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05/03/2024

Missione militare nel Mar Rosso. Il Parlamento messo davanti al “fatto compiuto”

Il Senato oggi si appresta a votare la risoluzione che consentirà di dare via libera ufficialmente all’operazione militare-navale “Aspides” nel Mar Rosso, l’operazione era stata varata da Bruxelles ormai una settimana fa.

I tempi per il governo italiano stringevano e il provvidenziale “drone” (semmai di questo si trattava) abbattuto dal cacciatorpediniere Duilio nel Mar Rosso si è rivelato provvidenziale per mettere il Senato – e tra poco la Camera – di fronte al “fatto compiuto”. L’Italia si trova così coinvolta dentro una missione di guerra ancora una volta. Questa volta non assisteremo alle mistificazioni sulle missioni di pace o per la “protezione dei civili”. In questo caso si parla di difesa degli interessi strategici come il traffico commerciale dei paesi occidentali. Eppure, come viene spiegato più avanti, anche in questo caso, si è preferita la dimensione muscolare-militare piuttosto che quella diplomatica, per raggiungere l’obiettivo.

Ieri in sede di Commissioni Esteri e Difesa, e prima del voto di oggi in Senato, sulla missione militare nel Mar Rosso, l’opposizione si è però divisa. Il PD, ovviamente si è messo l’elmetto ed ha votato a favore insieme alla maggioranza di destra, i parlamentari del M5s si sono astenuti. Quelli di Verdi-Sinistra erano assenti, altrimenti avrebbero votato contro. Il primo atto politico della votazione sulle missioni internazionali per l’anno 2024 – come quella in Ucraina e le nuove missioni Aspides (Mar Rosso) e Levante (Medio Oriente) – vede l’opposizione differenziare le proprie posizioni, così come avvenuto sull’invio delle armi nella guerra in Ucraina.

Che l’abbattimento da parte del cacciatorpediniere Duilio dell’oggetto volante identificato come drone abbia avuto l’effetto del “fatto compiuto”, viene confermato da un articolo del quotidiano di destra e filogovernativo Il Giornale, dove una delle firme più interne al mondo militare scrive che: “Dunque poche chiacchiere. In quella situazione il fatto che la partecipazione ad Aspides non fosse stata ancora votata dal nostro Parlamento era assolutamente irrilevante. La questione fondamentale era un'altra. Il cacciatorpediniere Caio Duilio si trovava sotto attacco e per difendersi poteva soltanto intercettare e abbattere la minaccia aprendo il fuoco con i cannoni di bordo”.

Gianni Micalessin sottolinea poi nello stesso articolo come “Del resto il Caio Duilio opera nel Mar Rosso sin dall`8 febbraio, quando ha sostituito la fregata Martinengo chiamata a partecipare alla missione anti pirateria Atlantide. Cioè da prima di quel 19 febbraio in cui l`Unione Europea ha dato il via libera alla missione Aspides. E, come qualsiasi nave militare, non deve attendere di far parte di una specifica missione per difendersi e rispondere ad un attacco”. Insomma quel drone – o presunto tale – degli Houthi è arrivato puntuale come una benedizione.

Ma poi preso dall’eccitazione Il Giornale scivola su una buccia di banana, portando come esempio la nave militare tedesca Essen che avrebbe già abbattuto due droni degli Houthi, omettendo però il fatto che uno dei droni abbattuti non era degli Houthi ma un MQ-9 Reaper statunitense. Un caso di fuoco amico che ha creato seri imbarazzi sia al governo tedesco che a quello statunitense.

C’è poi da sottolineare come critiche piuttosto esplicite sulla missione Aspides si rilevano anche negli ambienti specializzati del mondo militare.

Un sito autorevole come AnalisiDifesa.it non nasconde un aperto scetticismo sulla missione militare nel Mar Rosso, anche alla luce dell’incidente dell’abbattimento di un drone statunitense da parte della nave militare tedesca Essen che lo aveva scambiato per un drone Houthi. Secondo AnalisiDifesa “un ulteriore aspetto critico è rappresentato dalla sovrapposizione delle missioni anglo-americana ed europea a cui sui aggiungono le operazioni “antiterrorismo” che gli Stati Uniti conducono in modo autonomo da Gibuti sul territorio dello Yemen”.

Per il direttore di Analisi Difesa, Andrea Gaiani “Non è poi chiaro inoltre perché una nave della flotta Ue dell’Operazione Aspides debba aprire il fuoco se non direttamente minacciata o per difendere navi europee. Gli Houthi minacciano solo le navi anglo-americane (anche mercantili in risposta agli attacchi delle forze di Londra e Washington) e israeliane o coinvolte con gli interessi di Israele”.

Il giudizio finale di Gaiani è decisamente tranchant ma inequivocabile. “Il bellicismo ostentato nelle dichiarazioni dei leader europei cozza con la cruda realtà delle risibili capacità belliche, sul mare come sui campi di battaglia terrestri, e impone di chiedersi perché un’Europa “disarmata” punti su soluzioni muscolari alle crisi in atto invece di mettere in campo robuste iniziative diplomatiche”. Non avremmo potuto dirlo più chiaramente.

Ancora una volta, dunque, il Parlamento si ritrova a discutere e decidere di fronte al fatto compiuto, così come avvenuto sistematicamente dalla guerra in Jugoslavia del 1999 in poi. Non è peregrino rammentare che anche sull’invio di armi in Ucraina, il primo volo partì dall’aeroporto di Pisa verso la Polonia con le armi a bordo lo stesso giorno in cui il Parlamento doveva votare “se” inviare o meno le armi a Kiev. La decisione era già stata presa in ambito Nato e l’Italia non doveva fare altro che accodarsi.

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