Metti insieme e più volte 15 euro, 12 euro, in alcune farmacie 8 euro per gli alunni. E poi 60 euro a Roma, ma fino a 140 a Milano. I costi per le famiglie dei tamponi rapidi e/o molecolari alla fine si sono fatti sentire.
Secondo una indagine condotta da mUp Research e Norstat su commissione di Facile.it, le famiglie italiane hanno speso di tasca propria oltre 2 miliardi di euro per sottoporsi ai tamponi. La ricerca è stata realizzata su un campione rappresentativo della popolazione nazionale adulta, da cui è emerso che da marzo 2020 ad oggi sono circa 26,8 milioni i maggiorenni che hanno fatto uno o più tamponi a pagamento, con una spesa media pro capite di circa 76 euro.
Ma per quasi 1 abitante italiano su 5 l’importo pagato è stato superiore alla media; 3,4 milioni di individui hanno speso tra i 100 e i 200 euro, mentre quasi 2 milioni hanno dovuto mettere a budget più di 200 euro; le fasce anagrafiche che in media hanno pagato di più sono i 25-34enni (93 euro) e i 45-54enni (81 euro).
Dal punto di vista territoriale, quelli che hanno speso di più in tamponi sono gli abitanti nel Centro Italia (81 euro). Il costo ha gravato, seppur in modo differente, sia sui lavoratori (80 euro) sia sui disoccupati (60 euro).
L’indagine rivela che il 51% ha dichiarato di aver fatto un test rapido in farmacia o presso altra struttura sanitaria, il 36% un tampone molecolare mentre il 32% un rapido in autosomministrazione, per una media di oltre 6 tamponi a testa.
Da notare che di questi 6 tamponi ben 4 sono stati fatti negli ultimi tre mesi cioè mano a mano che le restrizioni sul Green Pass si sono fatte più cattive e invasive. Conseguentemente, gran parte dei costi si sono concentrati in questo lasso di tempo: se come rilevato, gli italiani hanno speso 76 euro per verificare il proprio stato di salute rispetto al Covid, ben 52 euro sono stati spesi solo negli ultimi tre mesi.
Nella maggior parte dei casi ci si è sottoposti a tampone a seguito di un contatto con un soggetto positivo (35,1%), perché non ci si sentiva bene (30,6%) o, anche senza averne obbligo, perché un parente/conoscente aveva avuto un contatto con un positivo (19,6%); 3,6 milioni quelli che lo hanno fatto per poter lavorare. In ultimo, ben 2 milioni di persone hanno fatto il test solo per semplice paura.
C’è poi da dire che dalla riapertura delle scuole abbiamo assistito ad un boom dei tamponi perché i protocolli delle Asl (spesso cambiati in corsa su indicazione del ministero e del Cst) prevedono ormai un ventaglio di To, T5, T10 a seconda del numero e dei contesti degli alunni positivi o a rischio contagio. Occorre dire che i tamponi per gli alunni sono gratuiti ai drive in e che alcune farmacie hanno abbassato il prezzo per i bambini a 8 euro. Ma solo alcune farmacie. Le autorità si sono ben guardate dal trasformare questa scelta da discrezionale a obbligatoria. Come si dice: il privato non si tocca e il mercato è una divinità.
Resta da capire – o forse è anche fin troppo comprensibile – perché in Spagna i tamponi antigenici da gennaio costano un massimo di 2,94 euro invece degli 8-12-15 nelle farmacie italiane. Tra l’altro il prezzo è stato stabilito il 13 gennaio dalla Commissione interministeriale sui prezzi dei medicinali (CIPM) ed è entrato in vigore il 15 gennaio scorso. Anche se il costo reale, per la farmacia, è di un solo euro (analisi compresa).
È il quotidiano spagnolo El Pais a rammentare che la Spagna era nella gamma dei paesi europei con i prezzi dei test più costosi, sulla stessa linea di Italia, Belgio e Irlanda, dove sono in una gamma tra 5 e 10 euro. Durante il periodo natalizio, tuttavia, i prezzi in Spagna avevano superato i 12 euro in alcuni luoghi, in un momento in cui molte farmacie avevano esaurito i kit per i tamponi.
Nonostante il prezzo imposto dallo Stato, in Spagna, i tamponi antigenici continueranno ad essere venduti esclusivamente nelle farmacie.
Il prezzo è ora più vicino a quello di altri paesi che permettono la loro vendita nei supermercati, come la Germania, dove è difficile trovarli a meno di 2,9; il prezzo scende a 2,1 in Portogallo e 1,95 in Francia (se si acquista una scatola di cinque, per 9,75 euro).
Volendo fare un raffronto tra quanto hanno speso finora le famiglie di tasca propria per i tamponi e le spese statali per i vaccini, in Italia secondo alcune stime dal 31 gennaio 2020 al 14 settembre 2021 sono stati 2,8 miliardi messi in palio per bandi dedicati alla campagna vaccinale, mentre nell’ultimo decreto legge licenziato dal CdM, per il 2022 sono stati stanziati 1,85 miliardi per l’acquisto di vaccini e farmaci anti-Covid
La totale liberalizzazione anche delle farmacie, trasformate ormai in supermercati, ha fatto sì che il governo non ha potuto né voluto fare nulla per far abbassare i prezzi dei tamponi che, come abbiamo visto, sono diventati un serio costo per milioni di famiglie.
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