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04/08/2015

Varoufakis: fra alto tradimento, arcana imperii e politica da cabaret

L’ex ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, una decina di giorni fa, in una conversazione privata durante una conferenza presso l'Official Monetary and Financial Institutions Forum (OMFIF), ha detto che esisteva “un piano B”, nel caso i negoziati fossero falliti, per realizzare una nuova moneta greca, aggiungendo di essere stato autorizzato da Tsipras sin da prima delle elezioni e di aver “lavorato sotto traccia” con un piccolo team con a capo l’economista Usa James Galbraith, figlio del celebre John Kennet Galbraith.

Il piano prevedeva di dare un codice bancario e fiscale ad ogni contribuente e società per gestire il passaggio alla nuova valuta, poi in caso di chiusura delle banche sarebbe scattato un meccanismo di pagamento ombra, basato sul sito dell’agenzia delle entrate greco che avrebbe permesso, attraverso un pin fornito a chi doveva del denaro, tanto Stato che privati, di trasferire le somme in “formato digitale”, nominalmente in euro.

Poi il sistema sarebbe stato esteso agli smartphone con un’app e al momento opportuno sarebbe stato convertito nella nuova dracma, accennando poi anche alla possibilità di arrestare il governatore della banca centrale greca se si fosse opposto. Era una conversazione privata, ma poi lui ha autorizzato la messa in rete della registrazione.

Varoufakis, in una dichiarazione successiva, ha poi aggiunto che la difficoltà di tradurre in realtà il piano sarebbe scattata nel momento della realizzazione che richiedeva una seconda autorizzazione da parte di Alexis Tsipras e che invece non è mai arrivata. Galbraith, poi, ha confermato di aver preso parte al gruppo di lavoro segreto dell’ex ministro greco da febbraio ai primi di luglio.

Nemmeno 24 ore dopo la messa in rete della conversazione, è scattata la richiesta di deferimento di Varoufakis all’Alta Corte di giustizia per alto tradimento.

La questione, intrecciando aspetti economici, politici, finanziari, costituzionali, penali, è complessa, per di più ha molti punti oscuri e suscita non poche perplessità, per cui è bene procedere per punti e mantenersi molto cauti.

In primo luogo dobbiamo porci il problema di quali possibilità di successo avrebbe potuto avere il “piano B” di Varoufakis e Galbraith jr. A quanto pare, per poterlo attuare si sarebbe dovuti passare attraverso una manovra di hackeraggio per accedere alle posizioni dei singoli cittadini. Il punto non è chiaro, ma fa alzare più di un sopracciglio per l’evidente illegalità della cosa, ma lasciamola un attimo da parte.

Ci sono anche altri aspetti pratici che lasciano perplessi: ad esempio, come avrebbero fatto quanti avessero avuto uno smartphone o non lo avessero saputo usare (ad esempio molti pensionati) o il rischio di manipolazioni da parte della malavita ecc: non sono un tecnico della materia, per cui mi limito a segnalare la cosa sotto forma di quesito.

Il punto più delicato è un altro: i greci avrebbero accettato questa moneta? Mi spiego meglio: la Grecia è un paese che importa gran parte di quel che consuma, fra cui anche i prodotti alimentari. Facciamo allora l’esempio dell’esportatore di carni, che si vede presentare dal grossista greco un pagamento in questa forma che presuppone che il debitore finale sia lo Stato o anche altro soggetto economico greco; realisticamente l’esportatore penserebbe che la credibilità del debitore finale sia molto prossima allo zero, considerato che si tratterebbe di debito aggiuntivo a quello per il quale quello Stato si sta avviando al default; quanto poi alla possibilità di convertire quel credito in dracme, questo renderebbe poco credibile anche il pagamento del privato più affidabile del Mondo. Dunque, è largamente plausibile che l’esportatore rifiuterebbe quel tipo di pagamento se gli fosse proposto. Di conseguenza, anche il grossista greco, che dovrebbe pagare l’importazione in euro ballanti e sonanti, rifiuterebbe quel titolo di pagamento da parte dei macellai della zona e, pertanto, anche i macellai non accetterebbero quel pagamento dai clienti. Nel frattempo, l’assottigliarsi delle riserve delle merci in vendita, con ogni probabilità, scatenerebbero un forte rincaro dei prezzi, soprattutto in vista di un passaggio alla dracma. Insomma lo Stato sarebbe costretto a convertire la sua moneta virtuale in vere dracme ed il tentativo si sarebbe rivelato solo una breve perdita di tempo. Certo: tutto da verificare, ma le previsioni logiche sembrano andare in senso sfavorevole al tentativo.

Poi ci sono i problemi di ordine politico-istituzionale ed il primo interrogativo è: si può cambiare il sistema monetario di un paese con un colpo di mano e senza autorizzazione preventiva del Parlamento?  Qui c’è anche la slealtà di fondo di Syriza verso l’elettorato cui era stato promesso il mantenimento dell’Euro e la fine dell’austerità. Si può anche pensare che quella fosse la speranza (ahimè quanto infondata) di Tsipras e che l’altro fosse il piano di riserva, ma è lecito nascondere all’elettorato, non dico il piano nei suoi particolari, ma quantomeno la possibilità di un ritorno alla moneta nazionale?

