Ormai è andata. A quanto pare la frenesia rottamatrice del neo-segretario del Pd sta producendo i suoi risultati. Che siano quelli auspicati in via teorica da Renzi è ancora tutto da dimostrare. Il “giovin fiorentino” avrebbe voluto sbrigarsi nel varare la nuova legge elettorale, abrogare il Senato e andare a nuove elezioni, ma ha dovuto fare i conti con una realtà un po' più complessa da quella enunciata nei talk show.
Non sembrano esserci ipotesi alternative alla buonuscita di Letta da presidente del consiglio e ad una assunzione di incarico da parte di Renzi. L'ostilità manifestata da Confindustria al governo Letta ormai da settimane, ha fatto il paio con il siluro sparato dai sostenitori italiani ed europei di Renzi verso Napolitano con la rivelazione della “cospirazione” a favore di Monti. L'operazione Firedman ha smantellato la difesa a oltranza di Napolitano dell'esecutivo Letta, ma ha anche visto il Presidente della Repubblica capire perfettamente l'aria che tira e passare la mano su un nuovo incarico a capo del governo. “Siete dello stesso partito decidete voi” ha detto Napolitano a Renzi tirandosi fuori dalla mischia.
Quattro giorni prima Napolitano aveva ribadito che “Letta non si tocca” ma dopo la bordata sparata sulla prima pagina del Corriere della Sera di lunedì sul libro di Alan Friedman, la sera stessa – a messaggio ricevuto chiaro e forte – ha dovuto ricevere il segretario del Pd al Quirinale e dargli – di fatto – carta bianca.
Oggi il notista politico del quotidiano della Confindustria, sottolinea come Renzi sia “spinto da un'ondata mediatica di impressionante forza” (ossia la loro, quella dei giornali e televisioni della grande borghesia italiana) e dunque abbia rotto gli indugi scegliendo di “logorarsi tra gli stucchi di Palazzo Chigi piuttosto che fuori dal palazzo”, ma adesso “inizia la vera disfida dentro una cornice generale drammatica”.
Gli fa eco il notista del Corriere della Sera – dentro al quale è in corso nuovamente uno scontro durissimo tra gli azionisti di riferimento – secondo cui Renzi dovrebbe promettere che l'esecutivo uscito dalla defenestrazione di Letta (in pratica il terzo esecutivo senza mandato popolare ma solo presidenziale e parlamentare) dovrebbe durare fino alla scadenza del 2018. Ciò consentirebbe di garantire scranni e consensi al governo Renzi anche tra una parte di Sel (a rischio spaccatura) e tra i dissidenti del M5S, e assicurerebbe di “non compromettere la preziosa stabilità” invocata dal Sole 24 Ore.
Ma Renzi ha un serio problema di legittimazione. Certo gode del sostegno mediatico e dei poteri forti (come Monti), ha ricevuto il mandato plebiscitario nelle primarie del Pd (come Bersani) ma non è passato alla prova delle urne e se mantiene le promesse non lo farà fino al 2018. E allora? Allora saranno le elezioni europee a misurare il consenso o meno di Renzi e se lui rappresenta la "preziosa stabilità" e la continuità della legislazione in corso finisce che nel "voto utile" stavolta ci troveremo di tutto: dalla sinistra alla Confindustria, dalla destra ai centristi, un plebiscito insomma.
A cavallo tra il Rinascimento e l'età moderna, i francesi erano soliti definire i “fiorentini” come gente di “pugnale e veleno”. Le trame dei Medici – tra i maggiori banchieri dell'epoca – non esitavano a ricorrere a mezzi piuttosto spicci per togliere di torno i loro avversari in Italia o nelle corti europee.
Nel XXI Secolo le parti si sono invertite. Le “corti europee” – in particolare quelle di Berlino, Francoforte e Bruxeles – stavolta usano i “fiorentini” e i loro pugnali e veleni per togliere di mezzo chi si oppone all'escalation oligarchica che sta ridisegnando il volto politico ed economico dell'Europa o chi si dimostra inadeguato come amministratore locale di questi interessi strategici. I diktat dell'Unione Europea, come ha ricordato recentemente il commissario Olli Rehn, non possono aspettare i ritmi e i riti della politica italiana. Dal 2011 a oggi s'è vista solo la controriforma Fornero sulle pensioni. Troppo poco rispetto alla famosa lettera del 5 agosto 2011 di Trichet e Draghi. C'è la spending review da attuare, c'è il Fiscal Compact da applicare, i contratti nazionali collettivi da smantellare etc.
Non è più concesso perdere tempo. Non a caso tra le righe dei maggiori quotidiani della borghesia, oggi si insiste sul fatto che di tempo Renzi ne avrà poco a disposizione. Deve agire in fretta senza curarsi troppo di morti e feriti sul cammino. Letta e Napolitano sono gli inquilini da sfrattare dai palazzi istituzionali, ma vengono i brividi nel pensare a come Renzi si rapporterà agli inquilini “normali”, quelli che vengono sfrattati quotidianamente dalle loro case perché non sono più in grado di pagare l'affitto o la rata del mutuo.
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