Ci voleva la solerzia dei nostri media ufficiali per evitare di
sottolineare la coincidenza temporale tra l'abdicazione dell'emiro del
Qatar, Al Thani, e la deposizione del suo protetto, il presidente
egiziano Morsi, leader dei Fratelli Mussulmani. Al Thani ha abdicato,
a favore di uno dei figli, il 24 giugno e, appena una settimana dopo
toccava a Morsi cedere il potere a causa di un colpo di Stato
militare.
Gran parte dei commenti specializzati hanno posto in evidenza l'insorgenza
di sempre più gravi contrasti tra le due più influenti monarchie del
Golfo Persico, il Qatar e l'Arabia Saudita. Questi contrasti sono andati
a riflettersi in un aumento della conflittualità
tra i movimenti politico-religiosi finanziati rispettivamente da Qatar
e Arabia Saudita, cioè i Fratelli Mussulmani ed i Salafiti. Si tratta
di una conflittualità che non si sta esprimendo solo in Egitto, ma ora
anche tra le milizie che cercano di abbattere il regime di Assad in
Siria; milizie che ricevono la maggior parte dei loro finanziamenti
proprio dal Qatar e dall'Arabia Saudita, le due potenze che hanno
investito di più nel progetto di aggressione indiretta contro la Siria
da parte della NATO.
L'eccezionale attivismo del Qatar negli ultimi tre anni ha sicuramente
accentuato la sua rivalità con l'Arabia Saudita, in quanto entrambe le
monarchie cercano di conquistarsi una leadership, nel senso di un ruolo
privilegiato di guardiani del colonialismo USA. Le ambizioni dell'Arabia
Saudita si misurano anche dal livello dei suoi acquisti di armi, ed
infatti oggi questa monarchia costituisce il principale acquirente di forniture militari da parte del Pentagono.
D'altra parte, potrebbe anche non essere l'Arabia Saudita il principale
ostacolo che Al Thani ha incontrato sulla via dei suoi sogni di
grandezza. Nella vicenda egiziana agiscono infatti, in modo diretto e
palese, anche altri attori, come il Fondo Monetario Internazionale. Il maggior finanziatore
del regime dei Fratelli Mussulmani è stato il Qatar, il quale non si è
limitato al finanziamento diretto, ma si è anche posto come garante di
possibili prestiti per circa venti miliardi di dollari all'Egitto da
parte del FMI. A quanto pare, però, sono state proprio le garanzie
offerte dal Qatar a determinare le difficoltà di negoziato che hanno
allungato i tempi per la concessione dei prestiti. Grazie a quelle
garanzie, Morsi ha visto crescere il proprio potere contrattuale nei
confronti del FMI, il quale non è riuscito così ad imporre le consuete
condizioni connesse a questi prestiti, cioè le famigerate "riforme
strutturali", che, nel caso egiziano, prevedono anche l'abolizione dei
sussidi per la benzina.
Le imponenti manifestazioni di piazza contro Morsi sono state il motivo,
o l'alibi, per la deposizione e l'arresto del presidente
"democraticamente eletto" da parte dei militari egiziani. Certo è che, se
l'impopolarità di Morsi era più che giustificata, risulta strano
vedere un popolo egiziano che si agita per consentire un cambio di
regime che ha condotto al ruolo di vicepresidente un noto amico del FMI
come El Baradei. Morsi aveva compiuto parecchi crimini, sia in patria
che fuori, ma ora si ritroverebbe contestato dalla piazza, e poi
liquidato, non per quei crimini, ma per non aver voluto togliere i
sussidi alla popolazione. Ormai è noto che le "rivoluzioni colorate"
spesso fagocitino autentiche istanze e rivendicazioni popolari, per poi
deviarle attraverso tecniche di intossicazione ed infiltrazione.
I nostri media si sono fatti anche sfuggire l'occasione per sottolineare
i legami della nostra attuale ministra degli Esteri, Emma Bonino, con
il nuovo vicepresidente egiziano, El Baradei. Entrambi infatti sono fra i
soci fondatori di un'altra delle creature dell'ottantenne finanziere
"filantropo" George Soros, l'ICG (International Crisis Group);
un'organizzazione non governativa no profit, che si avvale sia di
finanziamenti da parte di privati che da parte di governi, a conferma
che il denaro del contribuente è davvero ben speso. Come tutte le
privatizzazioni, anche la privatizzazione della politica estera è stata
attuata, manco a dirlo, con denaro pubblico.
Soros è una di quelle figure che presentano un lato davvero istruttivo,
poiché liquidano le retoriche e le mitologie pseudo-storiografiche sulla
cosiddetta "borghesia", e riconducono il "capitalismo" alla sua nozione
autentica ed originaria di pirateria e di crimine organizzato. Una di
queste associazioni di pirati ottenne la legalizzazione dal governo
britannico nel 1600, e divenne ufficialmente la Compagnia delle Indie
Orientali, l'antenata delle attuali multinazionali. Ma anche la società
segreta americana degli "Skull and Bones"
- come indica il suo stesso nome "Teschio e Ossa"- operava agli inizi
dell'800 nel campo della pirateria e del traffico di oppio. Questa
organizzazione criminale ottenne a sua volta la legalizzazione nel 1842,
con il nome di Russell and Company, diventando ufficialmente una
impresa commerciale, che operò "regolarmente" in Cina sino al 1891.
Installatasi nell'Università di Yale, la "Skull and Bones" è diventata
una delle matrici dell'oligarchia americana e dell'attuale CIA, la quale
ovviamente continua la tradizione di famiglia del traffico di droga.
Che anche il filantropo Soros risulti essere un trafficante di droga, a
questo punto appare addirittura doveroso. A proposito di filantropia,
oggi persino la "Skull and Bones" è registrata ufficialmente come una
"charity", cioè un'associazione di beneficenza, cosa che le consente
l'esenzione dalle tasse federali.
Come le altre ONG create dall'insano vegliardo, l'ICG si spaccia come
espressione di "filantropismo privato", cioè come agenzia di
"risoluzione di conflitti internazionali". Ma, di fatto, l'ICG i
conflitti li promuove, ponendosi come agenzia di destabilizzazione e di
"rivoluzioni colorate", e come sostenitore di "interventi umanitari"
armati nelle aree di crisi, come nel caso del Kosovo. Tra il 1999 ed il
2000, l'attività dell'ICG fu determinante nel creare il clima mediatico,
e nel confezionare il castello di "prove", utili a presentare il presidente serbo Milosevic come un aggressore e la NATO come un soccorritore.
Ma nei suoi rapporti sulla situazione kosovara, l'ICG si spingeva praticamente ad impartire istruzioni
alla missione NATO, giungendo al punto di fissare precise scadenze
temporali per le privatizzazioni delle imprese statali. Per la serie:
quanto rende la filantropia.
Se il sedicente Occidente fosse anche lontanamente ciò che dice di
essere, l'onnipresenza di Soros verrebbe riconosciuta come un problema
persino se si trattasse davvero di un benintezionato. L'etichetta
spregiativa e sbrigativa di "teoria del complotto" consente infatti di
liquidare dei casi marchiani di conflitto di interessi. Che un
finanziere privato possa essere al contempo un soggetto attivo di
politica estera, e che inoltre possa avvalersi di tutte le opportunità
di immunità fiscale e di riciclaggio offerte dal no profit, costituisce
un palese assurdo in un mondo in cui qualsiasi poveraccio viene
costretto ad inchinarsi alle forche caudine delle norme antiriciclaggio
agli sportelli delle banche, e ai controlli antiterrorismo ed antidroga
negli aeroporti. Nel "libero" Occidente la minaccia sarebbe
rappresentata sempre e solo dai poveri, mentre la ricchezza conferisce
uno status di superiorità morale.
I conflitti di interessi di Soros ricadono anche sui suoi diretti
collaboratori, perciò ci sarebbe da rimanere perplessi sulla legittimità
della nomina di El Baradei a vicepresidente egiziano, per quanto ad
interim. El Baradei ha infatti lasciato le sue cariche nell'ICG solo nel
2011, all'atto del suo rientro in Egitto. La sua attività per
destabilizzare il regime di Mubarak fu però sempre supportata dall'ICG,
che si adoperò anche per il rilascio dello stesso El Baradei quando questi venne arrestato.
Dell'ICG fa parte anche un ex membro del Consiglio di Sicurezza
Nazionale USA, il notissimo Zbigniev Brzezinski, il quale però
recentemente si è fatto notare per aver preso le distanze dalla politica
dell'amministrazione Obama sulla Siria. Va sottolineato che le
posizioni di Obama sulla Siria sono le stesse dell'ICG. Brzezinski
ha ammesso pubblicamente quanto già si sapeva, e cioè che la "rivolta"
in Siria è in realtà una invasione di milizie mercenarie, finanziate ed
indottrinate da Qatar ed Arabia Saudita. Brzezinski suggerisce ad Obama
un cambio di strategia e la ricerca di un accordo con Russia e Cina. La
posizione meno cedevole tenuta da parte di Russia e Cina nel caso
siriano, forse fa intravedere il risorgere di un equilibrio di potenza, e
sembra che Brzezinski inizi a registrarlo.
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