Brrr che paura: Enrico Letta minaccia lotta dura senza paura, “con forza e determinazione”, contro l’evasione fiscale: “Gli
italiani che hanno portato i soldi fuori dall’Italia devono sapere che
non è più come 5 o 10 anni fa: conviene anche a loro riportare i soldi
in Italia e pagare il dovuto”. E questo perché “il clima è cambiato”
e “non ci sono più le coperture di qualche anno fa”. Quindi gli evasori
verranno inseguiti e catturati ovunque siano, “nei paradisi fiscali o
in Svizzera”.
Non è meraviglioso? Il clima è talmente cambiato che
B., dopo aver perso le elezioni, è di nuovo al governo. Pare
incredibile, ma ha lo stesso nome e lo stesso cognome di quello che nel
2001, nel 2003 e nel 2009 varò tre scudi fiscali per
consentire a chi aveva portato i soldi fuori di rimpatriarli
clandestinamente, anonimamente, impunemente e pressoché gratuitamente
(il terzo scudo passò anche grazie alle assenze di 59 deputati Pd).
Anche
il presidente della Repubblica è cambiato, anche se per un’altra
curiosa combinazione si chiama esattamente come quello che promulgò il
terzo scudo e, quando un cittadino lo fermò per la strada e gli domandò
il perché di quella firma vergognosa, lo redarguì severamente.
C’è poi un’ultima, prodigiosa coincidenza: un certo S. B. fra quattro giorni comparirà al processo Mediaset in Cassazione
dopo la condanna in primo e secondo grado a 4 anni per frode fiscale. I
giudici d’appello hanno sottolineato il suo indefesso impegno
antievasione: “Con una strategia originata in anni in cui Silvio
Berlusconi era incontestabilmente il gestore diretto di tutte le
attività, il gruppo Fininvest, e più precisamente il
suo fondatore e dominus, con l’aiuto dell’avvocato Mills ha costituito
una galassia di società estere, alcune delle quali occulte, che occulte
dovevano restare, tanto da corrompere la Guardia di Finanza che
rischiava di scoprirle. Anche perché parte di tali fondi era utilizzata
per scopi illeciti: dal finanziamento occulto di uomini politici alla corruzione
di inquirenti, dalla corresponsione di somme a testi reticenti alla
elusione della normativa italiana (specie della legge Mammì che dettava
limiti al possesso di reti tv)”.
In quel sistema, “interponendo
fra le major statunitensi e il gruppo Fininvest-Mediaset una serie di
società estere che operavano adeguati ricarichi nella compravendita dei
diritti” tv, furono “creati costi fittizi destinati a diminuire gli
utili del gruppo e quindi le imposte da versare all’erario”. E dire che
quei diritti “Mediaset avrebbe potuto averli al costo a cui le majors li
vendevano”: invece B. mise in mezzo una miriade di intermediari
“vicini, anche personalmente, al proprietario della società,
Berlusconi”.
Risultato: i diritti tv “pervenivano
a Mediaset con un differenziale di prezzo altissimo e del tutto
ingiustificato, in una operatività proseguita per anni, sempre a opera
degli stessi uomini che sempre avevano mantenuto la fiducia del
proprietario”. Niente attenuanti generiche per B., colpevole di “un
sistema di società e conti esteri portato avanti per molti anni,
proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti, e condotto in posizione
di assoluto vertice”. La condanna riguarda 7,3 milioni di euro, ma solo
perché il grosso delle accuse s’è prescritto grazie a leggi fatte dallo
stesso imputato (falso in bilancio e Cirielli): il totale delle
“maggiorazioni di costo” è di “368 milioni di dollari”.
Quando il
Letta nipote ha ammonito “gli italiani che han portato i soldi fuori
dall’Italia”, a B. devono essere fischiate le orecchie. Qualcuno ha
addirittura temuto un duro attacco del premier al principale di suo zio.
Ma è stato un attimo: poi Fassina ha spiegato che “esiste un’evasione di sopravvivenza”, dettata da “ragioni profonde e strutturali che spingono molti soggetti a comportamenti di cui farebbero volentieri a meno”.
Ecco,
risolto il problema: B. evadeva per sopravvivere. E Fassina spara
cazzate per lo stesso motivo. Che s’ha da fa’, pe’ campa’.
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