Il pur sgangheratissimo esercito ucraino – di ieri la notizia che circa 450 soldati hanno dovuto arrendersi e rifugiarsi in territorio russo per sfuggire ai guerriglieri che li avevano accerchiati – ha deciso di lanciare l’assalto ‘finale’ alle Repubbliche Popolari. Una volta completato l’accerchiamento delle due popolose città di Donetsk e Lugansk, nell’est del paese, l’assedio si è trasformato in assalto. Finora la strategia del governo di Kiev è stata quella di martellare le città ribelli dall’alto, con l’aviazione, e di isolare i maggiori centri causando una grossa penuria di generi alimentari e di acqua in modo da obbligare le popolazioni ad arrendersi. Ma finora senza grande successo.
Ieri, ha detto Andrey Lysenko, portavoce del Consiglio Nazionale per la Sicurezza e la Difesa del governo nazionalista, "le forze dell'operazione anti-terrorismo hanno occupato Yasinuvata, 19 chilometri a nord di Donetsk, che è un importante snodo ferroviario. La sua conquista ha permesso l'accerchiamento del capoluogo da nord, e la chiusura di un importante canale per le forniture di armi e tecnologia ai terroristi".
Secondo i media locali e internazionali, i combattimenti tra forze armate e milizie fasciste da una parte e guerriglieri dall’altra hanno ripreso in maniera furiosa alla periferia di Donetsk, città di un milione di abitanti, dopo che le autorità golpiste hanno invitato i civili a fuggire. Un giornalista dell'Afp ha riferito alcune ore fa di esplosioni a intervalli regolari nella zona di Mariinka, nella periferia sudovest della città, da cui si alzano colonne di fumo. Nella zona sarebbero riusciti anche a infiltrarsi alcuni battaglioni della Guardia Nazionale, formata pochi mesi fa dall’esecutivo ucraino legalizzando e integrando le bande dei partiti di estrema destra. Secondo alcune denunce, in città le bande neonaziste sarebbero all’opera con rapimenti, omicidi e rapine.
Ma anche un altro quartiere alla periferia ovest della città è teatro di scontri. "Infuriavano intensi combattimenti nel distretto di Petrovski, intorno alle 17" ha detto uno dei responsabili del municipio secondo il quale potrebbero esserci anche delle vittime civili causate dai colpi di mortaio che ormai dalla notte bersagliano gli edifici e hanno distrutto una centralina elettrica.
Contemporaneamente Kiev ha annuncia di aver finalmente completato l'accerchiamento di Lugansk e di avere interrotto ogni rifornimento alla città contro la quale nelle scorse ore è scattato l’assalto.
Da parte sua il ministero degli Esteri russo accusa le truppe ucraine di trasportare missili balistici Tochka-u, Smerch e Uragan verso Donetsk. Un’accusa confermata nei giorni scorsi anche da importanti network mediatici internazionali, come la tv statunitense Cnn e la testata tedesca Deutsche Welle, secondo i quali già nei giorni scorsi le forze di Kiev avrebbero usato missili balistici contro i guerriglieri ribelli ma anche obiettivi civili.
Intanto anche le Nazioni Unite riconoscono che in Ucraina la repressione governativa delle popolazioni insorte ha prodotto una vera e propria catastrofe umanitaria. Secondo i dati forniti dall'Onu sono almeno 285mila le persone che hanno dovuto lasciare le loro case a causa dei combattimenti e dei bombardamenti. Secondo le Nazioni Unite il numero reale dei profughi sarebbe in realtà vicino alla stima di 730mila fornita dalle autorità della Russia, cifra definita "realistica".
Le autorità ucraine locali hanno finora segnalato la fuga di circa 117mila persone, secondo l'Onu. Vincent Cochetel, capo dell'Unhcr in Europa, ha detto ai giornalisti a Ginevra che il numero "è una stima verso il basso", dal momento che molti degli uomini che sono scappati non si sono registrati per evitare di essere arruolati nell'esercito ucraino e mandati indietro a combattere. In aggiunta a questi, altri 168mila ucraini, al primo agosto, hanno chiesto asilo alla Russia.
Secondo le autorità russe, ci sarebbero da aggiungere centinaia di migliaia di persone che sono scappate in Russia, senza alcuna registrazione.
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