L'indagine sull'America's Cup è solo l'ultima tegola sul sindaco
della rivoluzione arancione. E l'ex magistrato reagisce in modo simile
ai suoi vecchi "clienti" di quando indossava la toga. Evoca la giustizia
a orologeria, parla di "procedimenti politici" e proclama che non si
farà condizionare "né dalla camorra né dalla magistratura". Storia di
una metamorfosi
E’ una questione vecchia come il cucco, quella del radicale che
quando conquista il potere diventa conservatore e parla come un
conservatore. Ma da sola non basta a spiegare certe acrobazie verbali di Luigi de Magistris, che da quando – sia indirettamente che in prima persona – è finito nel mirino della Procura napoletana, si esprime con toni e linguaggi simili a quelli dei suoi indagati eccellenti quando era pm a Catanzaro
e affondava le mani nel verminaio degli intrecci tra politica,
imprenditoria, magistratura e massoneria. Alla metamorfosi del
linguaggio concorre anche il carattere aspro e sanguigno del sindaco arancione di Napoli.
Persona schietta, sincera, umorale, che non le manda a dire,
impossibile da tenere a freno anche per i più stretti collaboratori e
addetti alla comunicazione.
I primi segnali di nervosismo si verificano dopo il sequestro dell’ex Italsider di Bagnoli.
Aprile 2013, inchiesta del pm Stefania Buda, indagini sulla mancata
bonifica di un’area zeppa di veleni. Inchiesta peraltro nota a de
Magistris, sentito come testimone nel novembre del 2011. Il sindaco
lascia passare alcuni giorni, poi in consiglio comunale fa trapelare la
sua irritazione per la tempistica del provvedimento: “Alcune
intercettazioni risalgono al 2007, addirittura qualche atto è del 2003.
Mi chiedo: perché si è aspettato tanto?”. E’ una polemica sottile,
afferrata al volo da chi ricorda che nelle intenzioni della giunta
arancione Bagnoli avrebbe dovuto essere la location dei preliminari
della Coppa America e che l’idea è tramontata perché
nessuno se l’è sentita di assumere questo ‘rischio’ con la graticola
delle lunghe e imprevedibili indagini in corso. Senza dimenticare che il
provvedimento giudiziario può segnare la fine di Bagnolifutura spa, la
partecipata dove de Magistris ha piazzato come presidente uno dei suoi
uomini migliori, l’ex magistrato Omero Ambrogi.
Passa poco più di un mese e a metà maggio la Procura apre il filone ‘buche
stradali’. Il pm è sempre la Buda. Che invia un avviso di garanzia con
invito a comparire per il sindaco e per l’assessore alla Viabilità Anna
Donati. La rete viaria di Napoli è un groviera e la Procura ipotizza omissioni d’atti d’ufficio per non aver destinato i soldi dei grandi eventi – due edizioni di America’s Cup, la tappa inaugurale del Giro d’Italia
– per tappare le buche. De Magistris lascia trapelare parole durissime,
riportate da ‘Il Mattino’ come provenienti ‘da ambienti vicini al
sindaco’: “Un procedimento politico. Ma come si fa a
trasformare un interrogatorio in un dibattito su come spendere i soldi?
La Procura non può determinare le priorità politiche di
un’amministrazione”.
Parole che assomigliano sinistramente a una
vecchia interrogazione dell’ex senatore di An Ettore Bucciero contro le
indagini di de Magistris in Calabria, accusato di “deliberata
determinazione di colpire con lo strumento giudiziario settori della
vita pubblica dei quali non condivide le scelte politiche”. La frase
sulle “indagini politiche” viene sostanzialmente attribuita a de
Magistris (che mai la smentirà). E il procuratore capo di Napoli Giovanni Colangelo
si sente in dovere di replicare: “Non ci sono finalità o obiettivi
politici, solo doverosi accertamenti nel pieno rispetto delle regole”.
Il feeling con gli ex colleghi di toga – de Magistris è stato sostituto procuratore a Napoli negli anni a guida Agostino Cordova
– si è ormai rotto. E quando le inchieste toccano i più stretti
collaboratori del sindaco, il fratello Claudio e il capo di gabinetto
Attilio Auricchio, il primo cittadino si lascia andare senza freni. Sei
giugno 2013, scoppia la bomba America’s Cup. La Finanza, coordinata dai
pm Arlomede e Bottino, entra a Palazzo San Giacomo e ne esce con il
computer di Auricchio e i verbali di perquisizione degli uffici di Claudio de Magistris (fratello del sindaco) e di altri funzionari municipali. Si procede per turbativa d’asta,
il primo cittadino non risulta indagato. Quando il Riesame dissequestra
il computer di Auricchio “per assoluta carenza di motivazioni nel
decreto”, de Magistris commenta come uno che vuole togliersi i sassolini
dalle scarpe: “Si sono presi tutte le carte più riservate dell’ufficio
di diretta dipendenza del sindaco, cioè quello del capo di gabinetto,
dunque mi sarei aspettato una motivazione, ma questa motivazione non
c’era. Si è disposto un provvedimento – di quel tipo e di quella portata
così spettacolare – pare senza un briciolo di motivazione. E’ un fatto
molto grave perché, per altro, sono andati a disposizione di tante
persone anche atti molto riservati relativi alla vita politica e
amministrativa del sindaco di Napoli”.
La Procura reagisce rinnovando il sequestro e scrivendo un capo di imputazione dettagliato. Accusando
de Magistris, il governatore Caldoro e l’ex presidente della Provincia
Cesaro di turbativa d’asta per aver scelto senza gara nell’Unione
Industriali il partner privato in ‘America’s Cup Napoli’ (la società
di scopo per organizzare l’evento). Il sindaco, che poche settimane
prima minacciava querele a chi lo avesse tirato in ballo dicendo “di non
essere direttamente coinvolto”, scopre così di essere di nuovo
indagato. E protesta. “Mi
sento ingiuriato. La magistratura è autonoma ma anche la politica è
autonoma, io non mi faccio condizionare né dalla camorra né dalla
magistratura né nel mio lavoro”. Accostamento infelice che suscita la protesta dell’Anm. E qualcuno si chiede: il de Magistris pm come commenterebbe le uscite del de Magistris sindaco indagato?
Fonte
Ecco come vanno a finire i movimenti che pretendono di rivoluzionare i sistemi da dentro...
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