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12/07/2013

Pensioni. La parola d'ordine è "flessibilità"

Sembra essere questo il nuovo mantra che aleggia nel Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. "Per il cantiere delle riforme sulla previdenza si preannuncia un'estate calda".
Il Consiglio dei Ministri ha in programma una revisione della “Riforma delle Pensioni” attuata dal Governo Monti e dal ministro Elsa Fornero. Dopo l’estate, il Governo Letta pensa a una modifica della riforma delle pensioni che consenta una maggiore flessibilità in uscita, in cambio di “penalizzazioni” sull'importo dell'assegno che si percepirà lasciando il lavoro prima dei limiti di età.

Tra le prime ipotesi «mirate» che si stanno studiando da introdurre alla draconiana riforma delle pensioni Fornero, vi sono la detassazione per l’occupazione stabile, uscita flessibile con penalizzazioni per le pensioni, interventi mirati per includere i giovani per il capitolo lavoro.

Ma quanto costa la flessibilità in uscita ?

L'ipotesi formulata dalla maggioranza per riformare il sistema pensionistico, ispirandosi appunto al principio della flessibilità, prevede una penalizzazione per chi si ritirerà in anticipo dal mondo del lavoro e, viceversa, dei bonus in caso di uscita oltre i 66 anni di età.

Qui di seguito la tabella che quantifica le ipotesi di pensioni “penalizzate” o “premiate” in base all'età del lavoratore elaborata da Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei deputati.

PENALITA' O INCENTIVI IN CASO DI USCITA FLESSIBILE CON 35 ANNI DI CONTRIBUTI.
(simulazione proposta di Legge Damiano-Baretta-Gnecchi)
Importo pensione annua
(valori a titolo esemplificativo)
età e quota
62
-8%
63
-6%
64
-4%
65
-2%
66
0%
67
2%
68
4%
69
6%
70
8%
15.000
13.800
14.100
14.400
14.700
15.000
15.300
15.600
15.900
16.200
40.000
36.800
37.600
38.400
39.200
40.000
40.800
41.600
42.400
43.200
55.000
50.600
51.700
52.800
53.900
55.000
56.100
57.200
58.300
59.400 

Dopo la riforma Fornero che in cambio del raggiungimento dell’obiettivo di fare cassa a fronte di costi sociali elevatissimi, obbligando le persone a restare sul lavoro fino a 66-67 anni è un modo autoritario, si pensa di mandarci in pensione prima dei limiti di età introdotti dall'ultima riforma in cambio di "penalizzazioni", ovvero rinunciando a una parte di reddito.

Senza dimenticare che di per sé il sistema contributivo concorrerà a creare future generazioni di poveri.

Sicuramente le “penalizzazioni” non sono sufficienti a garantire, in caso di uscita anticipata, in cambio anche dell'opzione della cosiddetta staffetta generazionale, un sistema che coniuga l'accompagnamento alla pensione dei lavoratori anziani, proponendo loro ad esempio di accettare un part time fino alla fine della carriera, con l'ingresso dei giovani in azienda, se questo non è accompagnato dalla reale creazione di nuovi posti di lavoro.

Contrariamente alla promessa di 200 mila nuovi posti di lavoro, per combattere la disoccupazione, dal piano lavoro messo a punto dal Governo Letta, prontamente smentito da Tito Boeri, che illustra le proprie perplessità in un articolo su laVoce.info dall'emblematico titolo "La leggenda dei 200mila nuovi posti di lavoro”.

Per il cantiere delle riforme sulla previdenza si preannuncia un'estate calda.

Fonte

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