente affacciata a ridosso della pandemia COVID, dalla cosiddetta transizione ecologica oramai in buona parte abortita al tema delle disuguaglianze sociali e dello strapotere dei monopoli. In secondo luogo consente l’unificazione dei vari settori del capitale, compresa la finanza e l’alta tecnologia, sotto l’egida dell’industria bellica, che pare loro la più atta a mietere grandi profitti a breve termine e ad elargire sostegno agli esponenti politici affini.

Unica controindicazione, oltre allo sperpero criminale di risorse che potrebbero essere destinati al benessere degli esseri umani, la prospettiva sempre più probabile del fungo atomico che si erge sinistramente all’orizzonte. Ma qui torna utile l’identità demenziale e da morti viventi di questa ignobile classe dirigente europea, che si eccita quando parla di morte, al pensiero dell’apocalisse bellica in versione nucleare. Contro la quale, ahinoi, si odono solo lamenti inarticolati mentre un’opposizione degna di questo nome continua a brillare per la sua assenza.

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