Le cronache riferiscono di un incontro “positivo” tra il vicesindaco di Roma, Bergamo, il costruttore Parnasi, il direttore della A.S. Roma Baldissoni sul progetto “Stadio per la Roma a Tor di Valle”. Dall'incontro è stato tenuto fuori l'assessore competente Berdini che nella serata di ieri ha dato le sue dimissioni irrevocabili dalla giunta Raggi.
Alla fine dell'incontro tutti si sono detti soddisfatti, e qui occorre cominciare a preoccuparsi. Secondo le prime indiscrezioni, la più grossa speculazione urbanistica dal dopoguerra, quella su Tor di Valle appunto, avrebbe visto la cordata di costruttori e banche avanzare proposte di modifica interessanti rispetto al progetto originario di 900mila metri cubi di cementificazione.
Lo Stadio vedrebbe ridotti i posti a sedere da 60mila a 52.500, mentre il progetto complessivo di edifici scenderebbe a 650mila metri cubi (più del doppio di quanto previsto dal Piano regolatore). I tre grattacieli previsti dall'operazione perderanno alcuni piani, mentre il business park verrebbe ridotto del 20%. Il valore complessivo della speculazione urbanistica a Tor di Valle è di 1,7 miliardi. La parte del leone alla fine la farebbe Unicredit che ci vorrebbe fare il proprio centro direzionale ma sopratutto rientrare degli enormi crediti che vanta verso le società del costruttore Parnasi, vero e proprio deus ex machina dell'operazione e ormai primus inter pares tra i palazzinari romani dopo aver scalzato il vecchio boss Caltagirone.
Ma proprio i debiti di Parnasi sono il tallone di Achille dell'operazione e il motivo delle enormi pressioni esercitate prima sulla giunta Marino (che sbragò subito ai desiderata del costruttore) ed ora sulla giunta Raggi (che si appresta a fare altrettanto). Nel 2014, la giunta Marino varò la delibera che ritiene di “interesse pubblico” la speculazione urbanistica a Tor di Valle e lo stesso Marino da New York benedì l'operazione come “Un opera che farà parte della storia dell'architettura”.
L'assessore Berdini, che non ha brillato per furbizia o prudenza nelle relazioni con i giornalisti, ha motivato le sue dimissioni con ragioni inoppugnabili: “dovevamo riportare la città nella piena legalità e trasparenza delle decisioni urbanistiche, invece si continua sulla strada dell’urbanistica contrattata, che come è noto ha provocato immensi danni a Roma”, ha dichiarato motivando le dimissioni.
Oggi su La Stampa, un altro ex assessore silurato dalla nuova giunta, Paola Muraro, afferma che “c'è all'opera un gruppo trasversale di affaristi dentro e fuori il Movimento (il M5Sm ndr). L'ho capito dall'interno... svegliatevi prima che sia tardi”. Ora, è chiaro che anche l'ex assessore Muraro potrebbe avere il dente avvelenato per essere stata scaricata dalla giunta, ma è il corso delle cose che rende queste affermazioni degne di interesse.
La vicenda della cementificazione a Tor di Valle con il pretesto dello Stadio “per” la Roma (e non “della” Roma) è emblematica di quel rapporto malato tra lo sviluppo urbanistico/sociale della città e gli speculatori che ne hanno determinato le caratteristiche, aggravandone i problemi e il degrado, sottraendone le risorse pubbliche e arricchendosi privatamente.
Il Sole 24 ore riferisce che l'operazione Stadio per la Roma prevede un investimento di circa 1,6 miliardi. Solo il Business Center a Tor di Valle vale 700 milioni. In tasca a chi andranno? Formalmente alla Eurnova srl, società del costruttore Parnasi. Praticamente andranno all'Unicredit che vanta quasi 600 milioni di crediti non rientrati verso la società di Parnasi: la Parsitalia.
Già da tempo un'altra società di Parnasi – la Parsec – è finita dentro un'altra società, la Capital Dev in gran parte di proprietà di Unicredit. La Parsec si è portata in dote l'area dove dovrà sorgere un centro commerciale al Laurentino (15mila metri quadrati).
Ma Parnasi è abituato a vedersi risolti i problemi di liquidità dalle istituzioni pubbliche. E' già avvenuto con i due famosi grattacieli del Torrino, uno dei due acquisito per quasi 300 milioni dalla Provincia di Roma mentre si annunciava il processo di scioglimento dell'ente. Su questo scandalo, negli anni, abbiamo realizzato numerosi servizi e inchieste.
Abituato a operare con giunte “amiche”, soprattutto di centro-sinistra, Parnasi non ha disdegnato di agire anche sulla giunta Raggi trovandovi, come emerso in queste settimane, la medesima attenzione di quelle precedenti. Stavolta però è ricorso anche alla moral suasion scatenando gli speaker delle radio legate al tifo giallorosso, l'allenatore e qualche prestigioso giocatore della squadra (con qualche dolore per chi scrive).
Una cattura di consensi facile facile intorno allo “Stadio” sottacendo tutto il resto. E qui emerge la seconda vulnerabilità del M5S, troppo subordinato al senso comune. Chi è disposto a mettersi di traverso al tifo giallorosso a Roma? A parte i laziali, solo chi è convinto delle proprie ragioni e non è più disposto ad accettare che Roma venga nuovamente brutalizzata dagli interessi privati degli speculatori che l'hanno massacrata, cementificata e fatta implodere per anni. Dentro la giunta Raggi non se ne vedono o se ve ne sono, restano silenti.
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