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12/07/2020

Il leghista Sala

Il sindaco di Milano vuole tornare alle “gabbie salariali”, quella discriminazione sociale e territoriale secondo la quale più al Sud si lavorava, più bassa era la paga. Ci vollero anni di lotte per superare questa infamia, come la definì Di Vittorio, ma in realtà le discriminazioni salariali non sono mai state davvero superate, perché le retribuzioni reali al Nord sono tuttora relativamente più alte che al Sud.

E tutte – ripeto: tutte – le retribuzioni dei lavoratori sono scandalosamente basse, a maggior ragione se confrontate con l’aumento del patrimonio dei ricchi.

Ma come tutti i reazionari, come i peggiori padroni, il sindaco di Milano Sala non giudica “troppe basse” le paghe dei lavoratori della sua città, ma si arrabbia per quelle “troppo alte” dei pochi che ancora riescono a trovare un lavoro decente in Calabria.

Invece di aumentare gli stipendi dei dipendenti del suo comune, come dovrebbe, insomma, egli vorrebbe abbassarli a quelli di Reggio Calabria. Invece che tener bassi i prezzi di merci e servizi nella sua città, Sala chiede di ridurre il potere d’acquisto dei lavoratori delle città del Sud.

Il sindaco Sala non vuole che crescano le retribuzioni dei lavoratori, ma solo che aumentino le differenze e le discriminazioni tra di essi.

Esattamente come Salvini fa coi migranti, Sala fa credere ai lavoratori milanesi che sia “loro interesse” che altri lavoratori, in questo caso i meridionali, abbiano meno diritti.

Come Salvini, Sala alimenta la guerra tra i poveri, con la sola differenza che il sindaco di Milano è rimasto alla Lega di Bossi, ce l’ha più coi “terroni” che con gli africani.

Il PD è solo il volto ipocrita della Lega e Sala è quel volto a Milano.

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