L'Egitto è un fiume in piena di notizie e smentite, tentativi di
mediazione e un bilancio dei morti che continua a salire. La rabbia dei
sostenitori di Morsi non si placa: questa mattina il Cairo è teatro
di una marcia di protesta a cui hanno preso parte migliaia di
manifestanti, diretti verso una base militare della capitale. Partiti
dalla moschea Rabaa al-Adawiya, chiedono la fine delle violenze delle
forze militari e il ritorno al potere del loro presidente, oggi agli
arresti.
Un portavoce dell'esercito ha fatto sapere che le forze armate erano a
conoscenza della marcia e che hanno ordinato ai manifestanti di non
avvicinarsi alla base. Un ordine per ora ignorato dai sostenitori dei
Fratelli Musulmani e che potrebbe portare ad ulteriori violenze.
Intanto, si continua a morire a Port Said: ieri gli scontri tra
oppositori e sostenitori del deposto presidente islamista si sono
conclusi con altro sangue. Tre morti e circa 30 feriti, secondo i
dati forniti dal Ministero della Salute. Due delle vittime sarebbero
state colpite da proiettili, una terza è morta tra le fiamme di un
negozio incendiato perché di proprietà - presunta - di un membro della
Fratellanza.
E le proteste - e quindi le violenze - non sono destinate a concludersi: i
fedelissimi di Morsi hanno chiamato ad una nuova manifestazione "da un
milione di persone" per domani, martedì 30 luglio. Già per stasera è
prevista una marcia verso le sedi delle forze armate in tutto l'Egitto
per mostrare sdegno per l'uccisione di decine di manifestanti nei
giorni scorsi. "Chiamiamo un milione di persone a marciare martedì per
'i martiri del golpe' e gli egiziani a scendere nelle piazze e nelle
strade per la loro libertà e dignità, usurpata da un colpo di Stato
sanguinoso", si legge nel comunicato dell'Alleanza Anti-Golpe dei gruppi
islamisti.
E mentre gli Stati Uniti continuano a tentennare, si muove a piccoli
passi l'Unione Europea: l'Alto Rappresentante agli Affari Esteri,
Catherine Ashton, farà oggi visita al Cairo per una serie di incontri
con le autorità egiziane. La Ashton incontrerà il "burattinaio" della
crisi, il capo dell'esercito al-Sisi, il presidente ad interim Mansour e
alcuni rappresentanti del partito Giustizia e Libertà, braccio politico
della Fratellanza Musulmana.
Una visita che giunge insieme alla notizia dell'arresto di altri due
membri del partito Wasat, affiliato al governo dei Fratelli Musulmani:
si tratta del leader del partito, Aboul Ela Madi, e del suo vice, Essam
Sultan, entrambi ricercati dalla magistratura e arrestati al Cairo.
Saranno portati nella stessa prigione dove è detenuto Mubarak. E dove è
detenuto il suo successore Morsi, vittima dello stesso destino
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