Pochi giorni fa avevamo scritto che il governo stava alzando la cortina fumogena dei vaccini per nascondere la propria incapacità di organizzare une vero rientro in sicurezza nella scuola.
Le decisioni definitive, comunicate dal ministro Bianchi nella conferenza stampa del 5 agosto, hanno confermato le nostre analisi. Per il rientro di settembre il Ministero non ha previsto nulla di nuovo, passaporto vaccinale a parte.
Le classi saranno formate con le stesse regole pre-pandemia, quindi troppo numerose nella situazione attuale, tanto che l’obbligo delle mascherine coinvolgerà tutti gli alunni oltre i sei anni. Questo, evidentemente, perché le classi saranno affollate.
Inoltre si precisa le aule dovranno essere “areate anche in caso di intemperie”, mentre nulla è previsto per un miglioramento effettivo dell’abitabilità delle scuole.
Si prevedono orari scaglionati all’entrata, provvedimento che ha già dimostrato la sua macchinosità e la sua scarsa efficacia, mentre nulla è stato messo in opera per i trasporti pubblici.
Insomma, fatta salva la tragicommedia dei banchi a rotelle, siamo alle stesse indicazioni dell’anno scorso. Probabilmente non potrebbe essere diversamente, dato che l’attuale ministro Bianchi era coordinatore della commissione nominata da Lucia Azzolina per preparare il rientro a scuola lo scorso anno.
Proprio quella commissione che vaneggiò di lezioni nei musei, nei teatri, nei parchi e della costituzione del “Patti territoriali di comunità” completamente falliti che ora qualcuno vorrebbe rilanciare.
Ora il governo manda fumo negli occhi con la decisione del “passaporto vaccinale obbligatorio” per il personale della scuola. Un personale che ha già aderito massicciamente alla vaccinazione e del quale, anche se cifre ufficiali attendibili non ci sono, sembra sia ormai vaccinato il 90%.
Un governo che non ha avuto il coraggio di decidere, a causa delle sue divisioni interne, la vaccinazione obbligatoria per il personale scolastico, ricorre a un sotterfugio che solleva un polverone mediatico e che, in definitiva, è un obbligo indiretto che scarica la responsabilità sui singoli, poiché chi non presenta il prezioso documento vaccinale sarà sospeso dal lavoro e dal salario.
Un provvedimento, tra l’altro, deciso per decreto, che scavalca il CCNL, considerato un pezzo di carta straccia.
Non sappiamo cosa accadrà nei prossimi giorni, ma è certo che il governo Draghi è riuscito a creare un meccanismo offensivo, antisindacale e divisivo.
Né sembra idea migliore quella di proporre tamponi a prezzi calmierati, quando questi, in caso di necessità dovrebbero essere gratuiti e sottratti alla speculazione dei privati.
In questa grave situazione di insipienza governativa, di incapacità a gestire il rientro, di mancanza di rispetto per il personale scolastico, appare sempre più ridicola la posizione dei sindacati CGIL CISL UIL SNALS GILDA e ANIEF che continuano a incontrare il ministro cercando di ricavare spazi per la concertazione attraverso le chiacchiere del “Patto per la scuola”, disastroso nei contenuti e comunque già disatteso dal Ministero.
In questo quadro, tali sindacati collaborativi hanno già in agenda un incontro al Ministero, a settembre, per discutere del rinnovo contrattuale, cioè dell’ennesimo accordo bidone in preparazione contro il personale del comparto scuola. Tutto, insomma, salvo dire basta alle prese in giro e scendere sul terreno della lotta.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento