Washington, Londra e Parigi stringono i rapporti con i leader politici
dell'opposizione siriana e rappresentanti dell'Esercito libero siriano
(Els) sono attesi nei prossimi giorni negli Usa e in Francia. Parlano
però all'interlocutore più debole tra le forze impegnate contro il
governo di Damasco e il presidente Bashar Assad. Debolezza resa evidente
dall'incapacità dei reparti agli ordini del «capo di stato maggiore»
Salim Idriss di rispondere (come avevano minacciato) all'assassinio di
un loro comandante militare, Kamal Hamami, compiuto dai qaedisti dello
Stato Islamico in Iraq e nel Levante (Siil) nella zona di Latakiya. I
ben addestrati combattenti dello Siils e gli alleati del Fronte al Nusra
sono troppo forti per l'Els.
Ora però i qaedisti devono fare
i conti con un avversario formidabile, i curdi, decisi a trasformare in
sovranità reale il controllo che hanno di parte del nordest della
Siria.
La battaglia che da giorni si combatte a Ras al Ayn,
sul confine con la Turchia, nella provincia di Hasakeh, nei villaggi di
Tal Alo, Karhuk, Ali Aga e Khrab Bajar, nella regione di Jal Agha, tra
miliziani curdi del Partito dell'Unione Democratica (Pyd) e quelli del
Fronte Al Nusra e dello Siis (43 morti sino a ieri), è chiaramente volta
al controllo del territorio e di giacimenti petroliferi vitali per
assicurare economia alle aree strappate al controllo del governo
centrale. Si moltiplicano in queste ore le notizie sull'intenzione dei
curdi di procedere a una «proclamazione di autonomia» nei distretti che
da oltre un anno le forze governative hanno intenzionalmente
abbandonato, per concentrare lo sforzo bellico sulle grandi città:
Damasco, Aleppo, Homs, Hama.
Il Pyd ieri ha annunciato la creazione di un consiglio indipendente nelle regioni a maggioranza curda.
Una mossa alla quale l'opposizione politica siriana e l'Esl non sono in
grado di opporsi politicamente e militarmente, mentre la Turchia,
brutale avversaria dei curdi, lancia pesanti avvertimenti, sapendo che
il Pyd è strettamente legato al suo nemico: il Partito dei lavoratori
del Kurdistan (PKK).
«Per un anno siamo stati da soli nei nostri
territori. La gente vuole un qualche tipo di amministrazione per
risolvere i problemi della vita quotidiana», ha spiegato Saleh Muslim,
il capo del Pyd, aggiungendo che si terranno elezioni nelle aree curde
nel giro di tre-quattro mesi. «Questa amministrazione sarà come un
governo provvisorio», ha aggiunto da parte sua un portavoce del Pyd,
Nawaf Khalil, «dobbiamo proteggere i nostri confini e la nostra gente,
dobbiamo fare qualcosa per migliorare la situazione economica».
Rispondendo alle domande del quotidiano arabo al Hayat, un altro
funzionario curdo ha detto che l'amministrazione autonoma lavorerà sulla
base dei servizi di istituzioni già esistenti, come la forza di polizia
curda e le Unità di Protezione Popolare (50.000 uomini).
Le
nuove «amministrazioni» dovrebbero inoltre beneficiare dei proventi del
petrolio, dal momento che i curdi controllano più della metà di tutti i
pozzi siriani, tra cui quello di al-Rmeilan. In sostanza sarà seguito il
modello adottato sul terreno dai curdi iracheni durante il periodo
delle sanzioni internazionali imposte contro il regime di Saddam
Hussein.
L'unico vero ostacolo a questo «progetto di
autonomia», viene dalle stesse formazioni politiche e militari curde,
sempre in lotta tra di loro. Il Pyd vuole che le sue milizie diventino
le «forze armate» ufficiali, assorbendo i combattenti di altri partiti.
Un punto sul quale non c'è accordo.
Sviluppi che hanno fatto
suonare l'allarme in vari «quartieri generali», ma non a Damasco dove
Assad sa che lasciare spazio ai curdi significa aggravare i contrasti
tra i suoi oppositori. In ogni caso le truppe governative non appaiono
in grado di riprendere quelle aree del Paese nonostante i progressi
delle ultime settimane. Invece i ribelli dell'Esl si oppongono a
un'entità curda separata che, peraltro, darebbe non pochi problemi a uno
dei loro principali alleati e finanziatori, il premier turco Erdogan.
Non
tutti ad Ankara però concordano sul «pericolo curdo». Per Birol Akgun
del Centro di studi strategici (Sde), una regione autonoma curda in
Siria non rappresenta un rischio per la Turchia, al contrario potrebbe
divenire una zona cuscinetto per evitare che gli scontri in corso in
Siria sconfinino in territorio turco.
I curdi non sono gli unici che si preparano a compiere mosse sul terreno. Secondo
il quotidiano saudita Asharq Al-Awsat, Al-Qaeda annuncerà uno Stato
islamico nel nord della Siria nei primi giorni di agosto, al termine del
mese di Ramadan. I punti di frontiera di Bab el-Hawa e Harem sono gli
obiettivi principali dei qaedisti, per controllare armi e rifornimenti
di munizioni e per incassare fondi dalla vendita di contrabbando del
petrolio.
Fonte
La Siria si candida a diventare la Jugoslavia del Medio Oriente.
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