Secondo l'Arpa all'interno dei contenitori non c'erano solo americio e stronzio. L'impianto è sorvegliato speciale da due anni, mentre alcuni mesi fa dagli impianti era fuoriuscito liquido radioattivo
Nella vasca di stoccaggio dell’impianto nucleare Eurex di Saluggia (Vercelli), dove qualche mese fa sono state riscontrate due fessure dalle quali fuoriusciva liquido radioattivo oltre all’americio e allo stronzio, è presente anche il plutonio. Sono i risultati delle ultime analisi eseguite dall’Arpa Piemonte, di concerto con la Sogin,
sui sedimenti contenuti nella vasca. Una situazione non proprio
rassicurante per i cittadini dei comuni limitrofi e l’ennesima tegola
che si abbatte sulla Sogin, la società di Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. L’impianto di Saluggia è un sorvegliato speciale da circa due anni, quando si è scoperto che i liquidi presenti nella vasca di stoccaggio in questione non potevano essere scaricati nella vicina Dora Baltea poiché il livello di radioattività delle acque contenute superava determinati livelli stabiliti dall’Ispra.
Ora l’Arpa
certifica drammaticamente tale rischio, evidenziando che i sedimenti
presenti nel WP719 (la vasca di stoccaggio) “per la loro composizione e
le concentrazioni riscontrate dovranno essere gestiti come rifiuti
radioattivi” si legge nelle considerazioni conclusive dell’agenzia
regionale per la protezione ambientale. Considerazioni che preoccupano molto i residenti della zona. “E’ dunque evidente purtroppo – commenta Paola Olivero,
consigliere del Comune di Saluggia – come l’aver segnalato la cosa mesi
fa fosse tutt’altro che un inutile allarmismo. Fino ad oggi si è
cercato di minimizzare sull’ipotesi che all’origine dell’anomalia,
dichiarata dalle autorità competenti, si possa essere verificato un
incidente. Certo è che l’anomalia ha portato quella vasca ad essere
utilizzata per uno scopo non previsto, ovvero contenere del materiale
nucleare che dovrà essere rimosso con un preciso piano operativo
approvato dall’Ispra. Di fatto la vasca parrebbe essere stata utilizzata
come un deposito a cielo aperto, benché i fatti abbiano dimostrato che
non aveva le caratteristiche idonee a svolgere tale funzione”.
Preoccupa, e non poco, anche la collocazione della vasca in questione,
posizionata in un’area a forte edificazione e transito di mezzi pesanti,
che provocano forti vibrazioni, trovandosi nei pressi del cantiere dove
stanno costruendo un nuovo deposito nucleare. La vasca inoltre si trova
lungo il corso del fiume, in prossimità dei pozzi dell’acquedotto del
Monferrato che serve oltre cento comuni.
“Inoltre – rimarca
la Olivero – in un documento del 16 aprile 2013, Sogin afferma che
durante lo svuotamento della piscina Eurex, nel WP719 fu trasferito un
quantitativo di radioattività ‘non più trascurabile’. Nello stesso
documento Sogin afferma che il contenuto radiologico del WP719 era
comunque noto. Dunque, ci chiediamo se Sogin scrisse una frase di
circostanza per tranquillizzare la popolazione oppure se sapesse fin dal
2008 che era presente anche del plutonio nella vasca. Non insinuo
nulla, sarebbe invece importante fare chiarezza”.
Al fattoquotidiano.it, all’indomani della scoperta delle due fessure, Davide Galli,
il responsabile disattivazione impianti e centrali del nord Italia per
la Sogin, aveva rilasciato dichiarazioni tranquillizzanti: “Facendo dei
lavori di scavo – spiegò nell’aprile scorso – si sono aperte queste due
fessurazioni, e si è visto un trasudamento che ha bagnato il terreno
circostante. Ci sono deboli segni di contaminazione ed il fenomeno è
circoscritto. Ora dobbiamo svuotare la vasca e poi pulire il fondo.
L’evento che comunque si è verificato è assolutamente irrilevante”. Una
situazione delicata tanto che il responsabile per la Sogin del sito
Eurex di Saluggia, Michele Gili, sarebbe stato richiamato urgentemente dalle ferie. Inoltre, secondo alcune fonti, è in corso, sotto il diretto controllo di Ispra,
una nuova campagna di prelievi dal centro della vasca, per accertare la
presenza o meno di zone molto più radioattive di quelle già
individuate. Forse la situazione non è poi così tranquilla.
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