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21/03/2024

Missione Aspides nel Mar Rosso. Un pericoloso salto di qualità. Manifestazioni ne chiedono il ritiro

La missione Aspides rappresenta un triplice salto di qualità... verso la guerra, aggiungiamo noi.

Il “triplice salto di qualità” per l’Europa come potenza militare, viene sottolineato nella newsletter Affari Internazionali, pubblicazione dell’omonimo Istituto Affari Internazionali, uno dei think thank più importanti degli ambienti euroatlantici del nostro paese.

“Aspides rappresenta un salto di qualità. In primis perché risponde a una minaccia militare significativa per gli interessi europei” scrive Affari Internazionali.

In secondo luogo, “Aspides costituisce un progresso per l’Europa della difesa perché impiega le forze armate al servizio di una politica estera volta a proteggere gli interessi europei senza contribuire a una escalation in Medio Oriente”.

Inoltre, la missione è “un buon esempio di autonomia strategica europea in partnership con gli alleati anglosassoni e mondiali”.

Sulla postura bellica e i tempi di operatività della unità navali della missione Aspides ormai non ci sono ulteriori freni inibitori ma solo giochi di parole. “Il fatto che si tratti di una missione difensiva non vuol dire che non si spari, specie se l’alternativa è venire affondati, e ciò va chiarito nelle regole di ingaggio e assicurato in termini di sistemi d’arma. Le navi italiane, francesi e tedesche hanno già abbattuto alcuni droni Houthi”.

“Il mandato della missione è di durata annuale ma è chiaro che la presenza militare europea nel Mar Rosso va ben aldilà del 2024 ed è difficile prevedere cosa possa succedere in Medio Oriente in tale arco di tempo” esplicita Affari Internazionali.

Nessuno, sia esso un media di informazione o un parlamentare, ha mai sottolineato come i combattenti yemeniti abbiano sistematicamente precisato che i loro attacchi sono indirizzati solo a navi dirette o provenienti dal porto israeliano di Eilat e sono temporizzati fino alla cessazione dei bombardamenti e del genocidio israeliano contro i palestinesi a Gaza.

Solo dopo gli attacchi militari sul territorio yemenita da parte di Usa e Gran Bretagna (che avevano già le loro responsabilità nel sostegno ai sauditi nei dieci anni di guerra e fame subiti dalla popolazione yemenita negli anni scorsi, ndr), i combattenti yemeniti di Ansarallah hanno annunciato di aver esteso gli attacchi alle navi statunitensi e britanniche. Non solo, hanno anche smentito categoricamente di aver danneggiato i cavi sottomarini per le comunicazioni che viene invece sbandierata come minaccia alla sicurezza dell’Occidente.

Il registro navale che regola i passaggi nel Canale di Suez, dimostra infatti che non tutte le navi in transito verso o dal Mar Rosso vengono attaccate. Per esempio alla data del 21 gennaio di quest’anno sono transitate 47 navi, l’anno prima erano state 73. Quindi non tutte le navi vengono bloccate o costrette a deviare dalla loro rotta.

Dunque quella degli houthi yemeniti non è affatto una minaccia al traffico navale complessivo, ma una misura di pressione su Israele – e i suoi alleati – estremamente selettiva. A tal punto che se ne è lamentato anche il ministro della Difesa Crosetto alludendo al fatto che alcune navi vengono lasciate transitare ed altre no.

Rovesciando completamente la visione dei governi e dei mass media italiani ed europei, possiamo invece affermare che, inviando una flotta militare nel Mar Rosso nel quadro della missione europea Aspides, l’Italia si trova coinvolta nella guerra in corso nel Medio Oriente e diviene complice del genocidio israeliano in Palestina.

Se la popolazione di questo paese non ne appare ancora pienamente consapevole, Governo e Parlamento italiano ne sono invece totalmente responsabili, avendo votato a favore di questa nuova avventura militare che schiera l’Italia e l’Europa a fianco degli interessi israeliani e sollecita le ambizioni belliciste in crescita esponenziale dentro l’Unione Europea.

I comandi militari italiani ed europei hanno infatti colto l’occasione che aspettavano da tempo per intervenire militarmente in quello che definiscono il “Mediterraneo allargato”.

Si tratta di una concezione piuttosto estesa che comprende, oltre alle coste mediterranee, anche il Mar Nero (dove oggi infuria la guerra in Ucraina), il Mar Rosso e il Golfo Persico (dove si avvertono le conseguenze della guerra in Medio Oriente e del genocidio dei palestinesi), allargandosi all’Oceano indiano fino alle coste occidentali dell’India (dove incombe lo scontro tra Stati Uniti e Cina) e al golfo di Guinea nell’Africa occidentale. Questa vocazione bellicista è stata ratificata dalla Maritime Security Strategy dell’Unione europea del 10 marzo 2023, dove è previsto un “diretto impatto sulla sicurezza e la prosperità europea” e dove l’Ue “deve estendere la propria influenza con le navi dei paesi membri”.

Tra venerdì e sabato in diverse città italiane ci saranno le prime manifestazioni di piazza che chiedono il ritiro della flotta italiana dalla missione nel Mar Rosso

A Roma venerdì pomeriggio alle 18 in Piazza dei Consoli, nei pressi della sede del Comando Operativo Interforze (COVI), si terrà una prima manifestazione di aperta denuncia e opposizione alla missione Aspides. Nello stesso giorno è prevista una manifestazione in Piazza del Nettuno a Bologna alle 17:30. Sabato è stato annunciato invece un presidio-conferenza stampa a Pisa, alle 17:30 in Piazza XX Settembre.

“Affermiamo che la flotta militare italiana ed europea nel Mar Rosso va ritirata prima che gli eventi bellici diventino un ulteriore “fatto compiuto” e un nuovo fronte della guerra mondiale a pezzi che incombe sul Mondo” scrive nella convocazione una ampia coalizione di forze sociali, pacifiste, politiche e sindacali che nella Capitale si è data appuntamento venerdì pomeriggio nel popoloso territorio di Cinecittà dove ha sede il COVI” è scritto nell’appello di convocazione della manifestazione di Roma.

“Intendiamo dare vita ad una prima manifestazione per il ritiro dell’Italia dalla missione Aspides nel Mar Rosso e contro il coinvolgimento del nostro paese nelle guerre e nel genocidio in corso a Gaza. Oggi come ieri i fascisti al potere trascinano il paese nella guerra. Sono stati fermati allora, vanno fermati di nuovo adesso!”

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