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31/07/2013

La Val Susa reagisce: “i terroristi siete voi”

La procura di Torino denuncia 12 attivisti No Tav per detenzione e porto di armi da guerra e per attentato con finalità terroristiche. Il Movimento No Tav risponde unito: il terrorismo è quello di chi vuole imporre le sue decisioni con la forza. Domani presidio a Bussoleno.

Detenzione e porto di armi da guerra, attentato con finalità terroristiche. Sono le ipotesi di reato che la procura di Torino ha accollato, con altrettanti avvisi di garanzia, a 12 attivisti del movimento No Tav, e in particolare del Comitato di Lotta Popolare, le cui abitazioni sono state perquisite stamattina sia in Valsusa che a Torino su ordine dei pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, con la regia di Giancarlo Caselli. Al centro dell'indagine della Procura di Torino, nel cui mirino è finito l'assedio No Tav del cantiere fortino di Chiomonte del 10 luglio scorso, anche alcuni membri del "Komitato giovani no Tav", vicino al centro sociale torinese Askatasuna. La finalità terroristica, che viene addebitata per la prima volta nell'ambito degli scontri intorno al cantiere per la Torino-Lione, sarebbe giustificata secondo i magistrati dal fatto che il cantiere è stato da tempo dichiarato zona ''di interesse strategico nazionale'', e gli attacchi con molotov, considerate armi da guerra, sono diretti "a costringere i poteri pubblici a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese'', come prevede l'articolo 280 del codice penale. Le perquisizioni in Valsusa hanno riguardato anche il locale di Bussoleno 'la Credenza' gestito da una delle leader del movimento, Nicoletta Dosio, e da tempo, oltre che luogo di ritrovo del popolo No Tav della valle, anche sede del locale circolo di Rifondazione Comunista.
Il sindaco di Bussoleno, Anna Allasio, si è detto ''sconvolto'' dalla decisione della Procura di Torino di procedere nei confronti di 12 attivisti No Tav per il reato di ''attentato con finalità terroristiche''. Bussoleno fa parte del gruppo di Comuni della Val Susa, circa la metà dei 43 esistenti, nettamente contrari alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità e alla devastazione della valle. ''Si paragonano al terrorismo azioni di dissenso che finora non hanno procurato alcun danno - ha commentato -. Sono sconvolta. Perché è davvero un fatto sconvolgente''.
"Chiediamo un incontro con il Presidente Letta per ristabilire un minimo di garanzia democratica sulla questione della Tav in Val di Susa" è la richiesta formale avanzata oggi da Sandro Plano, presidente della comunità montana valsusina, intervenuto oggi a Bussoleno alla conferenza stampa organizzata dal Movimento No Tav in risposta all’ennesima persecuzione di alcuni suoi attivisti. "Come amministratori - ha ribadito Plano - siamo contrari alla violenza da qualsiasi parte essa provenga, il che non vuol dire che non ci sia completa sintonia con il Movimento No Tav. Siamo per la contestazione pacifica e legale - ha aggiunto - ma far passare manifestazioni, anche dure, per manifestazioni eversive, terroristiche non ci vede d'accordo e lo respingiamo con forza". "I sindaci nei giorni scorsi - ha ricordato ancora Plano - hanno manifestato pacificamente, hanno chiesto un incontro con i presidenti Boldrini e Grasso e la risposta è stata questo ulteriore inasprimento". E