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18/05/2024

Di fronte alla Nakba, qual è lo stato dell’“eticità” della “finanza etica”?

Da più di sette mesi continua lo spargimento di sangue palestinese da parte dell’esercito israeliano a Gaza, affamata e privata di ospedali funzionanti, mentre sono attive risposte di resistenza tanto nella Striscia quanto in Cisgiordania e in Libano.

La natura dello Stato coloniale israeliano si sta manifestando in tutta la sua brutalità e neanche gli indulgenti media mainstream riescono più a fargli da paravento.

Le mobilitazioni studentesche in tutto il mondo segnalano una nuova e sorprendente vitalità giovanile e quanto la Palestina stia assumendo un ruolo di catalizzatore di consapevolezza e rifiuto del capitalismo neoliberista dominante, con le derive belliciste a cui sta conducendo.

Il 18 maggio a Napoli l’Assemblea nazionale di Banca Etica è chiamata a votare sul proprio Bilancio ed anche sulla relazione del suo Comitato etico, mentre l’Italia è coinvolta in due spaventosi bagni di sangue, Ucraina e Vicino Oriente: Palestina ed in particolare Gaza, a cui l’occupante israeliano impone quotidiani e notturni bombardamenti da sette mesi e blocco di aiuti e rifornimenti di viveri, con correlate atroci morti di fame e per conseguenze del deterioramento igienico e l’impossibilità di cure adeguate ai feriti, oltre che per le bombe, anche al fosforo.

Nel contempo sono sistematiche feroci incursioni dell’IDF in molte città ed aree della Cisgiordania, con confronti armati e morti palestinesi, “arresti” (talvolta anche dall’ANP), ferimenti anche mutilanti ed un generale aggravamento delle condizioni di vita.

In questo contesto, in cui dobbiamo costantemente confrontarci con la possibilità incombente di ulteriori tragici sviluppi della guerra, persino nucleare, le nostre Università – con le studentesse e gli studenti – fioriscono di nuova consapevolezza e lotta per sciogliere cultura e ricerche accademiche dalle pesanti ingerenze dell’industria bellica e della militarizzazione e dalle colpevoli connessioni con Università e progetti israeliani.

Nelle scuole il via è stato dato dai docenti, che hanno con tenacia ed organizzazione dato vita all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università, che il 10 maggio ha tenuto il suo primo Convegno nazionale e l’11 si è dato una struttura formale.

L’Osservatorio ha meritevolmente accolto e rilanciato la campagna di boicottaggio di HP, attiva dal 2016 per le diverse implicazioni dei due rami in cui si è scissa la compagnia nel novembre 2015 con il sistema di oppressione israeliano.

Particolarmente significativo, quindi, dovrebbe risultare l’appuntamento napoletano. Ma sull’istituto bancario che per sua natura e vocazione esplicita non investe in fabbriche di armi, escluderebbe i brand che violano i diritti umani ed è molto attivo in proposte ad altre banche ed al mondo politico, da un anno grava un interrogativo pubblico allarmante per aver scelto di infrangere una campagna internazionale di boicottaggio lanciata dalla leadership palestinese del BDS.

Banca Etica aveva, infatti, acquistato a ridosso delle chiusure pandemiche computer monitor e stampanti Hewlett Packard per le sue filiali, benché già da alcuni anni i due rami in cui la società si era divisa nel 2015 – HP Inc e HPE – fossero (e ancora sono) sotto boicottaggio per il fatto che provvedevano e provvedono a fornire la tecnologia utilizzata da Israele per mantenere il proprio regime di apartheid occupazione e colonizzazione d’insediamento.

“Abbiamo già avviato un’interlocuzione con questo fornitore per cercare di capire se sul mercato esista un’alternativa praticabile all’uso di PC HP (...) Abbiamo chiesto anche al nostro ufficio che si occupa di Valutazione di Impatto socio-ambientale di affiancare il fornitore nell’analisi dei profili di responsabilità sociale di possibili altri marchi.
Al termine di questo processo di analisi capiremo se sarà possibile avviare un piano di graduale sostituzione dei pc aziendali.”


