Il presidente della SPD, Andrea Nahles, ha annunciato di voler superare la Hartz IV. Ciò ha fatto nascere qua e là qualche speranza che si possa avere un cambio di paradigma nella politica socialdemocratica del mercato del lavoro. Le condizioni di vita di oltre quattro milioni di persone ricadenti nel titolo II del Codice di previdenza sociale tedesco (SGB II) miglioreranno effettivamente?
La risposta dei rappresentanti del capitale non ha tardato ad arrivare: il sistema Hartz IV deve rimanere così com’è. E dal loro punto di vista, ci sono buone ragioni per questo.
La cosiddetta riforma sociale dell’anno 2003 ha avuto come conseguenza che i benefici dell’assicurazione contro la disoccupazione sono stati tagliati in maniera massiccia e di solito, dopo la perdita del lavoro, si possono ottenere solo 12 mesi di indennità di disoccupazione. Per i disoccupati, le regole della ragionevolezza sono state rafforzate nella misura in cui le persone colpite sono ora costrette ad accettare quasi ogni tipo di offerta di lavoro.
Tuttavia, l’obiettivo politico centrale perseguito dalle riforme Hartz non era la vessazione dei disoccupati ma, soprattutto, la disciplina di quei settori della classe operaia ancora presenti nelle attività lavorative quali salariati. La minaccia, sullo sfondo, della nullificazione sociale dopo un anno di disoccupazione, ha certamente rafforzato la competizione tra colleghi nelle dispute aziendali.
Purtroppo, il continuo riferirsi, da parte del capitale, ad una difficile situazione economica, reale o solo anche percepita, costringe il sociale a soddisfare troppo spesso le concessioni in materia di salari o di orari di lavoro da parte della forza lavoro. Pertanto, la domanda se la “Hartz IV debba andar via” da un lato è giusta, ma dall’altro è insufficiente. Perché Hartz IV è solo un mosaico nella trasformazione del mercato del lavoro tedesco.
Con la Hartz I, c’è stata la liberalizzazione del contratto a termine, con la Hartz II, l’introduzione dei mini-jobs. Queste sono ulteriori tessere centrali nella creazione di un settore enorme di forza lavoro a basso salario, il quale è stato affiancato da tagli alle pensioni, aiuti e tagli fiscali ai monopoli ed ai i super ricchi. Questo settore a basso salario, combinato con una produttività estremamente elevata, offre all’industria tedesca enormi vantaggi rispetto ad altre economie. Le conseguenze fatali del “rullo di esportazione” tedesco si possono osservare in Grecia, Portogallo o Francia.
Pertanto, superare la Hartz IV sarebbe una pietra miliare auspicabile per i lavoratori salariati in Germania. Ma cosa dovrebbe venire dopo Hartz IV? I verdi e alcune frazioni del Partito “La sinistra” richiedono un reddito di base incondizionato. Per inciso, questo requisito è stato sollevato anche in passato dai singoli rappresentanti del capitale. Un dibattito se questo concetto sia semplicemente utopico o piuttosto neoliberista può far comprendere perché i partiti dell’Unione hanno già posto il veto contro i piani di riforma della signora Nahes in termini di esportazioni.
Il superamento della Hartz IV non è stato registrato nell’accordo di coalizione. Questo indica anche che nell’area del titolo secondo del codice di previdenza (SGB II) tutto rimane così com’è. Le male lingue sostengono addirittura che il vero obiettivo delle dichiarazioni della ex Ministra del Lavoro sia stato quello di tendere la mano ai settori della base del partito che brontolano, dopo le disastrose sconfitte elettorali, salvando così la propria testa come presidente del partito. A tal fine, Nahles ha fatto esplodere un grosso palloncino rosa con le parole “la Hartz IV deve andar via”.
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