poi ha osservato: "siamo invitati al rispetto della magistratura e questo invito ci viene fatto dal ministro Alfano. Bisognerebbe ci fosse maggiore dignità". Plano ha poi invitato a non utilizzare termini come "terrorismo, ritorno alle Brigate Rosse". "Un conto - ha detto - è un escavatore bruciato, gesto che non si deve fare ma che non si può certo definire tentato omicidio o atto di terrorismo. Questi sono un'altra cosa". "Si è ormai raggiunto un livello insostenibile - ha affermato invece il sindaco di Venaus Nilo Durbiano - come rappresentanti delle istituzioni chiediamo legalità, non vogliamo la violenza". "Chiediamo un incontro al Governo per riaprire il confronto, perché si faccia chiarezza, partendo dal blocco dei lavori - ha concluso - dalla smilitarizzazione della Valle".
Molto più duro ed esplicito Alberto Perino, storico portavoce della valle che resiste. "Caselli ha consentito che i suoi pubblici ministeri si permettessero di fare il salto di qualità nella gravità delle accuse per intimorire la gente che resiste a quest’opera inutile e devastante. Ci hanno ufficialmente etichettati come terroristi eversori perché ci ostiniamo a difendere il nostro territorio, a difendere le povere finanze pubbliche, a cercare di evitare gli sprechi che ingrassano banchieri, politici, cooperative rosse e affaristi di ogni colore. Ci accusano di essere terroristi perché non accettiamo i soprusi delle forze dell'ordine, perché non accettiamo che le leggi che si son fatti, vengano da loro stessi calpestate e piegate ai loro porci affari. Sono loro gli eversori terroristi". Scrive Perino in un post pubblicato sul sito di Belle Grillo: "Le forze di polizia stamattina hanno accerchiato il campeggio di Venaus. Stamattina la Digos e la polizia hanno effettuato perquisizioni in Valle e a Torino. L'imputazione è attentato per finalità terroristiche o di eversione: art. 280 c.1 n. 3 del Codice Penale e artt. 10 e 12 della legge 497/74. La manifestazione pacifica e determinata di sabato li ha infastiditi notevolmente - spiega - Soprattutto li ha infastiditi il fatto che 21 sindaci si siano nuovamente schierati apertamente con il Movimento No TAV, chiedendo che le violenze cessino da tutte le parti in causa, che si sospenda la militarizzazione della valle e si fermi il cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte a La Maddalena".
Per rispondere alla criminalizzazione del dissenso il movimento No Tav ha deciso di organizzare per domani sera, a Bussoleno, un presidio di solidarietà con gli indagati per terrorismo dopo le perquisizioni di questa mattina. L'annuncio è stato fatto nel corso della conferenza stampa di oggi pomeriggio. "In queste perquisizioni - ha detto Perino, uno dei leader della protesta valsusina - sono stati sequestrati Pc a collaboratori di legali del Movimento. In questi Pc c'erano documenti della difesa per il processo in corso ai No tav. Questa - ha aggiunto - è una cosa inaccettabile per ogni Paese civile. Questo è un motivo più che valido per chiedere le ispezioni ministeriali". Il Movimento ha spiegato che nel corso delle perquisizioni "sono stati sequestrati Pc, telefonini, macchine fotografiche, chiavette usb, magliette nere e perfino fazzoletti rossi dell'Anpi, oltre a zaini, binocoli e torce". Ma non armi né esplosivi. Un magro bottino quello raccolto dalla Digos, che smentisce le accuse, gravissime.

