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10/11/2019

“Abrogate i decreti sicurezza". In migliaia sfilano in corteo a Roma


Un corteo tutto al contrario e non solo per la direzione di marcia che questa volta ha visto la manifestazione partire dal Colosseo e concludersi in Piazza della Repubblica. Un corteo al contrario anche rispetto al plumbeo clima politico che ha fatto della sicurezza e della repressione una delle sue cifre principali.

La manifestazione nazionale che ha sfilato per le strade della Capitale poneva sul piatto una richiesta forte e chiara all’attuale governo. I decreti sicurezza approvati vanno abrogati, per quello che rappresentano e per quello che annunciano: una governance autoritaria che sancisce la guerra contro i poveri come mission delle istituzioni e dei loro apparati repressivi. Una cifra decisamente anticostituzionale, sia verso i migranti sia verso lavoratori e movimenti sociali che devono spesso ricorrere a manifestazioni, blocchi stradali e occupazioni di edifici per portare alla luce le mille emergenze sociali di questo paese in crisi e regredito anche sul piano della civilizzazione.

Tanti i migranti presenti al corteo. I Decreti Sicurezza hanno usato proprio loro per essere imposti nell’agenda politica e istituzionale. E il mondo politico ha chinato la testa troppo spesso e troppe volte di fronte alla clava securitaria agitata da Salvini, vezzeggiata da parte del M5S, criticata dal Pd ma solo sulla parte relativa all’accoglienza dei rifugiati e dei sopravvissuti alle traversate nel Mediterraneo. Troppe poche le voci che si sono alzate contro la criminalizzazione delle lotte sociali e operaie e delle manifestazioni. Eppure la manifestazione di oggi era anche su questo che ha cercato, giustamente, di portare l’attenzione. In piazza c’erano anche gli occupanti delle case, i lavoratori costretti a bloccare le strade per resistere ai licenziamenti e al caporalato e un bello spezzone di studenti che non hanno interrotto un attimo gli slogan.

In apertura del corteo c’era Nicoletta Dosio, abbracciata, salutata e coccolata da tutti. Storica militante del movimento No Tav, a 73 anni e con conclamati problemi di salute, ha scelto di andare in carcere per la condanna inflittagli per un blocco stradale in Val di Susa durante una protesta contro la Tav. Una scelta di coraggio e dignità che suona come un atto di accusa contro un apparato giudiziario che negli anni si è accanito in mille modi contro il movimento No Tav, nonostante figure importanti di questi apparati siano finiti o stiano finendo sotto inchiesta per legami con la ’ndrangheta calabrese, che risulta essere tra i maggiori “azionisti di riferimento” dei cantieri in Val di Susa.

Guarda e ascolta l’intervento di Nicoletta Dosio al corteo di Roma

La partita contro i Decreti Sicurezza e il modello repressivo bonapartista che incarnano sarà difficilissima e in controtendenza, e il fatto di aver costruito un corteo con un percorso al contrario forse è una avvisaglia e una metafora che può spiegare sia questa difficoltà che la necessità di affrontarla, di petto. Ne va della libertà di tutte e di tutti, migranti o italiani che siano.

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