Ma alcuni “furbi” diranno che così Syriza avrebbe perso le elezioni. Può darsi ma mentire coscientemente all’elettorato è un gesto moralmente più basso che prendere tangenti. C’è chi è sensibile a questi argomenti e chi ritiene questi scrupoli superati: tutto dipende da quale sia la concezione che si ha della democrazia, ammetto solo che non capisco perché poi la stessissima cosa venga rimproverata a Renzi o Berlusconi.

E c’è un altro aspetto che non convince proprio sul piano negoziale: nascondere il piano B e dichiarare la volontà di restare nell’Euro a tutti i costi, non ammettendo neanche per un momento l’ipotesi di poterne uscire, ha indebolito la Grecia al tavolo negoziale, certo non l’ha rafforzata. Per di più c’è da chiedersi: sino a che punto il team di Varoufakis e Galbraith ha davvero lavorato “sotto traccia”? Non è certissimo che un qualche servizio segreto (europeo o americano conta poco) abbia avuto sentore di quelle manovre e sia riuscito a scoprirle, ma è realistico prendere in considerazione che ciò possa essere accaduto. Per cui, magari, il risultato è stato quello (peraltro per nulla insolito) di un arcana imperii efficace solo verso i cittadini ma non verso i nemici.

Insomma, ad un paese come la Grecia sarebbe convenuto di gran lunga giocare a carte scoperte, da un lato chiamando la solidarietà dei popoli europei e degli stati in condizioni analoghe e, dall’altro, giocando sui prezzi che la zona Euro avrebbe dovuto pagare per una sua uscita, e cercare di arrivare ad un’uscita concordata, con minor danno per tutti, Grecia ed Eurozona.

L’impressione che si riceve è che il piano B sia stato una modesta furbata in sostanza molto ingenua.

Da ultimo c’è un aspetto che lascia perplessi: la natura del rapporto fra Tsipras ed il suo ministro delle finanze. A quanto pare, Alexis era al corrente della cosa da almeno 5 mesi e l'approvava e la decisione di andare al referendum si spiega perfettamente in questa logica, anche se, nella breve campagna referendaria, sia lui che il suo ministro hanno continuato a giurare che non esisteva alternativa all’Euro. Poi in due giorni è cambiato tutto: nonostante la clamorosa vittoria referendaria e mentre a Bruxelles, Francoforte e Berlino, si iniziava a fare il conto dei danni del terremoto, Atene si è ripresentata al tavolo delle trattative, ma con una faccia nuova, perché Varoufakis era stato dimissionato. Perché? Cosa è successo in quelle 48 ore da indurre Tsipras a questa clamorosa svolta a 180 gradi? Perché questa improvvisa rottura fra i due? E, di conseguenza, perché oggi Varoufakis sente il bisogno di dire candidamente di questo piano che lo mette nei guai?

Tsipras con un certo ritardo, ha parlato confermando di aver dato ordine di apprestare il piano, ma di non aver mai pensato all’uscita dall’Euro. Per cui o il piano era destinato a scattare se la Grecia in caso fosse stata esclusa dall’Euro contro la sua volontà o serviva solo come deterrente nei confronti degli interlocutori; ma un piano segreto, se è davvero tale, non serve come deterrente. Quindi resta solo la prima ipotesi evidentemente non condivisa da Varoufakis, che invece sarebbe voluto passare all’attuazione del piano subito dopo il referendum e prima dell’espulsione di Atene dall’Eurozona. Di qui la rottura fra i due e le dimissioni. Questo però fa capire quanto superficiale fosse l’intesa fra i due: a questo punto, più che una coppia di statisti, sembrano Stanlio ed Ollio.

Deferire per questo Varoufakis all’Alta corte? Ma se non sono stati processati nemmeno quelli che hanno falsificato i bilanci dello Stato per un decennio! Siamo seri.

Il fatto è che riesce davvero poco credibile un deferimento all’Alta corte del ministro senza che lo segua a ruota il Presidente del Consiglio: se il reato non c’è perché non si è passati dal progetto all’atto, allora anche Varoufakis non è imputabile, ma se il reato sussiste anche solo per aver ipotizzato il piano B, allora  sul banco degli imputati Varoufakis non può restare solo. Simul stabunt simul cadent.

L’impressione è che a nessuno convenga rimestare troppo in questa storia perché di scheletri nell’armadio ce n’è più d’uno. E non solo ad Atene. Credete che Berlino non abbia preparato un suo piano B in caso di collasso dell’Euro o anche solo in caso di uscita di altri? E Parigi, Madrid, l’Aia,…? Roma no, sono convinto che l’Italia sia l’unica a non averlo fatto.

E quali argomenti si sono usati per “persuadere” Tsipras a tornare al tavolo? Lui era giù incline a non uscire dall’Euro, ma è credibile che sin dall’inizio pensasse di fare un referendum-sceneggiata per poi calarsi le braghi in quel modo in 48 ore? Il fatto che il martedì successivo il neo ministro delle finanze si sia presentato senza nessuna proposta fa capire che non c’era nulla di pronto e che, quindi, la cosa è precipitata in poche ore, prendendo una strada diversa da quella pensata quando il referendum è stato convocato: perché?

La verità è che se si inizia a scavare su questa storia nessuno, né la Grecia né gli altri, ha da guadagnarci e, pertanto, sono convinto che la cosa verrà sbrigativamente messa a tacere al massimo con un dibattito parlamentare molto formale.

Però, se penso che questo è il governo della sinistra radicale, che dovrebbe dare lezioni di democrazia, di un nuovo rapporto fra masse e potere, non so se ridere o piangere.

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