"Siamo arrivati al limite dell'emergenza democratica - ha detto Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc - ci sono i presupposti perché sia inviata dall'Europa una commissione per verificare se in Val di Susa ci sono condizioni di democrazia".

Di seguito un resoconto della conferenza stampa di oggi pomeriggio, di Massimo Bonato, dal sito www.tgvallesusa.it

È terminata alle 17.00 la conferenza stampa indetta oggi dal movimento No Tav in risposta alle perquisizioni avvenute in mattinata alla trattoria Credenza di Bussoleno e ai danni di dodici attivisti a Torino, in Piemonte e in Italia. Presenti, tra gli altri, il presidente della Comunità Montana Valle Susa Val Sangone Sandro Plano, Nilo Durbiano, sindaco di Venaus, Ivan Della Valle, deputato del M5S, Ezio Locatelli, segretario provinciale di Prc, Luigi Casel del Comitato di lotta popolare, Alberto Perino, Nicoletta Dosio e rappresentanti del Legal Team.

Ventun sindaci hanno partecipato alla manifestazione di sabato 27 luglio. Chiedevano al governo un nuovo confronto sulla questione Tav. La risposta è stata l’ondata di perquisizioni avvenuta stamane; tanto più grave, in quanto risposta repressiva e non apertura al dialogo; tanto più grave poiché motivata da capi di imputazione pesantissimi quali quelli di eversione e terrorismo. Sandro Plano mette in evidenza come “Eversione, terrorismo” siano parole da trattare con molta cautela, e che non trovano corrispondenza in Val di Susa. Che cosa è stato trovato nelle perquisizioni? Che cosa si viene a rischiare per un petardo o per fuoco d’artificio a questo punto?

Gli argomenti come la trasportistica e l’economia riguardano la Valle quanto l’Italia intera, ed è su questi temi che il dialogo va riaperto, sulla mancanza di democrazia, su quel rispetto alla magistratura che vien richiesto da personaggi come Alfano, colui che inveiva alla magistratura milanese difendendo il suo datore di lavoro.

I lavori devono essere sospesi e devono essere riaperti i dialoghi, viene ripetuto. Più che di terrorismo bisognerebbe parlare di politica del terrore, in cui sono i cittadini a essere sottoposti a repressione. Denunce per procurato allarme ad amministratori pubblici, la forza sovramisura usata la notte del 19 luglio in occasione della marcia che condusse ad arresti e alla violenza denunciata da Marta Camposana, le manganellate di nuovo ricevute per aver voluto applicare uno striscione lungo l’inferriata del Tribunale di Torino durante il presidio di solidarietà a Marta il giorno della sua udienza, sono soltanto gli ultimi episodi con cui la Procura di Torino scende la vertiginosa china che tocca il fondo ora, oggi, con questa nuova e minacciosa presa di posizione.

Dai verbali emerge che siano stati requisiti computer, cellulari, macchine fotografiche, zaini, cannocchiali, torce elettriche, mappe del progetto, ma anche libri, centinaia di magliette “nere”, fazzoletti della 42 Bgt. Garibaldi fatti stampare dall’Anpi e “manuali per costruire molotov” (non basterebbe wikipedia evidentemente).

Nulla è stato rinvenuto che possa esser riferito alla costruzione di armi da guerra. In realtà la scusa è sempre quella di requisire pc per poter acquisire informazioni.

Se è chi al governo inneggia alle imputazioni di terrorismo, si presentano ormai i presupposti per la creazione di una commissione d’inchiesta europea che verifichi quali sono le condizioni in cui la popolazione è costretta a vivere in Valle di Susa.

Parlare di tentato omicidio per un compressore che brucia non ha senso; e non ha senso tacere di quando la gente si trova un lacrimogeno sparato direttamente in casa, come accaduto il febbraio 2012. Proteste legali o non legali non possono essere poste sullo stesso piano di un tentato omicidio o del terrorismo.

“Noi non vogliamo la violenza da nessuna parte” sostiene Nilo Durbiano. “Come fa un ministro della Repubblica a dichiarare che i lavori sono iniziati quando il progetto definitivo del progetto non è stato approvato? Blocco dei lavori, smilitarizzazione della Valle e riapertura del confronto serio, a pari dignità”.  I dati propinati e proposti vent’anni fa vanno aggiornati alla situazione attuale.

Per Nicoletta Dosio “Non solo quello che è successo alla Credenza e ai ragazzi che consideriamo figli nostri rappresenta questo popolo che non arretra di un passo. Quello che continuano a fare in modo maldestro è di incutere terrore, facendo passare l’informazione che esiste un popolo tranquillo e pacifico e una parte che tranquillo non è. Vogliono colpire i centri di aggregazione e i giovani che lottano per un futuro migliore. Per questo non c’è da meravigliarsi se cercano l’informazione, se vogliono acquisire dati dai nostri computer. Perché la parola fa paura, fa paura un popolo che si informa e che non si piega”.


In solidarietà ai giovani che han subito le perquisizioni di stamattina viene indetto un presidio in piazza del Comune a Bussoleno domani sera martedì 30 luglio.

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