di Carlo Musilli
Jean Claude
Juncker detiene due primati di segno opposto. In carica per oltre 18
anni, è stato il più longevo primo ministro al mondo fra quelli
democraticamente eletti. Un record notevole, ma che non potrà più
incrementare, visto che dalla settimana scorsa è anche il primo e finora
unico governante ad aver pagato le conseguenze del Datagate
internazionale.
Le sue dimissioni sono arrivate giovedì scorso
nelle mani di Enrico, Granduca di Lussemburgo. Si attende ora la
convocazione del voto anticipato, anche se la stampa locale dà quasi per
certo che si tornerà alle urne il 20 ottobre. I cristianodemocratici
del Csv - che guidano il governo insieme ai socialisti del Lsap -
potrebbero indicare come successore del decano dimissionario Viviane
Reding, attuale commissaria europea alla Giustizia. Juncker però, a 58
anni, non si sente ancora pronto per la pensione e ha già confermato di
volersi ricandidare. Servirà il placet del partito, ma sembra poco più
di una formalità.
Il Csv ha infatti ribadito di avere fiducia
nel proprio leader storico, nonostante sia stato travolto dall'accusa di
non aver vigilato sui servizi segreti (lo Srel), rendendosi addirittura
complice di vari abusi. Nell'ultima riunione di governo, d'altra parte,
l'ormai ex premier si è difeso con cipiglio, negando ogni
coinvolgimento e sostenendo che i mancati controlli sarebbero colpa
della commissione parlamentare competente. Il tutto senza dimenticare la
sua solita ironia: "Se sudo, non è perché ho paura - ha detto - è che
qui fa caldo".
In realtà Juncker aveva sfidato i 60 deputati a
sfiduciarlo in Parlamento ("se dovete votare, votate"), pensando di
poter contare ancora sull'appoggio dei socialisti, che insieme ai
cristianodemocratici hanno in tasca 39 seggi. Sarebbe stato il secondo
voto di fiducia in un mese, cosa mai accaduta in Lussemburgo dal 1848,
anno dell'indipendenza. Gli alleati hanno però invitato il Premier ad
assumersi le proprie responsabilità, chiedendo le elezioni anticipate.
A
ben vedere, in effetti, le accuse nei confronti di Juncker sono
diverse. Non si tratta solo delle consuete intercettazioni illegali
(caso scoppiato negli Stati Uniti che ha già prodotto metastasi in
Francia). Secondo il rapporto parlamentare che ha inchiodato il primo
ministro, i servizi lussemburghesi avrebbero agito come una "struttura
di polizia segreta" e corrotta, organizzando missioni fuori dal proprio
mandato e facendo affari perfino attraverso la compravendita di
automobili pagate con soldi pubblici.
Pur essendo a conoscenza
di queste pratiche, Juncker - la cui testimonianza involontaria è stata
ottenuta in stile 007, con orologi-registratori - non ha denunciato
alcunché. Anzi, alcuni quotidiani hanno ipotizzato che il premier abbia
usato le informazioni ottenute illegalmente in modo da ottenere benefici
per sé e per il partito. Si è parlato perfino di un falso dossier con
accuse di pedofilia contro il procuratore generale, reo di voler
indagare su una serie di attentati compiuti a metà degli anni Ottanta.
L'indagine
è iniziata con la pubblicazione sulla stampa di una conversazione
risalente al 2008 fra Juncker e Marco Mille, all’epoca responsabile dei
servizi. Nella registrazione Mille confessava che alcuni dei suoi uomini
avevano intercettato il Granduca Enrico, il quale sarebbe stato in
contatto con i servizi segreti britannici.
Lo scandalo c'è, non
si può negare. Ma è davvero questa la fine politica del super-decano
Jean Claude? Probabilmente no. Juncker è ancora popolare, soprattutto
fra i giovani. Certo, il corpo elettorale non è dei più vasti e per
spostare gli equilibri basta che cambi idea l'equivalente di un
quartiere di una città italiana. L'intera popolazione del Lussemburgo
supera di poco il mezzo milione di persone (per intenderci, circa un
quinto di quelle che vivono a Roma).
E tutto si può dire meno
che se la passino male: secondo il Fondo Monetario Internazionale, la
minuscola monarchia parlamentare è al primo posto nella classifica del
Pil pro capite (82.700 euro l'anno nel 2011, contro una media di 28.300
nell'Eurozona e di 26 mila in Italia). A fare la fortuna del Lussemburgo
è il sistema bancario, specializzato nella gestione dei fondi
d'investimento e gelosissimo custode d'ogni informazione. La strenua
difesa del segreto ha fatto del Paese una delle mete preferite per chi
ha enormi capitali da parcheggiare all'estero.
Benessere a
parte, anche prima dell'ultimo scandalo a Juncker era capitato di
ricevere critiche dai suoi facoltosi connazionali. L'accusa più
frequente era di dedicare più energie all'Europa che al Paese. Già,
perché quella di Jean Claude è una delle facce più note in ambito
internazionale, a Bruxelles e non solo. Dal 2005 al gennaio scorso è
stato presidente dell'Eurogruppo (il primo a ricoprire la carica in modo
permanente). In precedenza era stato governatore del Fondo Monetario
Internazionale e responsabile della Banca europea per la ricostruzione e
lo sviluppo. Il suo nome era circolato per la presidenza sia
della Commissione europea sia del Consiglio Ue.
Nonostante la
maggior parte dei suoi impegni fosse oltreconfine, Juncker è riuscito a
farsi eleggere ininterrottamente dal 1995 in poi. Quando esordì alla
guida del governo, in Francia era ancora al potere François Mitterrand e
il cancelliere tedesco era Helmut Kohl. Qui da noi, invece, la discesa
in campo del Cavaliere era già vecchia di un anno.
Fonte
Un articolo da far leggere a tutti quelli convinti che il sistema politico di merda sia appannaggio della sola Italia...
Nessun commento:
Posta un commento