di Michele Paris
Le indagini condotte dalle autorità di polizia americane dopo
l’attentato alla maratona di Boston del 15 aprile scorso continuano a
sollevare numerosi interrogativi e risultano caratterizzate da un
costante tentativo di occultare l’inquietante realtà che sembra
nascondersi dietro le esplosioni che provocarono 3 morti e centinaia di
feriti. I sospetti per una probabile colossale operazione di
insabbiamento in corso sono tornati ad emergere in questi giorni dopo
l’intervento dell’FBI per bloccare la pubblicazione dei risultati
dell’autopsia condotta sul corpo di un giovane ceceno amico di Tamerlan
Tsarnaev, il maggiore dei due fratelli accusati dei fatti di Boston.
Nel
pressoché totale disinteresse dei principali media d’oltreoceano per
una vicenda dai molti lati oscuri, i medici legali di un laboratorio di
Orlando, in Florida, martedì hanno fatto sapere di essere stati invitati
dall’FBI a non divulgare l’esito dell’autopsia relativa a Ibragim
Todashev, poiché la sua morte, avvenuta il 22 maggio nel suo
appartamento, è tuttora al centro di un’indagine interna della polizia
federale statunitense.
Il 27enne Todashev era stato infatti
ucciso proprio da agenti dell’FBI nella sua abitazione durante un
interrogatorio in relazione alle bombe di Boston. I resoconti dei
giornali americani sull’accaduto nell’appartamento di Orlando in cui
risiedeva sono stati estremamente confusi negli ultimi tre mesi.
Inizialmente, la sua morte sembrava essere dovuta all’iniziativa di uno o
più agenti, i quali avevano sparato al giovane come autodifesa dopo che
quest’ultimo aveva cercato di assalirli. Quale arma Todashev avesse
impugnato non appare del tutto chiaro, visto che i giornali hanno
parlato alternativamente di un coltello, di una “spada da samurai”, di
un bastone di metallo e, addirittura, di un manico di scopa, mentre
altri avevano sostenuto invece che la vittima fosse disarmata.
Il Washington Post,
a sua volta, pochi giorni dopo i fatti, aveva scritto che, prima
dell’esecuzione e dopo circa otto ore di interrogatorio, tutti gli
agenti dell’FBI presenti avevano abbandonato l’appartamento tranne uno
che avrebbe poi sparato a Todashev. Per quanto è noto finora, nessuno
degli agenti coinvolti nella vicenda è stato arrestato o incriminato per
questo omicidio.
Il rapporto ufficiale dell’FBI, pubblicato lo
stesso 22 maggio, attribuiva semplicemente la morte di Todashev al
risultato di uno scontro violento con gli agenti scatenato dalla stessa
vittima. Qualche giorno più tardi, dalla Russia il padre di Todashev
aveva organizzato una conferenza stampa mostrando delle fotografie del
figlio dopo l’autopsia. In esse appariva evidente il segno di un colpo
di pistola alla testa da distanza ravvicinata “in stile mafioso”,
sparato quando il giovane giaceva sul pavimento per assicurarsi della
sua morte.
Prima dell’interrogatorio con l’FBI, Todashev aveva
inoltre confidato alla sua co-inquilina, Tatiana Gruzdeva, di temere per
la propria vita. Todashev, in ogni caso, aveva collaborato con i
federali nelle settimane precedenti, rimandando anche un viaggio in
Cecenia per parlare con l’FBI in relazione ai fratelli Tsarnaev e
all’attentato di Boston. Alla stessa Gruzdeva, nel frattempo, è stato di
fatto impedito di discutere con i media dell’accaduto, visto che
recentemente è stata arrestata e nei suoi confronti è iniziata la
procedura di espulsione dagli Stati Uniti.
I
particolari emersi legittimano dunque il sospetto che Ibragim Todashev
sia stato messo a tacere perché in possesso di informazioni che
avrebbero potuto rivelare i legami tra l’apparato della sicurezza
nazionale americano e Tamerlan Tsarnaev, i cui rapporti con il
fondamentalismo ceceno che combatte il governo russo si intrecciavano
forse con le operazioni segrete condotte dagli USA. Oppure, lo stesso
Todashev, così come Tsarnaev, poteva essere anch’egli legato
all’intelligence statunitense, la quale utilizzava i due ceceni per i
propri obiettivi.
Secondo quanto riportato a maggio dalla NBC,
infatti, funzionari anonimi del governo americano avrebbero affermato
che Todashev aveva un qualche legame con i ribelli ceceni, mentre il Boston Globe
qualche giorno fa ha raccolto il parere di alcuni esperti che avevano
definito “senza ragione” apparente la concessione nel 2008 dell’asilo
politico negli USA allo stesso 27enne ucciso dall’FBI in Florida.
Le
attività di destabilizzazione del governo americano tramite il sostegno
clandestino alla guerriglia cecena sono d’altra parte risapute, così
come è provata la presenza di militanti ceceni in Siria a fianco dei
“ribelli” anti-Assad che ricevono l’appoggio finanziario e militare
dagli Stati Uniti e dai loro alleati.
