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10/10/2013

Vo Nguyen Giap

E' morto il 4 ottobre scorso alla veneranda età di 102 (!!!) anni.
Sono venuto a conoscenza del fatto solo oggi grazie ad alcuni articoli pubblicati sulla stampa antagonista che seguo di solito, il giornalismo di mercato, infarcito di americanismo a senso unico s'è ben guardato dal dedicare il giusto spazio alla notizia, che io sappia pesata a dovere solo dall'International Herald Tribune nell'edizione del 5 ottobre.

Il nome di Giap lo incrociai 15 anni fa, quando la passione per le macchine da guerra sfociò quasi naturalmente nella passione per la storia, sopratutto contemporanea, e conseguentemente nello studio del conflitto che più di ogni altro ha segnato i decenni successivi al secondo dopoguerra: quello vietnamita.

La bibliografia occidentale, anche quella più "pacifista" è tremendamente di parte nei confronti della guerra in Vietnam. Le analisi sono sempre costruite e argomentate sul punto di vista americano e molto difficilmente capita di leggere che nel sud est asiatico gli statunitensi (e il coacervo di "volenterosi" che si impelagarono a quelle latitudini) incassarono la più cocente sconfitta militare della propria storia. Un conflitto da cui, è bene sottolinearlo, gli Stati Uniti nel proprio complesso non hanno imparato un cazzo, i 4 decenni seguiti a quel fatidico 30 aprile 1975 lo dimostrano ampiamente.

Giap, tuttavia non ha "solo" peso storico per essere stato l'unico a riuscire nell'impresa di prendere a pallonate la macchina bellica statunitense, ma soprattutto perché incarna (o dovrebbe farlo salvo essere delle capre) nell'immaginario collettivo la lotta degli ultimi del mondo nei confronti del vecchio (quello francese) e nuovo (quello americano) colonialismo. Una lotta che i vietnamiti guidati da Giap e Ho Chi Min, hanno vinto senza appello. Per farla breve, Giap, insieme ad altri personaggi è stato per l'Asia ciò che Ernesto Guevara e Fidel Castro hanno rappresentato per l'America Latina.
Dalle nostre parti certi personaggi sono sempre stati sfruttati in modo più che altro didascalico, infatti si vede con che razza di pezze al culo, soprattutto ideologiche, siamo finiti.

Ovviamente, sino alla fine dei tempi ci sarà sempre qualche testa di cazzo che proverà ad affermare che Giap come rivoluzionario e soprattutto generale fu una mezza tacca, asserendo che il numero di morti vietnamiti nella guerra dei 10mila giorni sono la prova tangibile delle sue scarse capacità strategiche. Va da se che i soggetti in questione (primo fra tutti l'ex comandante del MACV generale William Westmoreland) ben si guarderanno dal dire che in 10 anni di guerra gli Stati Uniti impiegarono un potenziale di fuoco sul piccolo paese asiatico più intenso di quello che sparsero per il mondo nell'intera 2 guerra mondiale e che nonostante questo uscirono sconfitti dal campo di battaglia.

Che la terra sia lieve a Giap, generale e rivoluzionario di grande buon senso.

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