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09/01/2021

Il sapore marcio del rimpasto lombardo

Il rimpasto della giunta lombarda annunciato l’8 gennaio, dopo giorni di gestazione, ha due obiettivi: uno d’immagine e uno di riequilibrio dei poteri all’interno della destra.

Il primo obiettivo è evidentemente legato a cercare di recuperare un po’ di credibilità, anche se di facciata, dopo la tragedia della sanità lombarda: più di 25.000 morti da Covid, strutture incapaci di fronteggiare alcuna emergenza, scandali e conflitti d’interesse, mancanza di un piano vaccinale contro l’influenza stagionale.

E da ultimo l’inesistenza di un piano per la vaccinazione anti-Covid.

La Lombardia è attualmente la penultima regione nella classifica del rapporto tra dosi consegnate e dosi somministrate, mentre si calcola che al ritmo attuale ci vorranno dai quattro ai cinque anni per vaccinare tutta la popolazione lombarda.

Di tutto ciò ha fatto le spese l’assessore al welfare Gallera che, unico, ha pagato le sue gravi colpe ma anche quelle di altri (in primo luogo del presidente Fontana) e soprattutto il disastro di un sistema sanitario privatistico e affaristico. Gallera è stato cacciato senza appello, anche se sino all’ultimo ha supplicato una poltrona qualunque in giunta, anche uno strapuntino, per non essere l’unico a pagare.

Il secondo obiettivo, vale a dire il riequilibrio dei rapporti di potere nella destra, si rende palese se si osserva che a condurre il balletto del rimpasto sono stati personalmente Salvini e Berlusconi, leader nazionali di Lega e di Forza Italia.

Berlusconi può essere contento di avere installato al posto dell’incapace Gallera una sua fedelissima di lunga data, Letizia Moratti, che diventa oltretutto vicepresidente della Regione e forse prossima candidata alla presidenza.

Salvini è riuscito a piazzare alcune sue figure in altri assessorati, soprattutto in quello dello Sviluppo economico con delega alla gestione del Recovery Plan, dove sarà il leghista Guido Guidesi a gestire una fetta di bilancio importante, cioè quella parte dei fondi europei che arriveranno in Lombardia.

Alessandra Locatelli va all’assessorato alla famiglia, alla disabilità e alle politiche sociali. Ricordiamo la Locatelli assessore al Comune di Como, dove la sua politica sociale fu soprattutto quella di perseguitare gli immigrati e i senza tetto.

Singolare che l’italoforzuto Mattinzoli riceva una delega all’housing sociale, probabilmente un’intenzione di pestare i piedi, nel territorio milanese, alla giunta PD di Beppe Sala.

In cambio della nomina più importante, quella di Letizia Moratti, sembra che Salvini abbia ottenuto il via libera alla candidatura a sindaco di Milano di Roberto Rasia dal Polo, poco apprezzato da Berlusconi.

Concentriamoci però sulla figura più nota in questo rimpasto. Letizia Moratti, figura importante della finanza milanese, è stata presidente della Rai, Ministro dell’Istruzione e Sindaco di Milano dal 2006 al 2011.

Fu proprio con la sua gestione che il ministero della Pubblica Istruzione perse l’aggettivo “Pubblica”. In effetti, la politica scolastica morattiana non solo favorì le scuole private, ma portò alla diminuzione del tempo scuola, con un accrescimento delle disuguaglianze scolastiche, minore attenzione ai disabili e agli alunni in difficoltà e un aumento dei caratteri classisti delle scuole superiori.

Come sindaco di Milano, fu disastrosa e ha subito anche una condanna per danno erariale, confermata dalla Corte dei Conti, per lo “scriteriato agire, improntato ad assoluto disinteresse dell’interesse pubblico alla legalità e alla economicità dell’espletamento della funzione di indirizzo politico-amministrativo spettante all’organo di vertice comunale”.

In base a tale sentenza Moratti fu condannata a risarcire al Comune di Milano 591.000 euro per avere assegnato incarichi dirigenziali a soggetti esterni sprovvisti di requisiti adeguati e di avere “gonfiato” l’ufficio stampa del Comune con 20 addetti non necessari.

Per tale vicenda furono condannati anche altri membri della giunta, in particolare il vicesindaco, il “fratello d’Italia” De Corato (oggi assessore alla sicurezza della Regione Lombardia), per un risarcimento che arrivò in totale a oltre 1 milione di euro.

Probabilmente Letizia Moratti non ebbe difficoltà a pagare quel risarcimento, poiché fu presto nominata presidente del consiglio di gestione di Ubi Banca, dove il suo stipendio annuale era quasi sufficiente a coprire quella cifra.

Tuttavia, ha avuto dei problemi anche in quel ruolo. Infatti, la Procura di Cagliari sta valutando alcune operazioni di acquisto di greggio “estero su estero” da parte della Saras, raffineria di proprietà della famiglia Moratti, per le quali Ubi Banca avrebbe anticipato il denaro.

I sospetti della Procura riguardano sia la provenienza di tale petrolio, che potrebbe essere stato contrabbandato dal Kurdistan iracheno, sia altre operazioni con ditte in odore di mafia, a cui Ubi Banca avrebbe offerto copertura.

Proprio verso la fine del mandato di sindaco di Letizia Moratti, emerse poi un altro episodio, piuttosto grottesco. Il figlio della Moratti, fanatico di Batman, fu denunciato per abuso edilizio avendo trasformato un edificio industriale nella sua abitazione, ispirata alla Bat caverna (ma con poligono di tiro, piscine, saune, bunker ecc.), senza pagare i relativi oneri per il cambio di destinazione d’uso.

Il consigliere comunale Basilio Rizzo denunciò l’assenza di controlli sull’operazione da parte del Comune. La vicenda si concluse con il patteggiamento, da parte di Gabriele Moratti, di una pena di sei mesi convertiti in 49.000 euro di multa.

Altre attività di Letizia Moratti? Finanziare la discussa Comunità di San Patrignano e presiedere un’associazione per promuovere una classe dirigente industriale in Africa (insomma, aiutiamoli al loro paese).

Legittimo chiedersi se questa sia la persona giusta per rimettere in sesto la disastrata sanità lombarda, che avrebbe soprattutto bisogno che si ponesse fine alla scandalosa ingerenza degli interessi dei privati in ciò che deve essere totalmente pubblico.

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