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08/01/2020

Iran - Iniziata la rappresaglia per l'assassinio del gen. Soleimani

(aggiornato alle ore 7,30)

L’Iran ha dato il via all’operazione “Soleimani Martire” lanciando alcuni missili contro la base aerea Aynal-Asad, nei pressi di Erbil, nel Kurdistan iracheno. Lo riporta la tv iraniana citando il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione (pasdaran) che ha annunciato la completa distruzione della base americana e l’avvio di una seconda serie di attacchi missilistici contro basi americane.

La tv di Stato iraniana Press Tv ha reso noto che i pasdaran attaccheranno ogni regione che servirà da piattaforma per aggressioni statunitensi, ammonendo così i paesi arabi che ospitano basi e forze americane.

La stessa fonte ha riferito che 80 persone sono state uccise, ed altre 200 sono rimaste ferite, in seguito al bombardamento della base americana. “Grandi perdite sono state inflitte inclusi numerosi droni, elicotteri ed equipaggiamento militare nella base” di al-Asad.

Secondo i paasdaran nessun missile è stato intercettato dalle forze statunitensi . “Circa 104 obiettivi degli Stati Uniti e dei suoi alleati locali sono sotto osservazione da parte dell’Iran, e se commetteranno un errore, siamo pronti ad attaccarli”, ha aggiunto spiega una fonte dei Guardiani della Rivoluzione.

Voice of America citando fonti militari americane ha reso noto che 35 missili sarebbero stati lanciati contro due basi statunitensi in Iraq. Il Pentagono ha confermato che “oltre una dozzina di missili balistici” sono stati lanciati contro due basi Usa e delle forze di coalizione in Iraq.

L’agenzia iraniana Farsnews precisa che Teheran ha lanciato i missili balistici Qiam – 1 (con un raggio d’azione di 750 chilometri) e Fateh (il Fateh 110 ha 200 chilometri di raggio d’azione, il Fateh 313 circa 500 chilometri), precisando che l’attacco alle due basi americane è iniziato all’ 1.20 di notte ora locale, la stessa ora in cui è stato ucciso il generale Qassem Soleimani a Baghdad venerdì scorso.

“È chiaro che questi missili sono stati lanciati dall’Iran e hanno preso di mira almeno due basi militari irachene che ospitano forze Usa e personale della coalizione a al-Asad e Irbil”.

Missili contro militari americani sarebbero stato lanciati in diversi luoghi dell’Iraq in quella che sembra “una serie di attacchi dall’Iran”. Ha affermato nella notte una fonte militare americana a Fox News.

Secondo l’Iraq Journal contro la base sono stati lanciati almeno nove razzi, numero riportato anche da al-Jazeera.

L’avvio della rappresaglia iraniana contro gli USA sembra quindi concentrarsi in Iraq (come Analisi Difesa aveva previsto) dove i bersagli certo non mancano e le azioni belliche iraniane possono risultare al tempo stesso ad alta visibilità ma limitate nell’intensità per scongiurare ulteriori escalation anche se, a questo proposito, molto dipenderà dalle valutazioni della Casa Bianca e del Pentagono

L’ Iran “non vuole una escalation ma ci difenderemo contro ogni aggressione” ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif.

Donald Trump ha invece twittato “Tutto bene! Missili lanciati dall’Iran in due basi militari situate in Iraq. Valutazione delle vittime e dei danni in corso ora. Fin qui tutto bene! Abbiamo di gran lunga le forze armate più potenti e ben equipaggiate al mondo! Farò una dichiarazione domani mattina”.

L’attacco alle due basi di Erbil, area in cui sono basati anche altri contingenti della Coalizione incluso quello italiano (i militari si sono rifugiati in un bunker e sono tutti illesi)  conferma inoltre la necessità di rimpatriare al più presto i militari della Coalizione anti-Isis il cui compiuto risulta di fatto esaurito dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Suleimai ad opera delle forze statunitensi.

Non solo le attività addestrative delle forze irachene sono sospese, a oggi i contingenti alleati rischiano di venire coinvolti negli scontri in atto tra forze americane e milizie sciite sostenute dai pasdaran. La Spagna è il primo membro della Coalizione ad annunciare il ritiro della “maggior parte” delle truppe dispiegate in Iraq.

Inoltre l’accordo militare fra Iraq e Usa/Coalizione prevede di ospitare queste forze militari, anche italiane, per aiutare gli iracheni a combattere l’Isis, non per uccidere alti ufficiali iraniani mentre la missione approvata dal Parlamento italiano nell’estate 2014 non prevedeva certo lo scenario attuale.

L’Italia aderì alla Coalizione schierando il suo contingente in Iraq ma non in Siria poiché, a differenza del governo di Baghdad, quello siriano non ha mai invitato i paesi Occidentali a combattere l’Isis sul suo territorio.

Dopo l’omicidio di Suleimani, neppure gli iracheni vogliono più truppe occidentali sul territorio nazionale, nonostante il caos che domina il paese abbia determinato negli ultimi mesi la ricomparsa delle milizie dello Stato Islamico in diverse aree sunnite del nord e dell’ovest.

Del resto una parte delle truppe straniere dispiegate in Iraq sono state ritirate o riposizionate all’interno dell’Iraq.

Il generale canadese Jonathan Vance, capo di Stato maggiore della Difesa, ha dichiarato che circa 500 soldati canadesi saranno temporaneamente trasferiti in Kuwait per garantire la loro sicurezza.

La Germania ha temporaneamente ritirato una parte dei suoi 120 militari dall’Iraq. Un totale di 32 soldati tedeschi di base a Camp Taji, vicino a Baghdad, sono stati trasportati in aereo alla base aerea di al-Azraq in Giordania. Altri tre sono andati in Kuwait.

Dopo aver sospeso la sua missione di addestramento in Iraq la NATO sta temporaneamente riposizionando parte del personale al di fuori dall’Iraq.

Il ministero della Difesa romeno dice di avere 14 soldati che partecipano alla missione NATO in Iraq e che saranno “temporaneamente trasferiti in un’altra base della coalizione” mentre il ministro della Difesa ungherese, Tibor Benko, ha detto che i 200 soldati di Budapest schierati a Erbil sono pronti per l’evacuazione “se necessario”, ma rimarranno se non fosse stato chiesto loro di ritirarsi.

Da Londra, Boris Johnson si è limitato a precisare che il Regno Unito mantiene costantemente sotto controllo la protezione delle sue forze armate in Iraq mentre fonti del governo francese riferiscono che non c’è nessuna volontà di ritirare i suoi 200 militari.

Fonte

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