La complessa quotidianità del giornalista precario ti porta sempre a rimandare quando si tratta di scrivere articoli, girare video, fare post, approfondire su temi che non fanno parte di quello che questa settimana dovrai produrre per i tuoi datori di lavoro. E’ fuori tema
La sua nomina è arrivata dopo lunghissime settimane di fronteggiamento tra centro destra e centro sinistra. Tra i due contendenti, ovvero il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, sostenuto dal Ministro dell’Interno Alfano e dal centro destra ed il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, sostenuto dal Pd e dal premier Enrico Letta, lui ha fatto il terzo che gode.
Alessandro Pansa è stato Prefetto di Napoli prima di volare a Roma al Viminale a dirigere il Dipartimento Affari Territoriali. Proprio a Napoli ha avuto un ruolo molto delicato nella gestione di un periodo molto infuocato. Dal 2007 al 2010 fu Prefetto nella città dell’emergenza rifiuti, dove losche trame di potere si tessevano quotidianamente ed i conflitti di piazza erano all’ordine del giorno. Ricordo bene Pansa come un prefetto che a differenza dei suoi predecessori e soprattutto dei suoi successori, era molto attento al dialogo con le parti sociali. Gli va riconosciuta quanto meno la disponibilità a ricevere le infinite espressioni di conflitto sociale che si sviluppavano in quegli anni a Napoli, dai disoccupati organizzati che cominciavano i primi passi nel progetto Bros fino ai comitati contro le discariche. Una disponibilità che nulla aveva a che fare con la capacità di mediazione. Tutt’altro, Pansa era un custode degli interessi di quelli che erano i poteri forti di allora. Per farlo capire ai movimenti utilizzò l’arma della franchezza. Era il giugno del 2008 quando mi recai insieme ad un altro compagno ed ai rappresentanti degli enti locali in una lunghissima riunione che si tenne in prefettura a Napoli sul destino della discarica di Chiaiano. C’era un lungo tavolo al centro della stanza. Da una parte sedevano Guido Bertolaso ed Alessandro Pansa, accompagnati da militari e tecnici. Dall’altro i rappresentanti dei comuni e della municipalità. Dietro a questi ultimi, quasi in disparte c’eravamo noi. Fu un tavolo in cui il linguaggio del corpo diceva tutto. I primi si rivolgevano diretti ai secondi i quali dopo aver titubato qualche secondo si voltavano alle loro spalle per intuire in che modo dovevano rispondere alle sollecitazioni di quello che in quel momento era “Lo Stato”. Dopo qualche ora Pensa, accompagnato dall’allora capo della Digos di Napoli Antonio Sbordone, venne verso di noi. Ci fece segno di seguirlo fino all’imbocco di un corridoio che sfociava nel salone dove facevamo la riunione. Parliamo qui che lì ci stanno le telecamere ci disse. Ed attaccò così il suo ragionamento Vedete voi dite che non si deve fare una discarica? E loro propongono di fare due inceneritori. Voi dite che non vanno bene nemmeno quelli ? E loro dicono che ce ne vogliono tre! Allora statemi a sentire…non c’è niente da fare arrendetevi
Quella resta comunque una vicenda mai chiarita da parte dell’attuale capo della Polizia così come i tanti buchi neri della sua esperienza napoletana di quegli anni. Pansa fu indagato anche nella inchiesta sulle bonifiche affidate dalla Regione Campania di Antonio Bassolino all’azienda romana Jacorossi nel 2009 e nel 2011, quando ormai era già a Roma, finì indagato insieme a 41 persone per la vicenda dello sversamento del percolato delle discariche campane in mare. Nella stessa inchiesta finirono anche alti dirigenti del Ministero dell’Ambiente e lo stesso Bertolaso.
Questioni tutt’altro che chiarite pubblicamente.
Fa davvero impressione notare che tra i tanti “strilloni” che sono in parlamento in questa legislatura a nessuno sia venuto in mente di chiedere al nuovo capo della polizia di chiarire quelle vicende. Curioso che nessun “teorico del complotto” non abbia avuto da lamentarsi sulla nomina di Pansa, con il suo passato di inchieste sui danni ambientali. Ma già quando lasciò Napoli il prefetto si sentiva più tranquillo. Lo incontrai di mattina presto in una giornata di primavera del 2011. Intorno alle sette del mattino mi recai a fare colazione in un bar su Corso Umberto proprio all’incrocio con Via Mezzocannone. Entrando notai le auto blu fuori e la scorta ferma vicino al bancone del barista. Ci riconoscemmo subito. Prefetto come va? Si sta bene a Roma?
Mi rispose sfoderando un gran sorriso Ah si guardi è tutto un altro mondo!
Infatti... s’è visto...
Fonte
Il giornalismo che mi piace!
PS: i grillini a sto giro dove stanno?
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