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07/10/2015

Cosa Rossa: a che punto siamo?

A breve dovrebbe decidersi che fine farà il progetto di nuovo soggetto di sinistra, la “Cosa Rossa” di cui si parla dalla tarda primavera. Le cose per la verità non sembrano affatto promettere niente di buono.

a- Landini sembra essersi sfilato per fare una cosa che non si capisce che è, anche perché si è messo anche lui a ripetere questa fesseria del “non sono né di destra né di sinistra” che, ovviamente, lo escludo programmaticamente da una cosa che vuol essere la nuova forza di sinistra;

b- La brigata Kalimera (io, ormai, la direi Kalispera) ha difeso Tsipras, nonostante l’indecente capriola post referendum, ma ha capito che è un brand “freddo” che non porta consensi e si sta dirigendo verso il nuovo astro di Podemos che, però, sembra in difficoltà a sua volta;

c- Vendola ha lasciato intendere di essere pronto a fare lista comune con Renzi, assestando una mazzata alla residua credibilità della sua formazione politica che, peraltro, è l’unica ad avere un gruppo parlamentare;

d- L’incauta mossa di Civati (mi spiace dirlo di un amico) di lanciare i referendum da solo si è conclusa con il prevedibile insuccesso (ma come si fa a lanciare una raccolta di firme con agosto di mezzo?!);

e- Rifondazione continua a non esistere né politicamente né organizzativamente;

f- Fassina sembra colpito da improvvisa afasia.

Non pare un bel panorama. Ma quello che conta più di tutto è il persistente vuoto di proposta politica e l’assenza di ogni dibattito. Cosa propone chi si candida ad essere la sinistra di questo paese? Nulla mischiato a niente. Oppure, quando decidono di parlare, c’è solo uno scoordinato starnazzare di oche privo di qualsiasi coerenza e propositività.

Il fatto è che questa area resta il riservato dominio di quattro leaderini da strapazzo, di cui una bella fetta di “vecchie stelle del varietà” sul palcoscenico da troppo tempo. A proposito, avrei una proposta: concedere la pensione ai leader politici ma solo quando abbiano sottoscritto un impegno a tacere definitivamente ed emigrare in un’isola delle Falkland. Che ne dite?

Sino a quando la nascita del nuovo soggetto di sinistra dipenderà da queste “piccole potenze” da operetta, qui non verrà fuori nulla, al massimo la solita lista intruglio decisa all’ultimo momento mettendo insieme tutti quelli che si possono racimolare. La solita cosa pietosa che forse supera di un soffio il 4% per rientrare in Parlamento e riprendere a litigare la sera stessa del risultato elettorale (ricordate che vi dissi della lista Tsipras?)... Ma, intanto il serbatoio si sta prosciugando. Nella mia città nativa si usa dire che “la cera si consuma e la processione non cammina”... qui di cera ne è rimasta molto poca.

L’unica possibilità è che la rifondazione di questa area riparta dal basso, con circoli, blog, gruppi di intervento, liste civiche locali ecc. In questo senso una rete di blog può essere un aiuto molto importante, ma soprattutto, se si pianta di fare polemiche da gruppettari anni settanta (ne so qualcosa) e si parli di politica: Euro e Ue, che facciamo? Quale politica fiscale? Come si rilancia l’industria in questo paese? Come possiamo attaccare la finanza? Che si fa in tema di riforma universitaria? E della Giustizia che diciamo? E così via.

Occorre una “rivoluzione copernicana” della sinistra: parlare di contenuto, inventare nuove forme di organizzazione e di comunicazione, far partire campagne mirate... Soprattutto non dare nulla per scontato e rimettere in discussione tutto. Ma occorre sbrigarsi, non c’è più molto tempo.

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