Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

03/01/2014

Milano. La metropoli dove le fabbriche diventano supermercati

L'avvicinarsi dell'Expo 2015 sta cambiando profondamente la struttura sociale e urbanistica della metropoli milanese. Un impatto che lascerà segni profondi sulla vita sociale della “Capitale economica” del paese. A fare gola sono soprattutto le ex aree industriali dismesse. Migliaia e migliaia di metri quadrati che diventeranno milioni di metri cubi di nuova cementificazioni. Sull'area della ex Pirelli a Lainate, ad esempio, nel contesto dell'Expo si progettano nuove case, mentre è già in piedi lo scheletro dell’hotel che Gdf Group sta realizzando sempre per il 2015.
Nell’ex area dell’Alfa Romeo di Arese in questi giorni è sorta una lunga recinzione che comprende anche tutta l’area esterna davanti alla portineria Ovest, quella occupata negli ultimi due anni dagli operai e operaie dell'Alfa sostenute dallo Slai–Cobas, i quali hanno continuato a rivendicare lavoro contro la speculazione e a presidiare i locali dello stabilimento fantasma, dove all’interno proseguono gli scavi delle ruspe. Dove un tempo c'era la famosa pista prove, fra Arese e Lainate ora c'è una montagna di detriti dovuti agli scavi. Su queste macerie dovrebbe nascere una mega centro commerciale.
Sulle sorti dei due milioni di metri quadrati dell’ex Alfa Romeo, un'area più grande dell’ex area Falck di Sesto San Giovanni, i Comuni di Arese e Lainate hanno ratificato l’accordo stretto con Regione Lombardia e le proprietà dell’area cancellandone la vocazione industriale. Sulle ceneri dell’ex stabilimento dell'Alfa nasceranno abitazioni e l’ipermercato più vasto d’Europa, di proprietà del gruppo Finiper di Marco Brunelli (marchi Iper e Unes). Il 30 aprile 2013 sono state staccate le utenze a tutti i capannoni della Meccanica. A maggio scorso sono arrivati gli ultimi permessi per costruire. I cantieri della grande trasformazione dell’area industriale dismessa da Fiat e Alfa Romeo - per la costruzione del centro commerciale di circa 77mila metri quadrati per il quale è previsto un investimento di 350 milioni di euro - sono a pieno regime. “Stiamo assistendo alla trasformazione delle infinite narrazioni expottimiste in cemento” scrivono i comitati No Expo “Ed è proprio la materialità irreversibile del cemento - trasformando alcuni parchi cittadini in piccoli giardini di quartiere grazie al progetto della Via d’Acqua - che ci permette di toccare con mano le nocività insite nel progetto, a scapito del tema ufficiale della manifestazione (“Nutrire il pianeta – Energia per la vita”)”.

L'Expo 2015 si sta dunque confermando come un evento speculativo epocale che segnerà la storia e la vita sociale di una intera metropoli, quella milanese. Una vocazione al business che non intende “fare prigionieri” ma solo mettere tutti di fronte al fatto compiuto. “La materialità del processo Expo, questa dimensione fatta di cemento e ruspe a scapito di tessuti sociali vivi, pur essendo all’inizio, è quindi già entrata prepotentemente nella vita pubblica della città sollevando resistenza. I prossimi mesi si rivelano quindi decisivi” sostiene la rete degli attivisti e dei comitati che da anni si oppongono all'Expo 2015. “Movimenti sociali, comitati di quartiere, cittadini di diverse fasce di reddito, lavoratori precari o in nero e operai: è evidente che tutti questi soggetti sono giunti sotto il Comune di Milano, sotto la sede di Expo di via Rovello e hanno fronteggiato i cantieri aperti (i tre luoghi simbolo delle larghe Intese che uniscono politica, finanza, grossa e piccola imprenditoria) arrivando da percorsi diversi. Però, esattamente come esiste una materialità comune che caratterizza il mega evento, allora è possibile individuarne una condivisa anche tra i molti soggetti che a questo si oppongono. “A lotte comuni un vocabolario comune”, abbiamo detto più di una volta: la sfida che ci aspetta nel cruciale 2014 è cominciare a raccogliere quanto seminato nel lavoro degli anni scorsi e dargli un senso in vista del primo maggio 2015. Il primo passo è bloccare la Via d’acqua. Dopo aver parlato di NoExpo è ora di agire da NoExpo”.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento