Malgrado l'accordo raggiunto ieri a Ginevra tra Russia, Stati Uniti, Unione Europea e Ucraina – rappresentata dal governo golpista – che ha deciso il disarmo dei ‘gruppi armati’ e una road map di pacificazione, nelle regioni orientali del paese sarebbero in corso combattimenti a Slaviansk, nella zona di Donetsk, uno dei punti nevralgici del conflitto tra truppe regolari e milizie nazionaliste da una parte e milizie popolari dall’altra. Secondo testimoni oculari citati dal notiziario on-line 'Kramatorsk.info', un commando di paracadutisti avrebbe assaltato e distrutto un posto di blocco dei secessionisti a Serheyevka, villaggio alle porte della città, uno dei tanti realizzati dai miliziani russofoni per bloccarne gli accessi. Secondo fonti locali almeno una persona sarebbe rimasta uccisa e la zona sarebbe sorvolata da elicotteri militari di Kiev.
Ieri, alcune ore prima che a Ginevra le grandi potenze raggiungessero un accordo che a quanto pare il governo di Kiev ha già deciso di rompere, almeno tre persone erano state uccise e altre 13 ferite nell’assalto di alcune centinaia di dimostranti armati contro una caserma della ‘Guardia Nazionale’ a Mariupol (500 mila abitanti, nel sud est dell’Ucraina), assaltata con molotov e colpi di arma da fuoco. Stando a un comunicato del ministro degli Interni Avakov i filogovernativi avrebbe avuto la meglio, riuscendo anche ad arrestare 63 miliziani della Repubblica Popolare di Donetsk sequestrando anche cellulari, armi e ricetrasmittenti. La candidata alle elezioni presidenziali ed ex premier, Yulia Timoshenko, aveva chiesto l'introduzione dello stato d'emergenza nell'Ucraina orientale per consentire alle forze armate di intervenire senza restrizioni contro i ribelli filorussi che hanno occupato molti edifici amministrativi ma poi da Ginevra sono arrivati i primi segnali di distensione, anche se come abbiamo visto si tratta di un accordo fragile in grado forse di rimandare solo di qualche tempo lo scontro tra le ‘due ucraine’ mentre sembra scontato che i meccanismi di militarizzazione messi in atto dalla Nato e dalla Russia non verranno certamente disinnescati.
L’accordo raggiunto in Svizzera è stato definito di ‘de-escalation’ e prevede una serie di «passi concreti», come il disarmo di tutti i gruppi armati illegali (quindi non la Guardia Nazionale, che in realtà copre i gruppi armati neonazisti e ultranazionalisti ucraini), la restituzione di tutti gli edifici occupati al governo, lo sgombero di tutte le strade e i luoghi pubblici, l’amnistia per quanti accetteranno tali condizioni, tranne per chi è accusato di reati gravi. Russia, Ue, USA e Ucraina avrebbero scelto un «disarmo bilanciato», sorvegliato dagli osservatori dell’Osce, e c’è anche l’impegno a una riforma costituzionale che venga incontro ad alcune richieste delle popolazioni russe e russofone dell’est e del sud del paese. Ma l’ipotesi di nuove sanzioni occidentali contro Mosca resta per ora solo sospesa e di togliere quelle già imposte nelle scorse settimane da UE e USA alla Russia non se ne è proprio parlato. Così come non è chiaro se Kiev lascerà che le istituzioni parallele create dagli indipendentisti russofoni organizzino i referendum sull’autodeterminazione o, visto l’accordo, sulla ‘federalizzazione’ dell’Ucraina previsti per il prossimo 11 maggio. Inoltre le autorità golpiste hanno confermato il divieto di ingresso in Ucraina per tutti i cittadini russi tra i 16 e i 60 anni, misura definita ‘vergognosa’ da Mosca.
Di spegnere i facili entusiasmi di stampa e diplomazie si è incaricato lo stesso Barack Obama secondo il quale 'Non ci sono certezze' su quanto accadrà sul confine russo. "Non possiamo essere certi di nulla. Credo ci sia la possibilità, la prospettiva, che la diplomazia possa distendere la situazione", ha detto il presidente degli Stati Uniti che poi, dopo aver parlato sia con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, che con il primo ministro del Regno Unito, David Cameron ha di nuovo attaccato il Cremlino: "Noi crediamo che ci sia la mano russa nelle devastazioni e nel caos che abbiamo visto nella parte sud e est dell'Ucraina" ha detto.
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A sentire sempre le solite sirene che a senso unico addebitano l'intera responsabilità della destabilizzazione ucraina alla Russia, viene da pensare che le cancelleria occidentali abbiano una gran voglia di andare alla guerra...
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