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08/09/2020

Un omicidio razzista, non un “caso sfortunato”

“Omicidio preterintenzionale” è il reato contestato quando si usa violenza su una persona e questa muore, al di là delle intenzioni di chi la colpiva. Un pugno, la vittima cade, sbatte la testa e muore. Questo è omicidio preterintenzionale.

Ma quando quattro energumeni, di cui almeno due esperti di arti marziali, si accaniscono contro un solo povero ragazzo che si illudeva di scambiare con loro la prima conquista del genere umano, il linguaggio, quando lo colpiscono con calci e pugni al corpo e alla testa, anche dopo che è caduto a terra e sta già molto male; quando lo massacrano anche dopo che quella persona non dà più segni di vita cosciente, magari divertendosi ad esercitare quei colpi mortali che hanno imparato in palestra, a gara tra loro su chi colpisca con più precisione, quando si usa questa violenza assassina in quattro su una sola fragile vittima, allora questo non è omicidio preterintenzionale, ma omicidio volontario.

Anche la magistratura, con la derubricazione del reato, concorre a minimizzare la gravità del miserabile feroce assassinio di Willi Monteiro Duarte, da parte di Gabriele Bianchi, Marco Bianchi, Mario Pincarelli, Francesco Belleggia e forse altri complici.

E con la magistratura anche i commenti del luogo tendono – anche quando esprimono un grande e sincero dolore – a ridurre la gravità di quanto accaduto a Colleferro, la notte tra sabato e domenica 5 settembre.

“Willi si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato”, hanno affermato alcuni suoi amici e i sindaci di Paliano e Colleferro. Come se questo ragazzo si fosse trovato per sfortuna a passare sotto un tetto, da cui fosse caduta improvvisamente ed imprevedibilmente una tegola. Come se si volesse negare l’esistenza di quella motivata barbarie, che invece costituisce una parte troppo a lungo ignorata delle nostre comunità.

Willi ha scelto di contrastare questa barbarie pensando di poterla fermare con le parole della ragione, chiedendo ad un gruppo di energumeni di rispettare una persona, un suo conoscente, che essi bullizzavano probabilmente come d’abitudine. E per questo è stato ammazzato di botte.

Chi lo ha assassinato è un fanatico delle arte marziali , della forza fisica, della affermazione di sé con il corpo usato come strumento di sopraffazione e violenza. Gli assassini di Willi sono infami vigliacchi perché anche nel mondo malato di chi esalta il combattimento estremo forse si trova eccessivo uccidere, facendosi forza del numero contro una persone inerme.

Gli assassini di Willi non sono “palestrati che hanno perso la testa”, ma fascisti e razzisti che hanno dato sfogo al buio profondo della loro anima.

Non si venga a dire che della loro appartenenza politica non c’è prova. La prova è il loro delitto contro un ragazzo dalla pelle più scura, che osava intromettersi nelle loro affermazioni di dominio. Fascismo e razzismo non sono ideologie, sono uno stato d’animo di sopraffazione assoluta che emerge dal peggio di chi si crede al di sopra degli altri.

Gli assassini di Willi erano da tempo conosciuti e temuti nel loro territorio, ma agivano indisturbati, chissà quanti avranno pensato che in fondo fossero balordi che commettevano ragazzate. Se fossero stati isolati e fermati da una comunità capace di capire e reagire, oggi Willi sarebbe vivo. Invece uno di loro era stato addirittura presentato in tv come un “imprenditore coraggioso”, che dopo la pandemia ripartiva con il suo negozio di frutta.

Se vogliamo rendere giustizia a Willi dobbiamo riconoscere che lui si è eroicamente battuto contro la degenerazione dell’Italia di oggi, nella quale valori e principi che sembravano acquisiti sono stati travolti dall’ipocrisia di chi li ha usati solo per giustificare sé stesso; e dalla malafede di chi li ha dichiarati superati perché in realtà non li ha mai accettati.

Così di fronte ad un linciaggio degno dei suprematisti bianchi dell’Alabama, il delitto viene sminuito: dai da noi non è così, ci sono solo “posti sbagliati e momenti sbagliati”. Non si vuole ammettere che quell’Alabama è qui da noi, per questo si ha paura di usare le parole giuste per descriverlo.

Willi Monteiro Duarte è stato vittima di un omicidio razzista e fascista, questa è la verità che il suo sacrificio reclama e noi questa verità dobbiamo gridarla ovunque, se non vogliamo che la menzogna continui impunita a colpire e ad uccidere.

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