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07/07/2016

Le banche bruciano, la politica si droga con politicamente corretto e bikini

Primo: Direzione nazionale del Pd. Vincenzo De Luca, noto esponente campano del Pd nonché presidente della regione, parla di Virginia Raggi, neosindaco di Roma, come di una “bambolina imbambolata”. Onestamente, s’è visto tanto di peggio, persino dallo stesso De Luca, e la battuta è di quelle sciocche ma leggere. Basta, e avanza, nel Pd per avanzare la polemica interna sul maschilismo di De Luca con Mara Carfagna del centrodestra come guest star che ha tuonato: “è mediovevo politico”. Ora, il medioevo politico ebbe come straordinario interprete Bartolo di Sassoferrato, detto “l’oracolo di Apollo” e risulta che si occupasse di questioni di legittimità, giuridica e politica, non di giudizi sulle bambole. La notizia, amenità della Carfagna comprese, riesce a sopravanzare, in diversi siti, quella dell’incendio delle banche italiane. Per non parlare di quella dell’intercettazione telefonica in cui si parla delle modalità di assunzione del fratello del ministro Alfano. O della classifica dei ministri che salgono e che scendono nel borsino del gradimento di Ipr marketing. Per tacere, ovvio, della cronaca nera sparsa ovunque a profusione.
 
Tutto viene molto prima della crisi del sistema bancario che, in alcuni casi anche se risolta, può introdurre nuovi, seri elementi di paralisi nella società italiana. Il problema è quindi chiaro: l’infosfera istituzionale produce fatti di nessuna rilevanza, un'opinione pubblica ridotta a rappresentazione del politicamente corretto e degli indici di gradimento. Questo perché alla sfera del politico, volente o nolente, è stata completamente tolta ogni funzione di direzione sistemica. Quindi, per prima, la capacità di incidere nella politica monetaria e finanziaria. Fermandoci all’Italia, giusto per restringere il discorso: dalla creazione delle fondazioni bancarie, alla loro privatizzazione, allo smantellamento dell’industria pubblica e alla cessione della sovranità monetaria è chiaro che ogni tempesta finanziaria (valutaria o bancaria o azionaria o, come è accaduto, una miscela di tutto questo) trova la politica, non la destra o la sinistra ma la politica nel suo insieme, senza strumenti per intervenire. Il politicamente corretto o il gossip riempiono, si fa per dire, un vuoto del politico. Oltretutto, le discussioni sul politicamente corretto altro non sono che conflitti tra cordate che si accendono sul nulla lasciando intatte le vere criticità sistemiche. D’altro canto il piano di egemonia sull’economia, e sulla politica, che è quello della moneta appartiene a corporazioni oggi più tecnologiche che medioevali (si guardi a logistica e collocazione spaziale degli studi professionali che si occupano di diritto nel ramo finanziario), a cerchie neotribali di analisti, ingegneri, consulenti, produttori di contenuti mediali.

Il distacco della politica dal governo della ricchezza ha prodotto due mondi, nello spazio del comando: uno è l’interfaccia verso la società, e si chiama politica, si occupa di gestire il consenso e di supportare la legittimità della moneta; il secondo è intrecciato con le varie dimensioni della moneta, e dei suoi derivati, e lascia la politica al suo destino. Per cui tanto più si provincializza la politica – con il protagonismo di personaggi dialettali come De Luca, Boschi, Renzi in una dimensione limitata del politico tanto più si globalizza la dimensione del governo della moneta. La quale pur essendo un terreno caotico e pericoloso è pur sempre un piano di comando. Il problema è che, nel caso della enorme crisi bancaria di quest’anno, il mondo delle professioni globali della moneta accoglie la questione del comando solo come tema legato alla profittabilità e non a quello della soluzione delle criticità sistemiche; quello della politica come questione irrisolvibile. Si tratta di mondi, entrambi di dimensioni notevoli anche se di natura diversa, ma in nessuno dei casi si riesce ad intervenire su una crisi sistemica.

Ma quale è la dimensione del problema? Di quelle che rischiano di paralizzare un paese, come è accaduto tutte le volte che il problema non è stato risolto. La Brexit, al contrario di quanto affermato dagli esponenti del governo Renzi prima del referendum, ha colpito prima di tutto l’Italia.

C’è un prospetto di Bloomberg sulla tripla natura del rischio delle banche italiane. In un confronto tra la media dell’Eurozona su obbligazioni bancarie, debito pubblico, debiti non performanti da cui, anche a prima vista, si può capire che quanto accade in Italia eccede la normalità dell’Eurozona senza dimenticare, pero’, che i grandi ordigni pieni di titoli tossici sono di nazionalità tedesca e francese.

Redazione 6 luglio 2016

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