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15/07/2013

Berlusconi pacato, Napolitano "tanato"

Sta facendo scalpore la "calma" di Berlusconi di fronte alla prossima possibile conferma definitiva della condanna da parte della Cassazione. E i berlusconiani spiegano perché: "Napolitano gli darà la grazia".


La nota con cui il Quirinale, in serata, ha smentito la notizia diffusa dalla prima pagina del giornale berlusconiano "Libero", è in realtà una piena ammissione. Leggiamola: "queste speculazioni su provvedimenti di competenza del capo dello Stato in un futuro indeterminato sono un segno di analfabetismo e sguaiatezza istituzionale. Speculazioni che danno il senso di una assoluta irresponsabilità politica che può soltanto avvelenare il clima della vita pubblica''.
Dal punto di vista "tecnico", è certo che nessun provvedimento di grazia può essere istruito (al massimo si può pre-allertare l'ufficio giuridico del Quirinale, per accorciare i tempi)  prima che una condanna sia divenuta definitiva. Per chiunque. Altrimenti è come dire ai giudici impegnati in quella sentenza "fate quel che vi pare, noi faremo altrimenti". Più che "sguaiatezza", è annullamento d'autorità della funzione giudicante per una sola categoria di cittadini: i potenti.
Ma la nota insiste furiosa soprattutto sull'"irresponsabilità politica" di chi ha fatto circolare la notizia, sull'"avvelenamento della vita pubblica".
Perché è chiaro che anche solo l'ipotesi di grazia a Berlusconi, per tenere in vita il governo Letta a tutti i costi, è già l'ennesimo golpettino istituzionale nell'interpretazione sui generis che Napolitano ha dato al proprio mandato sul Colle. Ma, soprattutto (nella visione da cortile propria della classe politica italiana), si tratta di una notizia destinata a sconvolgere quel che resta del Pd e far insorgere tutto quel mondo - anche popolare - piuttosto schifato dalla politica "locale" (italiana, insomma), tanto d'aver smesso di votare per "i partiti" storici della Seconda Repubblica. Affrontare il malessere sociale in autunno con questo scarto mostruoso tra "condanna dei manifestanti" e "impunibilità del potere" è buttare benzina sul fuoco. E non è detto che il pompiere volontario Grillo possa bastare alla bisogna.
L'"irresponsabile" è Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano berlusconiano "Libero", che ha dato la notizia per sicura e lo ribadisce anche nel numero di oggi. Tutti gli altri, Napolitano compreso, sono obbligati a smentire, a indignarsi pubblicamente, a dire con Caparezza "non sono Stato io".  Silvio no. Lui sa già tutto, per questo è calmo. Ha la grazia in tasca, se dovesse essere necessaria; parola di Re Giorgio. Povero Giorgio, nemmeno lui aveva fatto bene i conti con la protervia di quella masnada di cortigiani preoccupati soltanto di far vedere che "loro sono untouchables". Insomma, non si accontentano di esserlo, vogliono anche farlo notare. Che sguaiati, in effetti...

L'aggiornamento della fase politica diventa relativamente semplice. Gli equilibri necessari a far avanzare il "programma di governo" scritto dalla Troika non possono sopportare uno scontro interno alla maggioranza, per di più incarognito sul tabù assoluto del Pdl: l'interdizione di Berlusconi, la sua eliminazione dalla vita politica. L'ipotesi di imbarcare i grillini al posto del Pdl (ammessa per un attimo dagli stessi Cinque Stelle, non a caso) è foriera di altri problemi, più che soluzioni; di conflittualità meno "giudiziaria", ma forse anche più difficile da gestire (una "grazia", in fondo, è a costo zero per l'erario...).
E' lo "stato di necessità" invocato a tutte le ore dal centrodestra e dai "democratici" più governisti. La sceneggiatura originale è ovviamente di Napolitano.
Nella letteratura costituzionale si chiama piuttosto "stato d'eccezione", quello dove le regole - e la divisione liberale tra i poteri - non valgono più, ma conta solo la forza e il "realismo". Non ci sarebbe nemmeno bisogno di citare il costituzionalista nazista Carl Schmitt - "sovrano è chi decide sullo stato d'eccezione" - per riconoscere nella situazione presente tutte le caratteristiche in cui matura il cambiamento costituzionale violento; quello reazionario, frutto della forza del potere economico, non certo quello che esce fuori da un conflitto sociale aperto e dal risultato chiaro. Tipo la Resistenza o la Rivoluzione. Un ritorno all'assolutismo, non un balzo in avanti verso il futuro.

Saremo liberati da Berlusconi, ma senza che questo comporti una sua "punizione". Anzi, potrebbe schierare la figlia Marina per dare continuità al suo "regno". Il salvacondotto personale e patrimoniale di cui era in cerca da tempo è stato trovato, garantito; sarà anche sottoscritto, da un "migliorista" che ha fatto del compromesso col nemico l'architrave strategico della propria vita. Fino ad essere il miglior alleato dell'antico nemico. Chi tra venti anni, in altro clima culturale, scriverà la sua biografia, difficilmente potrà trattenere un moto d'orrore. I contemporanei, al contrario, sembrano attoniti o mitridatizzati.

Il problema riguarda soprattutto la tenuta psicologica di quel "popolo di sinistra" che ha continuato a bersi tutto, persino che "il Pd è una forza di sinistra" (lo ha garantito Norma Rangeri su il manifesto, ieri, come si fa a non crederci?). Per fortuna che questa credulità si va riducendo con l'avanzare della crisi, col peggioramento generale delle condizioni di vita; ma proprio questa riduzione continua del consenso - quello vero, non quello poi certificato da un voto quinquennale su cui incidono sempre molte valutazioni "tattiche" (il voto utile) o clientelari - certifica l'"obbligatorietà" di una riduzione drastica delle garanzie democratiche.
Lo vuole l'Unione Europea! Non vi basta? Sappiate che nemmeno la Ue ha un Parlamento corrispondente ai criteri di Montesquieu: per esempio, i deputati non possono presentare proposte di legge. Quindi non è un "potere legislativo". Questo golpe viene da lontano...

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