Primo: Direzione nazionale del Pd.
Vincenzo De Luca, noto esponente campano del Pd nonché presidente della
regione, parla di Virginia Raggi, neosindaco di Roma, come di una “bambolina imbambolata”.
Onestamente, s’è visto tanto di peggio, persino dallo stesso De Luca, e
la battuta è di quelle sciocche ma leggere. Basta, e avanza, nel Pd per
avanzare la polemica interna sul maschilismo di De Luca con Mara
Carfagna del centrodestra come guest star che ha tuonato: “è mediovevo
politico”. Ora, il medioevo politico ebbe come straordinario interprete
Bartolo di Sassoferrato, detto “l’oracolo di Apollo” e risulta che si
occupasse di questioni di legittimità, giuridica e politica, non di
giudizi sulle bambole. La notizia, amenità della Carfagna comprese, riesce a sopravanzare, in diversi siti, quella dell’incendio delle banche italiane.
Per non parlare di quella dell’intercettazione telefonica in cui si
parla delle modalità di assunzione del fratello del ministro Alfano. O
della classifica dei ministri che salgono e che scendono nel borsino del
gradimento di Ipr marketing. Per tacere, ovvio, della cronaca nera
sparsa ovunque a profusione.
Tutto viene molto prima della
crisi del sistema bancario che, in alcuni casi anche se risolta, può
introdurre nuovi, seri elementi di paralisi nella società italiana.
Il problema è quindi chiaro: l’infosfera istituzionale produce fatti di
nessuna rilevanza, un'opinione pubblica ridotta a rappresentazione del
politicamente corretto e degli indici di gradimento. Questo perché alla
sfera del politico, volente o nolente, è stata completamente tolta ogni
funzione di direzione sistemica. Quindi, per prima, la capacità di
incidere nella politica monetaria e finanziaria. Fermandoci
all’Italia, giusto per restringere il discorso: dalla creazione delle
fondazioni bancarie, alla loro privatizzazione, allo smantellamento
dell’industria pubblica e alla cessione della sovranità monetaria è
chiaro che ogni tempesta finanziaria (valutaria o bancaria o azionaria
o, come è accaduto, una miscela di tutto questo) trova la politica, non
la destra o la sinistra ma la politica nel suo insieme, senza strumenti
per intervenire. Il politicamente corretto o il gossip riempiono, si fa per dire, un vuoto del politico.
Oltretutto, le discussioni sul politicamente corretto altro non sono
che conflitti tra cordate che si accendono sul nulla lasciando intatte
le vere criticità sistemiche. D’altro canto il piano di egemonia
sull’economia, e sulla politica, che è quello della moneta appartiene a
corporazioni oggi più tecnologiche che medioevali (si guardi a logistica
e collocazione spaziale degli studi professionali che si occupano di
diritto nel ramo finanziario), a cerchie neotribali di analisti,
ingegneri, consulenti, produttori di contenuti mediali.
Il distacco della politica dal
governo della ricchezza ha prodotto due mondi, nello spazio del comando:
uno è l’interfaccia verso la società, e si chiama politica, si occupa
di gestire il consenso e di supportare la legittimità della moneta; il
secondo è intrecciato con le varie dimensioni della moneta, e dei suoi
derivati, e lascia la politica al suo destino. Per cui tanto
più si provincializza la politica – con il protagonismo di personaggi
dialettali come De Luca, Boschi, Renzi in una dimensione limitata del
politico – tanto più si globalizza la dimensione del governo della
moneta. La quale pur essendo un terreno caotico e pericoloso è pur
sempre un piano di comando. Il problema è che, nel caso della enorme
crisi bancaria di quest’anno, il mondo delle professioni globali
della moneta accoglie la questione del comando solo come tema legato
alla profittabilità e non a quello della soluzione delle criticità
sistemiche; quello della politica come questione irrisolvibile. Si
tratta di mondi, entrambi di dimensioni notevoli anche se di natura
diversa, ma in nessuno dei casi si riesce ad intervenire su una crisi
sistemica.
Ma quale è la dimensione del problema?
Di quelle che rischiano di paralizzare un paese, come è accaduto tutte
le volte che il problema non è stato risolto. La Brexit, al contrario di
quanto affermato dagli esponenti del governo Renzi prima del
referendum, ha colpito prima di tutto l’Italia.
C’è un prospetto di Bloomberg sulla tripla natura del rischio delle
banche italiane. In un confronto tra la media dell’Eurozona su
obbligazioni bancarie, debito pubblico, debiti non performanti da cui,
anche a prima vista, si può capire che quanto accade in Italia eccede la
normalità dell’Eurozona senza dimenticare, pero’, che i grandi ordigni
pieni di titoli tossici sono di nazionalità tedesca e francese.
Redazione 6 luglio 2016
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