A pochi giorni dalle manifestazioni di venerdì e dagli scontri tra
sostenitori e oppositori dell'ex regime dei Fratelli Musulmani -
violenze che hanno provocato la morte di tre donne - è la Penisola del
Sinai a tornare sotto i riflettori.
Ieri gruppi di uomini armati hanno compiuto tre diversi attacchi contro
le forze di sicurezza egiziane dispiegate in Sinai per arginare gli
attentati di organizzazioni islamiste entrate nel Paese a sostegno del
deposto presidente Morsi. Secondo quanto riportato da fonti mediche,
sarebbero sei le vittime e 11 i feriti. A morire negli attacchi di Rafah
e El-Arish sono stati - oltre a due civili - quattro tra soldati e
poliziotti, da tempo target dei gruppi di miliziani provenienti non
solo dall'Egitto, ma anche da altri Paesi mediorientali, tra cui la
Striscia di Gaza.
Con gli attacchi di ieri è salito a 18 il bilancio dei funzionari della
sicurezza egiziani uccisi in Sinai dalla caduta di Morsi, due settimane
fa. Per evitare una simile destabilizzazione, l'esercito aveva lanciato
un'operazione di pulizia di vasta scala con il dispiegamento di
artiglieria pesante e aviazione.
Intanto al Cairo il governo ad interim comincia a muovere i primi passi: un
gruppo di esperti nominati dal premier Beblawi ha iniziato la revisione
della carta costituzionale, redatta e approvata dal precedente governo
islamista e ben presto diventata uno dei principali target delle
opposizioni a Morsi. La precedente Costituzione era stata approvata
per una manciata di voti con un referendum popolare nel 2012, ma era
stata presto attaccata perché non in grado di tutelare libertà
d'espressione, diritti umani e uguaglianza di genere.
Il primo passo verso le elezioni, lo definisce il governo ad interim del
Cairo. Elezioni che l'esercito, autore del colpo di Stato di luglio,
vorrebbe vedere in piedi entro sei mesi. Per questo ha affidato a dieci
esperti legali di rivedere la Costituzione entro 30 giorni. Da parte sua
l'esecutivo tenta di mostrare una facciata di normalità: sabato il
ministro degli Esteri Fahmy ha incontrato Ahmad Jarba, capo della
Coalizione Nazionale Siriana, il principale ombrello delle opposizioni
al regime di Assad. Fahmy ha detto alla stampa che l'Egitto tiene gli
occhi aperti sulla crisi siriana, annunciando però l'intenzione del
governo di rivedere la decisione di Morsi di tagliare ogni rapporto
diplomatico con Assad.
"L'Egitto sostiene la rivoluzione e il diritto del popolo siriano alla
democrazia e sta attualmente rivedendo le proprie posizioni - ha detto
il ministro - Stiamo lavorando con i consolati di Siria ed Egitto".
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