Così rispondeva Banca Etica alla segnalazione apparsa a maggio dello scorso anno su PeaceLink dei suoi acquisti di prodotti HP nonostante la campagna di boicottaggio.

Aggiungeva poi: “Abbiamo chiesto alla nostra Fondazione Finanza Etica di confrontarsi con la rete europea di azionisti critici Shareholders for Change per valutare di avviare interventi di engagement e dialogo attivo con HP sui temi dei diritti umani.”

Come dire: sono tutti così terribili, benché su di essi non gravi alcuna campagna internazionale richiesta da un popolo oppresso, che tanto vale non ascoltare quel popolo oppresso, perché i nostri valori sono più alti...

Dalla segnalazione pubblica della discutibilissima scelta di Banca Etica e relativa sua pubblica risposta è passato un anno e, mentre non sono emersi segnali di resipiscenza di Banca Etica sulla vicenda di HP, la situazione in Palestina è enormemente peggiorata ed ormai diverse voci autorevoli denunciano esplicitamente il genocidio attuato da Israele a Gaza sotto gli occhi di tutti.

Quanto si è saputo circa il ruolo dell’IA nel massacro israeliano dovrebbe costituire un’ulteriore spinta assai seria per BE ad esaminare i propri parametri di scelta e ad avviare una severa autocritica.

Certamente una riflessione sulle tecnologie informatiche è obbligatoria, come su quanto conferma Who Profit, un centro di ricerca indipendente dedicato all’individuazione del coinvolgimento di Corporation internazionali con la perdurante occupazione israeliana, sul ruolo di HP.

Sorprende, o forse no, la superficialità con cui Banca Etica abbia potuto effettuare un simile acquisto e con cui Etica SGR, lo segnala la Relazione del Comitato Etico di BE, possa tenere nei propri Fondi “etici” d’investimento titoli HP, oltre che un enorme numero di titoli hi-tech. E pure, si sostiene che sia possibile una “finanza etica”!

“HPE fornisce servizi di manutenzione per i server della polizia israeliana consentendole di perpetrare violazioni dei diritti umani e crimini di guerra come demolizioni di case e sfollamenti forzati nella Cisgiordania occupata e in tutta la Palestina storica.”

La schedatura è alla base dei dati che alimentano l’IA e sui quali le si chiede di elaborare le risposte indicando i bersagli da colpire.

Dalla Relazione del Comitato Etico all’Assemblea annuale del 2024 si legge “presenza di titoli HP Inc nei fondi di Etica Sgr, e 2) gli investimenti di Etica SGR e delle banche socie della SGR in titoli di aziende con attività commerciali all’interno degli insediamenti israeliani in territorio palestinese che l’ONU ha riconosciuto come illegali.”

La situazione, quindi, è ben più grave di quanto si potesse supporre, dal momento che stiamo parlando della Banca Etica, che fa politiche di formazione ed indirizzo per altre sulla “finanza etica”.

La Relazione, corretta e coraggiosa, però conclude l’argomento così: “Il parere del Comitato chiede alla Banca di valutare la selezione di apparecchiature di altro fornitore, a cui si possa far ricorso quando i computer aziendali dovranno essere sostituiti; l’apposizione di stickers sui loghi dell’HP, come suggerito dalla campagna BDS; una rivalutazione ESG dell’HP Inc tesa ad escludere tale azienda dall’universo investibile; e infine, di ribadire pubblicamente il sostegno ai diritti umani e allo sviluppo economico auto-determinato nei Territori Palestinesi, anche annunciando il proprio distanziamento da imprese come HP.”

Cioè si indica di attendere che le apparecchiature HP svolgano tutta la propria vita produttiva in BE, anche se quest’ultima è, encomiabilmente ma con poca coerenza, invitata a distanziarsi dalla società di cui ha acquistato e continua ad utilizzare alcuni prodotti.

Lascia senza parole che Etica SGR, azienda etica di investimenti responsabili, che sul sito espone i criteri che adotta per selezionare i titoli che assume nei propri fondi comuni di investimento, molto più dettagliati quelli ambientali e meno quelli sociali da escludere: “le società coinvolte in episodi negativi nell’ambito del rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, dello sviluppo economico e sociale, della corruzione e dell’ambiente (…) Escludiamo dai portafogli i titoli emessi da Stati che prevedono la pena di morte o non garantiscono le libertà civili, di stampa e i diritti politici.”

