07/02/2014
Foibe? Piuttosto parliamo del fascismo italiano nei Balcani
E' disponibile da pochi giorni nelle librerie, il volume Italiani in Jugoslavia: occupazione dei Balcani e razzismo "antislavo" che raccoglie i saggi presentati al seminario di storia contemporanea svoltosi il 26 febbraio 2011 a Brescia.
Con gli strumenti della storiografia si sono volute analizzare le vicende che hanno riguardato il confine orientale a partire dall’occupazione fascista, cercando di reagire al revisionismo storico e alla riabilitazione del fascismo.
Nel saggio di Stefano Bartolini viene analizzata, in particolar modo, l’immagine dello Slavo nell’Italia fascista.
Il saggio di Davide Conti, invece, ci presenta un excursus sui crimini di guerra italiani commessi nei Balcani dal fascismo e sul peso che la loro mancata sanzione ha avuto nella vicenda repubblicana dell'Italia.
L’ultimo saggio, quello di Costantino Di Sante, descrive le complesse vicende che videro protagonisti i soldati italiani dall'aprile 1941 ai primi anni Cinquanta nell’Occupazione dei Balcani.
Negli interventi contenuti in questo volume vengono analizzati e individuati i miti e gli esempi del passato riletti ed utilizzati, in particolar modo, dalla propaganda fascista: sono i cosiddetti luoghi comuni, ancora profondamente radicati nella nostra società, nel comune sentire, nei messaggi veicolati dai fascisti nell’educazione di massa. Troviamo, inoltre, l'analisi delle peculiarità del fascismo di frontiera, l'approfondimento relativo ai criminali di guerra italiani e la continuità nell’Italia repubblicana e l'analisi dei rapporti diplomatici, all'interno del quadro internazionale, seguendo la vicenda dei soldati italiani presenti sui territori in questione.
Grazie al contributo di Bartolini, Di Sante e Conti, si è cercato di arginare le derive revisioniste, nella loro accezione peggiore e proporre un'analisi documentata ed articolata che possa permettere una riflessione onesta e scientifica, a partire da una solida base documentaria: forse i tempi sono maturi perché ci si confronti anche con le memorie e le storie degli altri, e si inizi a fare i conti con il nostro passato di invasori.
Qui la scheda editoriale
Fonte
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