Questa mattina i familiari delle vittime sono arrivati in corteo, portando striscioni con le foto delle vittime e con la richiesta di "verità, giustizia, sicurezza per Viareggio". I reati contestati dalla Procura sono disastro ferroviario colposo, incendio colposo e omicidio e lesioni colpose plurime.
Il gup di Lucca Alessandro Dal Torrione ha rinviato a giudizio i 33 imputati nel procedimento per la strage di Viareggio. A processo finirà Mauro Moretti,
ad di Fs, dirigenti e funzionari di altre società del Gruppo e delle
ditte proprietaria del convoglio o che lo montarono o revisionarono.
Il
29 giugno 2009 l’incidente costò la vita a 32 persone. Fra gli
imputati, vertici e funzionari delle società del gruppo Fs e delle ditte
proprietaria o che revisionarono e montarono il carro che deragliò
piombando sulla stazione. Quella notte il carro-treno che trasportava gpl
deragliò in stazione: le cisterne si ribaltarono, una si squarciò e il
gas esplose, distruggendo un quartiere della città. Questa mattina i
familiari delle vittime sono arrivati in corteo, portando striscioni con
le foto delle vittime e con la richiesta di “verità, giustizia,
sicurezza per Viareggio”. I reati contestati dalla Procura sono disastro ferroviario colposo, incendio colposo e omicidio e lesioni colpose plurime. Ad
alcuni imputati sono state contestate anche violazioni delle norme
sulla sicurezza sul lavoro. Il processo si aprirà il 13 novembre a
Lucca.
La Procura di Lucca ha chiuso l’inchiesta l’anno scorso nel giorno del terzo anniversario dell’incidente. La causa dell’incidente è stata attribuita al cedimento strutturale
di un asse del carrello del primo carro-cisterna deragliato. C’è anche
una foto che sembra confermare che l’incidente sia stato provocato dalla
rottura dell’asse per fatica del treno, dato che la
sezione fratturata mostra la classica superficie “marezzata” (screziata
come marmo, ndr) per il 90% della sua estensione. Questa modalità di
rottura è tipica degli assili ferroviari e per prevenirla sono previste
stringenti procedure cicliche di controllo, che in questo caso non
sarebbero state rispettate. “Dopo 18 mesi di indagini, quindi, dei 38
indagati, l’avviso di chiusura delle indagini arriva a 32 di essi, ma
solo quando saranno terminate le pratiche di polizia giudiziaria – aveva
spiegato il procuratore capo Aldo Cicala in una nota – si potranno
conoscere i nomi”.
Se nei gesti la rabbia dei familiari delle
vittime è stata contenuta, nelle parole no. “Ora che sono stati rinviati
a giudizio, Moretti e gli altri Ad delle società Fs cosa aspettano a
dimettersi?”. Moretti ha preferito non commentare la decisione del gup:
“Non ho niente da dire”. Anche alla luce del decreto Fare,
hanno spiegato i difensori, “formalmente” il rinvio a giudizio non ha
ripercussioni sugli incarichi dei dirigenti, visto che i reati sono di
carattere colposo. Il tema potrebbe riemergere il 25 luglio, quando
all’assemblea di Fs verrà trattato il rinnovo dei vertici
del gruppo. Le accuse vertono principalmente sulle responsabilità di
chi non si accorse che l’asse di quel carro ferroviario era fratturato e
di chi non adottò le misure necessarie a evitare che la cisterna si
squarciasse.
Il processo sarà soprattutto una battaglia di perizie.
Le parti civili sono un centinaio: fra loro ancora non c’è lo Stato,
che ha tempo fino alla prima udienza del processo e che è in trattativa
con le assicurazioni di Gatx e Fs per un accordo sull’eventuale
risarcimento. Vista la mole di avvocati e parti civili, sede
dell’udienza preliminare è stata il polo fieristico di Lucca. Il
procuratore Aldo Cicala non ha nascosto la soddisfazione: “Siamo
contenti. E’ stato dimostrato che l’impostazione accusatoria
al momento ha retto”. Intanto, le difese si preparano alla battaglia.
“Confido che il processo potrà diradare i dubbi, quelli che hanno fatto
prevalere la scelta dibattimentale – ha commentato l’avvocato Armando
D’Apote, difensore di Moretti – L’accusa si basa anche su una serie di
questioni tecniche che, nel dubbio, il gup ha ritenuto opportuno vengano
chiarite in dibattimento. Noi dubbi non ne abbiamo”.
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