Non pubblica alcun elenco dei titoli inclusi nei pacchetti che propone agli investimenti eticamente responsabili dei risparmiatori, “istituisce e propone esclusivamente fondi comuni di investimento sostenibili e responsabili” risulta così una mera petizione di principio.

Tuttavia, negli asseriti criteri di esclusione, rientrano anche alcuni che avrebbero dovuto far escludere HP tra i titoli da acquistare e riproporre nei fondi a risparmiatori e investitori: “società coinvolte in episodi negativi nell’ambito del rispetto dei diritti umani”.

Infatti, il coinvolgimento in violazioni dei diritti umani da parte di HP è esplicitato dalla documentata motivazione della campagna di boicottaggio, ed assunto dal Comitato Etico di BE, che scrive nella propria Relazione non solo di aver sollecitato un riesame dei titoli da parte del Comitato Etico di Etica SGR, ma anche che tra questi permangono titoli sotto documentato e motivato boicottaggio per complicità delle aziende corrispondenti anche nell’attuale genocidio perpetrato a Gaza dall’esercito israeliano.

“Nell’universo investibile di Etica SGR di diverse aziende che traggono profitto dall’occupazione israeliana quali Carrefour, Cisco Systems, Motorola. Tali aziende sono presenti in diverse banche dati fra cui anche il Registro dell’Ufficio dell’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani sulle imprese commerciali che hanno, direttamente e indirettamente, permesso, facilitato e tratto profitto dalla costruzione e dalla crescita degli insediamenti israeliani illegali.
Nel suo parere, il Comitato ha chiesto alla Banca di sollecitare Etica Sgr a eseguire una ri-valutazione ESG delle imprese presenti nelle banche dati segnalate e di condividere queste informazioni con le banche socie di Etica Sgr. In seguito al parere del Comitato la Banca ha avviato un’istruttoria per chiarire il posizionamento della Banca su HP Inc e valutare altri potenziali fornitori di apparecchiature informatiche.
L’istruttoria conferma alcuni dei punti sollevati dal Comitato Etico, fra cui i rapporti diretti dell’azienda con il governo israeliano. In seguito all’istruttoria la Banca ha consegnato alle filiali degli adesivi da apporre sulle apparecchiature per coprire il marchio HP ed evitare di pubblicizzare il marchio nelle proprie sedi.
Il Comitato non è al corrente di altre misure prese dalla Banca rispetto a HP o alle aziende presenti nei portafogli di Etica Sgr, e continuerà a sollecitare il CdA su questo tema, ancor più importante alla luce della campagna militare israeliana in corso a Gaza e in altri territori palestinesi. Il Comitato ha inoltre aperto un dialogo diretto con il Comitato di Etica Sgr su questo tema”
.

Sta all’Assemblea dare una decisiva indicazione alla finanza, affinché questa si renda conto che acquistare prodotti che contribuiscono all’apartheid non è etico e che, se non si fida dei palestinesi e delle loro decisioni, ha almeno l’obbligo di pervenire rapidamente a conclusione con le sue istruttorie per prendere decisioni efficaci in tempi utili.

O dall’alto della sua competenza finanziaria ritiene bastevole assegnare qualche fondo per progetti in Palestina?

Superare l’atteggiamento colonialista è necessario anche per “benefattori” finanziari, soprattutto se si fregiano di essere “etici”. Invece di accogliere la richiesta dei Palestinesi e boicottare HP, BE ha deciso di dare loro aiuti economici ed insegnamenti.

Non li ha quindi riconosciuti come soggetto politico, ma come “bisognosi” ai quali decide che cosa dare, anziché accogliere una loro richiesta strategica. Sappiamo quanto il boicottaggio internazionale abbia contribuito all’abbattimento del regime sudafricano dell’apartheid.

Non si può chiedere né dare nulla di meno alla Palestina, contribuendo attivamente al riconoscimento effettivo del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese tutto.

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