Ulteriori dubbi sulla vicenda sono poi emersi la settimana scorsa in seguito alla pubblicazione sul New York Times
di un devastante atto d’accusa contro le autorità di polizia americane.
Queste ultime, infatti, avevano sistematicamente boicottato le indagini
su un triplice omicidio avvenuto nel settembre del 2011 a Waltham, in
Massachusetts, tra le cui vittime figurava un amico intimo di Tamerlan
Tsarnaev.
L’indagine del NYT ha messo in luce come il
maggiore dei fratelli Tsarnaev non fosse nemmeno stato interrogato
all’indomani degli omicidi nonostante le altre perone sentite dalla
polizia in merito ai fatti avessero inequivocabilmente testimoniato dei
rapporti di amicizia tra Tamerlan e una delle tre vittime, Brendan Mess.
Tamerlan
Tsarnaev, inoltre, era un assiduo frequentatore dell’appartamento di
Mess, dove furono ritrovati i corpi e la cui porta di ingresso non
presentava alcun segno di scasso. I loro amici hanno anche descritto sia
all’FBI che ai media che in questi quasi due anni Tamerlan Tsarnaev non
si era nemmeno presentato ai funerali di Mess e, durante le successive
discussioni sul suo assassinio, non aveva mostrato alcuna emozione,
giungendo in alcune occasioni anche a scherzare sull’accaduto.
Come
se non bastasse, svariati mesi prima degli omicidi di Waltham, Tamerlan
Tsarnaev era stato segnalato all’FBI e alla CIA dai servizi di
sicurezza russi e sauditi, i quali avevano fornito informazioni “molto
precise” sui suoi rapporti con l’estremismo jihadista, aggiungendo
oltretutto che possibili attentati erano in preparazione in una delle
più importanti città degli Stati Uniti.
Ciononostante, oltre a
non essere stato disturbato dalla polizia dopo i tre omicidi in
Massachusetts, Tsarnaev ha potuto recarsi liberamente in Daghestan e in
Cecenia nel gennaio del 2012 e rientrare sei mesi più tardi negli Stati
Uniti pur essendo inserito su una lista di possibili sospettati di
legami con il terrorismo internazionale.
L’FBI, da parte sua, ha
sempre sostenuto di avere condotto indagini scrupolose sulla famiglia
Tsarnaev dopo le segnalazioni di Russia e Arabia Saudita ma che non
erano emersi elementi per un’incriminazione. L’unico errore ammesso
dall’FBI sarebbe stato perciò quello di non avere informato dei
precedenti di Tsarnaev le forze di polizia locali e dello stato del
Massachusetts, vale a dire un’innocente omissione - accettata sia dai
media che dai politici di Washington - che nasconde con ogni probabilità
le manovre segrete del governo e i rapporti a dir poco ambigui
intrattenuti con gli autori dell’attentato di Boston.
I rapporti
tra le agenzie del governo USA e i membri della famiglia Tsarnaev non
sono comunque limitati ai fatti appena esposti. Alcune rivelazioni
apparse sui media americani nelle settimane successive all’attentato di
Boston avevano mostrato come Ruslan Tsarni, zio di Tamerlan e Dzhokhar
Tsarnaev, avesse fondato nel 1995 il cosiddetto Congresso delle
Organizzazioni Internazionali Cecene (CCIO), verosimilmente uno
strumento della CIA per fornire armi ai ribelli della repubblica
autonoma russa nel Caucaso.
La
sede del CCIO risultava essere presso un indirizzo di Rockville, nel
Maryland, corrispondente all’abitazione di Graham Fuller, vice-direttore
del Consiglio per l’Intelligence Nazionale della CIA durante la
presidenza Reagan e agente segreto operativo in molti paesi, tra cui
Afghanistan, Yemen e Arabia Saudita, prima di lasciare ufficialmente
l’agenzia nel 1988 a causa del suo coinvolgimento nello scandalo
Iran-Contras. A conferma dei legami tra Tsarni e Fuller, entrambi hanno
poi confermato che la figlia di quest’ultimo era stata sposata con lo
zio dei fratelli Tsarnaev negli anni Novanta.
Contrariamente alla
versione ufficiale - che definisce i fratelli Tsarnaev come due
individui isolati e disturbati, passati attraverso un processo di
radicalizzazione autonomo e impossibile da individuare - gli accusati
dell’attentato alla maratona di Boston erano ben noti da tempo alle
autorità di polizia americane, come quasi sempre è accaduto da un
decennio a questa parte in occasione di episodi simili sventati o
portati a termine.
Dietro all’apparenza di errori inevitabili o
della mancanza di comunicazione tra i vari organi della sicurezza
nazionale, sembra nascondersi dunque anche dietro ai fatti di Boston una
realtà ben diversa. Una realtà, cioè, che potrebbe rivelare la
doppiezza del governo americano nei confronti dei gruppi estremisti
indicati da oltre un decennio come nemici giurati degli Stati Uniti e
che, secondo le necessità, vengono invece utilizzati per i propri fini
strategici, finendo talvolta per sfuggire di mano alle agenzie
incaricate di gestirne i rapporti, con conseguenze tragiche come la
strage alla maratona di Boston.
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